San Marino. Con l’Accordo di Associazione UE, lo Stato apre le porte dei suoi appalti alle ditte straniere sacrificando le piccole/medie imprese sammarinesi. Chi ci guadagna? Di certo non i lavoratori ed imprenditori sammarinesi … di Marco Severini

Tanto entusiasmo, tanta propaganda, ma pochi se non pochissimi che leggono davvero quello che stiamo firmando con Bruxelles.

L’Accordo di Associazione tra San Marino e Unione Europea è stato venduto come una panacea per tutto. In realtà, nasconde una serie di mine pronte a esplodere, soprattutto nel mondo degli appalti pubblici.

Vediamo la questione chiaramente, senza fronzoli! Con l’accordo UE, QUALSIASI AZIENDA EUROPEA potrà partecipare alle gare d’appalto sammarinesi. Senza filtri, senza condizioni.

Tradotto? Le imprese del Titano dovranno vedersela con colossi stranieri, società da centinaia di milioni di euro che arriveranno, faranno offerte al ribasso impossibili da battere e si porteranno via tutto: soldi pubblici, lavori, commesse. E San Marino? A guardare.

“Ma così si risparmia! LO STATO RISPARMIA!” Questa è la scusa. L’illusione. Il mantra. Ma la verità è un’altra: abbassare i prezzi non significa avere un servizio migliore. Significa solo che le aziende locali, che pagano dipendenti sammarinesi, affitti a San Marino, tasse a San Marino, non prenderanno gli appalti pubblici e verranno spazzate via.

E poi chi verrà a fare i lavori? Operai mandati da fuori. Magari sottopagati. Magari senza garanzie. E quando il lavoro sarà fatto, bene o male, saluti e grazie. Nessuna ricaduta sull’economia del territorio. Nessuna assunzione locale. Nessun investimento.

Lo Stato si dà la zappa sui piedi. Oggi può ancora decidere a chi affidare un appalto, magari per sostenere l’economia interna, proteggere il lavoro locale, garantire occupazione. Domani, con l’ACCORDO DI ASSOCIAZIONE UE, fine dei giochi.

E attenzione: il 93% delle entrate statali serve a coprire la spesa corrente quindi sanità, stipendi pubblici, servizi essenziali ecc.ecc.
Cosa succede se il gettito cala, perché gli appalti vanno a imprese straniere che portano via tutto e non lasciano niente?
Succede questo: meno soldi, meno servizi, e via licenziati i precari, per iniziare. Licenziamenti, tagli, sacrifici. E le pensioni se ci sono meno soldi?

È davvero questo il futuro che vogliamo?

Perché con le regole UE, le clausole di territorialità diventano illegittime. Non puoi più chiedere che i lavoratori siano sammarinesi. Non puoi nemmeno pretendere che l’azienda abbia una sede qui. Basta che sia iscritta da qualche parte nell’Unione. Fine.

In pratica: San Marino non potrà più decidere a chi dà i propri soldi pubblici!!!

Ci risponderanno che ”anche le imprese sammarinesi potranno partecipare ai bandi pubblici esteri.” Sì, certo. Ma a quale prezzo?
Pensiamo davvero che le nostre piccole e medie imprese, abituate a un mercato protetto, possano reggere la concorrenza feroce di multinazionali abituate a guerre di ribasso, a gare truccate e a prezzi da fame?
La verità è che non c’è equilibrio né reciprocità. Le nostre imprese non avranno né i numeri né le spalle larghe per entrare nei mercati esteri. E mentre noi sogniamo di esportare, loro verranno qui a prendersi tutto.

A PRENDERSI TUTTO. SCORDIAMOCI IL BENESSERE CHE ABBIAMO ORA PERCHE’ NON SARA’ PIU’ COSI’!

Il nostro tessuto imprenditoriale sarà raso al suolo. E, cosa ancora più grave, lo avremo voluto noi. Con le nostre firme, con il nostro silenzio, con la nostra ingenuità.

E chi controlla? Altro tema tabù. Chi controllerà questi cantieri? Chi verificherà che i subappalti siano regolari? Che le norme sulla sicurezza siano rispettate? Chi assicura che non si creino fenomeni di dumping, infiltrazioni, irregolarità?

La verità è che stiamo cedendo sovranità senza garanzie. Stiamo dicendo a Bruxelles: “Fate voi”. Ma San Marino non è una provincia sperduta. È uno Stato. Piccolo, sì. Ma sovrano O almeno dovrebbe esserlo.

SAN MARINO ORA E’ UNO STATO CHE VOTA NEI CONSESSI INTERNAZIONALI E PESA UNO, COME VOTO, COME LE GRANDI NAZIONI. 

Aprire gli appalti pubblici sammarinesi alle imprese europee senza tutele per le nostre aziende, senza meccanismi di salvaguardia, senza gradualità significa solo una cosa: svendere il nostro mercato alle multinazionali.

E allora io la domanda la faccio pubblicamente:

Chi ha spinto per questo accordo?

Chi ne trarrà vantaggio?

Chi pagherà il prezzo più alto?

Ve lo dico io: a guadagnarci saranno le solite lobbies e chi ha interessi fuori confine.

A rimetterci saranno i sammarinesi, gli imprenditori, gli artigiani, i giovani che cercano lavoro e le imprese che ogni giorno lottano per stare in piedi, tuttora e con molta fatica. 

Marco Severini – direttore GiornaleSM