San Marino. Con un figlio disabile resta senza casa

Per anni e anni si è vergognata di uscire allo scoperto, di raccontare la sua storia, di chiedere aiuto. Poi due mesi fa è rimasta sola, il marito è venuto a mancare prima che il loro problema venisse risolto, lasciandola con il loro figlio disabile. E’ a lui che sarebbe dovuto andare il frutto di una vita di sacrifici, l’appartamento di Fiorentino comprato nel 2006. Il rischio però è che quell’appartamento alla morte della donna non possa essere legittimamente ereditato dal figlio ma che entri nella proprietà di un istituto bancario.
“In questi anni siamo rimasti in silenzio – ha raccontato Domenica Maesano con la voce rotta dal pianto – siamo stati umiliati e abbiamo vissuto con le tapparelle sempre abbassate, per non essere visti, tanta era la vergogna di essere stati truffati e nel frattempo ci siamo rivolti a vari avvocati per trovare una soluzione che però non è mai arrivata. Tutto è iniziato quando abbiamo deciso di trasferirci dalle case popolari dove vivevamo e di comprare una casa nostra. In questo piccolo appartamento di Fiorentino abbiamo investito tutti i nostri averi, era il 2006. Comprammo da una finanziaria ma ci chiesero di intestare gli assegni al costruttore. Ne staccammo tre rispettivamente di 80, 68, 37mila euro. In tutto l’appartamento costava 185mila euro. A distanza di poco tempo i vicini hanno sporto denuncia perché c’erano delle case abusive, tra quelle c’era la nostra. Noi non l’avevamo mai nemmeno sospettato. Una cosa drammatica visto che noi la casa l’avevamo pagata regolarmente con i soldi del nostro lavoro di una vita. Così pur in possesso del preliminare di vendita non ci è mai stata data la possibilità di rogitare. Ci dissero che sarebbe stata demolita cosa che poi non è avvenuta. Negli anni abbiamo bussato a tutte le porte, ma nulla. Così la banca che ha rilevato i crediti della finanziaria prima mi ha chiesto di liberare l’appartamento in 40 giorni poi con l’intervento di un legale mi ha concesso di restare qui fino alla morte, dopo di che entrerà nella loro proprietà. Ciò significa che mio figlio verrà rinchiuso in un istituto, che quando morirò non avrà più nemmeno la sua casa”. “Io – ha ripreso Domenica dopo una pausa di silenzio – non posso permettere che ciò accada. Mio figlio è troppo fragile, è per lui e per il suo futuro che abbiamo deciso di comprare la casa pensando a una cosa che potesse rimanergli anche dopo la nostra morte. E’ troppo crudele quello che vogliono farci. Io mi incatenerò a Palazzo, qualcuno deve assolutamente aiutarmi”. E’ una vecchia storia quella riferita dalla signora Domenica della quale tuttavia non si è parlato mai abbastanza. Ci sono altre persone che come lei sono state raggirate e che da troppo tempo attendono di vedere la luce in fondo al tunnel. Lei dice di non avere più la forza di lottare e tuttavia sa di non poter smettere di combattere per dare un futuro al proprio figlio. Per questo si è rivolta proprio in questi giorni alle associazioni dei consumatori bussando anche ad altre porte. “Ora non mi vergogno più – ha detto – altri devono vergognarsi per quel che ci hanno fatto”.

Repubblica Sm