“Giustizia, finanza, media e politica hanno alimentato, consapevolmente o meno, una spirale deviata di potere.” Buuum! Con queste parole, sparate come un colpo di cannone – partito per sbaglio alle 3 di notte del 3 settembre – in Consiglio Grande e Generale, Luca Lazzari (nessun legame di sangue, sia chiaro, che qui non si “tira la volata” a parenti ed amici) ha fatto tremare le fondamenta di un Palazzo Pubblico che troppo spesso è sembrato un circolo di scacchi per pensionati. Altro che dibattito: il comma comunicazioni di ieri si è rivelato un ring! E il Palazzo, ieri mattina, è stato l’epicentro di un terremoto, di un sisma che, fra l’altro, ha mandato in frantumi il muro di gomma dietro cui si nascondono i responsabili di un disastro che ha ridotto San Marino a un bancomat svuotato da una cricca di furbetti con la penna in mano al posto dei mitra.

Oggi, così, quella verità che che tale non doveva diventare, pizzica come un’ortica. Da anni, io e Marco Severini su GiornaleSm, su queste seguitissime pagine elettroniche, ci consumiamo le dita sulla tastiera, urlando al mondo che il Titano è stato vittima di un “golpe bianco”, un colpo di stato senza carri armati, ma con carte bollate e sorrisi da squalo. Ci chiamavano visionari, o peggio, pedanti “rompipalle” di professione. E ora? Ora arriva Luca Lazzari, con il coraggio di chi non ha paura di pestare i piedi ai potenti, e dice quello che noi gridiamo da tempo: “…Il senso di quegli anni (riferito alla metà del decennio scorso, con l’eclatante processo Mazzini e tre arresti cautelare più che eclatanti e dirompenti; ndr) si rovescia. Quella che fu raccontata come una stagione di giustizia necessaria, si rivela anche come un momento di eversiva alterazione degli equilibri costituzionali.” Tradotto: alla luce delle “novità” riguardanti il “giudice supereroe” di quelle indagini e la “Cricca” costruita attorno alla governance di Banca CIS, quella stagione non può più essere ridotta ad una caccia ai politici corrotti, ma appare sempre più chiaramente come la parte determinante di un piano per arraffare il potere, sostituendo una casta con un’altra ancora più famelica. E noi, modestamente, lo scrivevamo mentre altri si giravano dall’altra parte, magari sorseggiando un caffè con lo zucchero di qualche favore.
Le sentenze parlano più chiaro di un cartellone pubblicitario. Prendete Alberto Buriani, ex Commissario della Legge, un tempo dipinto come il cavaliere bianco del “processo Mazzini”. Condannato il 23 giugno 2025 in secondo grado a 4 anni di galera e 118.000 euro di risarcimento per tentata concussione e abuso d’autorità, oggi appare non un eroe, ma come la possibile pedina in una scacchiera dove i re erano tipi come Francesco Confuorti, un signore senza poltrona ufficiale ma con mani capaci di unirsi a quelle di Simone Celli per scrivere nientemeno che decreti governativi in materia bancaria.
E poi c’è il processo per associazione a delinquere, iniziato l’8 maggio scorso, con 13 imputati – Buriani, Confuorti, Marino Grandoni e compagnia eccellente – accusati di reati che sembrano usciti da un film di Tarantino: riciclaggio, reati bancari, ostacolo alla vigilanza. Roba da far impallidire anche il più navigato dei cospirazionisti.
Ma il vero schiaffo in faccia arriva quando si parla di politica. Lazzari, Luca, lo ha detto senza peli sulla lingua: questa “Cricca” ha potuto fare il bello e il cattivo tempo perché la politica era troppo impegnata a giocare a briscola o a contare le pecore per accorgersi che il paese stava andando a rotoli. All’incirca, almeno ottocento milioni di euro evaporati, una crisi bancaria che ha fatto sembrare il Titano un Titanic senza orchestra, e un debito pubblico a nove cifre che vi farà pagare – a voi sammarinesi – “bollettini” fino al prossimo millennio. E loro, i vostri illustri rappresentanti politici che pigiavano i bottoni nel decennio scorso? Dormivano, applaudivano, o magari – a pensar male… ricordando un illustre politico scomparso – strizzavano l’occhio a chi portava i regali giusti.
Ipotizzare un “golpe” vero e proprio non è da complottisti o, peggio, terrapiattisti, è cronaca: la politica dieci anni fa ha abdicato, e il conto lo pagate voi, con gli interessi.
Quindi, signori del Palazzo, che si fa? Si continua a far finta che sia tutto un brutto sogno? Luca Lazzari ha avuto il fegato di tirar fuori la verità come un coniglio dal cilindro, ma ora serve una commissione d’inchiesta parlamentare. Non un circo per distribuire medagliette, ma un bisturi per tagliare il marcio e scoprire chi, tra un caffè e una stretta di mano, ha lasciato che il paese finisse in mutande. Perché, diciamocelo, non si svuotano le casse pubbliche per 800 milioni senza che qualcuno, lassù, chiuda un occhio o due. E se non sapevano, come è possibile sia, peggio ancora: che ci stanno a fare, a scaldare le poltrone e lucidare le scrivanie?
San Marino è a un bivio, con cicatrici che sembrano tatuaggi permanenti: banche ridotte in ginocchio e oggi risollevate con enormi costi e sacrifici, cittadini con la fiducia sotto i piedi, una giustizia che nel decennio scorso ha fatto più danni di un uragano. Ma il coraggio di Luca Lazzari è una fiammella in questa notte buia. Ha preso il microfono e ha detto ciò che andava detto, rischiando di inimicarsi chi preferisce il silenzio al rumore della verità.
Ora tocca alla politica nel suo complesso, maggioranza e opposizione, dimostrare di avere un briciolo di dignità. Una commissione d’inchiesta è il minimo sindacale per un paese che vuole continuare a celebrare la sua millenaria storia di democrazia.
E allora, cari consiglieri, svegliatevi. Non fate i finti tonti, che tanto il trucco è vecchio. Luca Lazzari vi ha servito la verità su un piatto d’argento e, ora, sta a voi decidere se mangiarla o buttarla nel “cesso” tirando lo sciacquone. Ma ricordate: la storia non perdona e i cittadini, quelli che pagano il vostro stipendio, neanche. Ottocento milioni di euro e un debito a nove cifre non sono bruscolini. È ora di smettere di giocare a nascondino e affrontare il mostro. Altrimenti, preparatevi a spiegare ai vostri nipoti, in un futuro non troppo lontano, perché il Titano è diventato un “cliente” della Caritas, mentre voi eravate troppo occupati a guardarvi l’ombelico.
Enrico Lazzari