San Marino. Crisi di governo, siamo allo sprint finale. Pdcs e socialisti hanno già individuato anche il “capro espiatorio”

Enrico Lazzari

Il governo è allo sprint finale. E, come avrete notato, non ho utilizzato il condizionale… Tutti i partiti -dai più grandi ai più piccoli, soprattutto di maggioranza- sono ormai più impegnati a tessere nuove intese che non a dare il loro contributo all’azione dell’esecutivo.

Mancano, all’arrivo, ovvero alla crisi di governo, solo due tappe: 

– La conclusione della riunificazione socialista

– La formalizzazione del “capro espiatorio” a cui dare la responsabilità della stessa crisi

Ovviamente, la ricostituzione di un grande Garofano sarà il primo di questi traguardi parziali. Ed è già a buon punto, anche se il progetto iniziale non sembra centrato appieno, come del resto la storia del socialismo biancazzurro lasciava prevedere. Nella nuova “casa”, infatti, non solo sono entrati i socialisti di Mis, ovvero il gruppo che fa capo a Rossano Fabbri, ma ne sono usciti due consiglieri –Alessandro Mancini e Giacomo Simoncini– che hanno avuto ruoli di primo piano nel Ps.

Dunque, il cammino per la riunificazione dei partiti riconducibili all’ideologia socialista si può dire ormai concluso: chi è dentro è dentro e chi è fuori resterà fuori. Certo, resta l’incognita Elego, ma dopo le tensioni delle settimane scorse tutto lascia intendere che si accaserà sotto il Garofano. Ora, per questa sorta di riunificazione, è quindi avviata la fase due, ovvero il -chiamiamolo- reclutamento di quanti, pur oggi accasati in altri partiti, hanno una cultura o una formazione ideologica di stampo socialista.

Anche su questo fronte alcune “intese” sarebbero state raggiunte. All’amo lanciato nel mare in tempesta di Rete avrebbero già “abboccato” almeno tre attuali consiglieri del movimento. E, visto il rafforzamento della componente originaria, populista e “urlante” che ciò determina, altri sembrano destinati a a seguirli.

Il secondo amo, questo ricostituito Garofano, lo ha lanciato nel “laghetto”, dalle acque solo apparentemente quiete, di Libera, dove a causa della diaspora della propria area politica di riferimento, diversi socialisti erano approdati nonostante le forti incompatibilità ideologiche con la parte “comunista” che caratterizza quel partito di sinistra e, oggi, di opposizione.

In Libera, comunque, più che una fuga di esponenti sembra prender vita una vera e propria scissione, con l’area più centrista che potrebbe dare vita ad un vero e proprio partito che, successivamente, alle ormai imminenti nuove elezioni, andrebbe a sua volta ad accasarsi o federarsi con il Garofano ritrovato.

Si creerebbe, quindi, un “grande polo” socialista che sarebbe in grado di governare alleandosi con la sola Democrazia Cristiana, determinando politicamente un ritorno al passato ma, al tempo stesso, portando ad una necessaria semplificazione e, conseguentemente, coesione di governo e maggioranza… Almeno questi erano gli intenti all’inizio del processo di riunificazione socialista.

Certo, calcolatrice alla mano, le soluzioni, le coalizioni possibili sono diverse. Ma ogni ipotesi diversa da PDCS-Garofano darebbe vita ad una coalizione frammentata, sul modello delle ultime, quanto mai litigiose e disgregate, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. E sia socialisti che democristiani sono ormai consapevoli che San Marino -dopo i disastri finanziari ed economici di AdessoSm e l’inconcludenza progettuale dell’esecutivo in carica, non può più permettersi battute d’arresto verso la definizione di un nuovo “Sistema San Marino” che possa decretare il rilancio della Repubblica.

Terminata questa tappa dove il lavoro di “tirare” il gruppo tocca esclusivamente al Garofano, la palla passerà in mano al Pdcs, che -sicuramente- cercherà di imporre a tutti i tempi della crisi e la formalizzazione consigliare della stessa. Questa volta, però, il governo -salvo colpi di scena che potrebbe inscenare solo Motus Liberi- non cadrà per il ritiro di una delegazione di governo. Nessuno, difatti, vorrà assumersi la responsabilità della crisi in un momento così delicato. Servirà un “capro espiatorio”, un responsabile… E il candidato ottimale, visto il dilagante malcontento popolare attorno allo stato della sanità pubblica -come ha ottimamente evidenziato appena ieri Augusto Casali (ormai personaggio di vertice del gruppo Ps, orfano di Mancini e Simoncini) su queste stesse pagine, clicca qui– sarà il Segretario di Stato alla Sanità, Roberto Ciavatta.

Dall’opposizione, magari da quella opposizione che poi confluirà nel Garofano, partirà una mozione di sfiducia individuale al Segretario Ciavatta che riuscirà a far breccia anche nei banchi di maggioranza… Sarà crisi politica. E -all’apparenza- sarà tutta “colpa” di Ciavatta; o di tutta Rete se non saprà smarcarsi in tempo dal suo Segretario di Stato.

Difficile azzardare una data precisa… Ma, se si vorrà votare entro giugno prossimo, il tutto dovrà risolversi in massimo qualche settimana…

Enrico Lazzari