San Marino. Crisi idrica: più che mancanza d’acqua è crisi di infrastrutture. Ma la raccomandazione n. 1 è: non sprecare! … di Alberto Forcellini

È possibile parlare di crisi idrica in pieno inverno, con i nostri Appennini ancora pieni di neve? Purtroppo sì. Le recenti precipitazioni hanno fatto tirare un respiro di sollievo, ma non sono riuscite a colmare il gap idrico registrato per tutto il 2022.

Prendiamo ad esempio la diga di Ridracoli, che finalmente ha raggiunto il suo livello massimo e ancora per qualche tempo riceverà lo scioglimento delle nevi presenti in zona. Per qualche mese ci sarà acqua in abbondanza per usi umani. Eppure, se guardiamo i fiumi vicino a noi, il Conca e il Marecchia, sono ben lontani dalla loro portata massima e se ci sarà una primavera calda e asciutta come quella dello scorso anno, vuol dire che le falde acquifere hanno ricevuto poco o nulla.

Peggio ancora è il nord Italia, dove da settimane non piove e non nevica. Sorvegliato speciale soprattutto il Piemonte, dove è ancora in corso una “crisi idrologica che pare senza fine” la cui ombra si allunga sul 2023. È l’allarme diramato dal monitoraggio settimanale dell’ANBI, l’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue. Oggi il Po in terra sabauda ha una portata inferiore a quella dello scorso anno. A Torino il deficit arriva al 50%. In altre stazioni di rilevamento l’ammanco supera addirittura l’80%. Le conseguenze si si avvertono, ovviamente, anche più a valle. Così la condizione di siccità in Nord Italia vale anche per Lombardia ed Emilia-Romagna. A Piacenza, si registrano i nuovi minimi storici. In sofferenza anche i laghi. Nel lago di Garda c’è la metà dell’acqua rispetto a un anno fa. La mancanza di piogge fa bruciare i boschi a Monteossolano, sopra Domodossola.

Si tratta di una situazione strutturale, non transitoria dovuta a una stagione siccitosa, ma è la conseguenza di un ciclo idrico ormai incapace di rigenerarsi naturalmente a causa di cambiamenti climatici sorprendentemente veloci, a cui si può rispondere solo con la realizzazione di nuove infrastrutture e l’efficientamento di quelle esistenti per trattenere l’acqua di eventi meteo sempre più rari.

In altre parola, la crisi idrica in corso andrebbe affrontata in modo diverso, lavorando sulle cause e non sui sintomi. Eppure, non compare mai nel dibattito politico, nelle iniziative, nelle proposte. Specialmente a San Marino, la cui situazione generale non è diversa rispetto alle zone circostanti.

Il paradosso è che siamo ricchi d’acqua, ma siamo poverissimi d’infrastrutture idriche. I grandi investimenti negli schemi idrici si sono fermati ormai non si sa più quanti decenni fa.

E siccome l’acqua è una di quelle risorse che costa relativamente poco, ne sprechiamo una quantità inenarrabile. Circa il 51% viene utilizzato in agricoltura, dove se ne spreca almeno la metà con l’irrigazione a pioggia, e poi c’è un 25% di acqua prelevata per usi industriali. Con l’acqua potabile laviamo i piazzali, gli automezzi, raffreddiamo gli impianti produttivi, quando si potrebbero riusare le acque di depurazione e di riciclo.

Come si può rispondere alla crisi idrica e soprattutto, come si può fare prevenzione? Alle frequenti e devastanti alluvioni alternate a periodi di siccità, dovremmo replicare piantando alberi in tutti i centri abitati. Gli alberi contribuiscono all’assorbimento dell’inquinamento e delle precipitazioni estreme con le loro chiome, e al rinfrescamento in occasione delle ondate di calore. Dovremmo riprendere la pratica dei prati stabili (potenti strumenti contro la CO2), costruire tetti “verdi”, aiuole, parchi, stagni o laghi, ma anche strade sterrate e altre superfici permeabili in grado di assorbire velocemente l’acqua e rallentare il deflusso superficiale durante le piogge torrenziali. Dovremmo, in sintesi, superare la visione tecnicistica e interventista novecentesca per arrivare a riconoscere l’importanza e l’utilità della funzionalità degli ecosistemi, a partire da una maggiore attenzione alle falde: il luogo migliore dove stoccare l’acqua, a patto che l’infiltrazione delle piogge nel suolo non venga ostacolata da interventi umani e dalla cementificazione dei suoli che prosegue a ritmo incessante.

E in ogni caso: non sprecare più neanche una goccia d’acqua, è la raccomandazione numero 1!

a/f