Dove finisce il diritto di satira e quando comincia invece il dileggio?
Esiste questo confine?
E ancora: non pubblicare vignette ritenute offensive da una cultura diversa dalla nostra, significa indietreggiare sino al punto di dover un giorno rinunciare ai nostri valori?
E’ nuovamente il controverso “Charlie Hebdo”, simbolo della liberta? ad ogni costo e del laicismo, a dare il la alla discussione. Un dibattito di proporzioni globali, e non potrebbe essere altrimenti, alla luce degli attentati terroristici, ma non solo: siamo sull’orlo del precipizio e il mondo appare ormai una polveriera all’interno della quale la detonazione di una bomba atomica in Nord Corea (sic!) rappresenta l’ennesimo mo- tivo di tensione, che ci avvina al terzo conflitto bellico.
Una guerra mondiale, il cui inizio potrebbe corrispondere con la fine di tutta la civilta?, passa solo ed esclusivamente dal rispetto delle varie culture, dall’inclusione sociale. Ma a che prezzo? E fino a che punto possiamo spingerci? Probabilmente accettare remissivamente le imposizioni di chi la pensa diversamente da noi, diventa soltanto un allontanare il problema, che prima o poi si ripresentera?. E in questi giorni i due mondi, i due modi di pensare, si stanno scontrando con forza: e dovremo certamente scegliere da che parte metterci, visto che fermarsi in mezzo al guado non e? mai consigliabile.
Da un lato c’e? Charlie Hebdo e il suo laicismo. La religione e? solamente frutto del pensiero umano. E come ogni altra idea puo? essere oggetto di critica, scherno e addirittura dileggio. Dall’altro assistiamo ai fatti di Colonia. L’intera Germania e? sotto shock per il Capodanno da incubo in cui sono incappate decine di donne che hanno avuto
Esiste un confine alla liberta?? la sventura di passare dalle parti della stazione. Circondate, molestate sessualmente, palpeggiate, derubate di soldi e telefonini da uomini – arabi e nordafricani – ubriachi radunatisi nella piazza che si estende tra lo scalo ferroviario e il duomo. Una di loro e? stata anche violentata. E che cosa ti va allora a tirar fuori il sindaco della citta? tedesca, donna pure lei, per correre ai ripari? Un regolamento. Dove consiglia alle gentili signore di tenersi a “distanza di sicurezza da persone dall’aspetto straniero, di non girare per le strade da sole ma sempre in gruppo, di chiedere aiuto ai passanti in caso di difficolta?, di informare immediatamente la polizia in caso notino persone sospette e di non assumere in pubblico atteggiamenti che possano essere fraintesi da persone di altre culture (andere Kulturkreise)”. In pratica sono le donne – in questo caso quelle tedesche – ad essere le colpevoli! Un pensiero totalmente sessista, che sembra giustificare i violentatori: siccome ti sei messa la minigonna, te la sei cercata! Un concetto talmente lontano dal nostro modo di pensare che diventa oltraggioso. A volere guardare piu? in profondita?, Heriette Beck – questo il nome della sindaca di Colonia – e? da sempre un’attiva sostenitrice e fautrice delle politiche di accoglienza dei migranti.
Per questo lo scorso ottobre era stata gravemente ferita da un estremista di destra, che l’aveva accoltellata alla gola lasciandola in fin di vita. L’assurdo e offensivo regolamento va insomma letto nell’ottica del rispetto dell’altrui cultura, dell’inclusione sociale, in una prospettiva di quieto e sereno vivere tra popoli ed etnie molto dissimili fra loro. E noi da che parte vogliamo stare? Da quella di coloro che non vogliono arretrare nemmeno di un centimetro davanti a chi cerca di imporre il proprio stile di vita o da quella di chi invece vorrebbe che le donne occidentali indossassero il velo per non urtare la sensibilita? dei musulmani? Messa giu? cosi?, verosimilmente la risposta lascerebbe pochi dubbi.
Eppure ne? la domanda, ne? tantomeno la risposta sono cosi? scontate. Perche? l’intransigenza di Charlie Hebdo ha portato ad un vile attentato terroristico dove hanno perso la vita numerosi colleghi. Forse allora, nonostante sia un concetto difficile da ingoiare per chi e? o si sente liberale fino al midollo, deve essere posto un limite, un freno, anche alla satira o meglio a quella che non e? piu? satira, ma che diventa solo insulto gratuito. Lo ha detto anche il Santo Padre con un eloquente esempio: “Se il dottor Gasbarri (responsabile dell’organizzazione dei viaggi del Papa, ndr) che e? un mio grande amico, dice una parolaccia contro la mia mamma gli aspetta un pugno. E? normale.
Non si puo? provocare, non si puo? insultare la fede degli altri, non si puo? prendere in giro la religione degli altri. C’e? tanta gente che sparla delle religioni, le prende in giro, ‘giocattolizza’ la religione degli altri, questi provocano le persone. Come se il dottor Gasbarri dice qualcosa contro la mia mamma. C’e? un limite. Ogni religione che rispetti la vita e la persona umana ha dignita?. E io non posso prenderla in giro. Questo e? un limite. Ho preso questo esempio del limite per dire che nella liberta? di espressione ci sono limiti come quello della mia mamma”.
Noi giornalisti, gli stessi vignettisti, in generale i media, hanno dunque una enorme responsabilita?. Non si puo? e non si deve istigare all’odio, ricercare sempre e comunque lo scontro sociale, nella mera prospettiva di vendere qualche copia in piu?. Un concetto che vale sia a livello locale, che globale. Sono tempi difficili dove solo con il rispetto e l’integrazione si puo? evitare una guerra, che non e? solo quella combattuta con soldati e bombe: esiste anche la guerra economica, la guerra sociale e quella delle idee. E solo per quest’ultima vale la pena di scontrarsi, o meglio, confrontarsi.
Le proprie idee e opinioni, le proprie radici, vanno difese. Non possiamo rimanere inermi, indifferenti. Ieri mattina mi sono recato al lavoro, come ogni giorno, in auto. Per terra, essendo presto, c’era giu? ancora il ghiaccio e la neve residua. A circa un paio di chilometri dal confine di Stato, via Fiorentino, ha cominciato a formarsi una piccola coda con una decina di mezzi. Penso a un posto di blocco, a un incidente o a un ostacolo sulla carreggiata.
Le auto invece avevano rallentato solo per guardare un anziano a piedi, finito a terra, che faticava a rialzarsi. Nessuno pero? che si sia degnato di fermarsi. Lo ho fatto io: era un ospite della casa di riposo “Serenity House”, che ho riaccompagnato li?, dopo essermi sincerato che non si fosse ferito.
Non e? semplice parlare di integrazione con queste premesse. Come possiamo pretendere di vivere assieme se non abbiamo rispetto neppure di noi stessi? In fondo quell’anziano poteva essere nostro babbo o il nostro nonno. Forse guardando con meno odio chi ci sta di fronte, potremo vincere la nuova sfida e minaccia che caratterizza questi anni. Per questo Papa Francesco ha indetto a sorpresa l’anno giubilare della misericordia. Lui e? l’unico che oggi sta realmente cercando di scongiurare la guerra. Non lasciamolo da solo, perche? sarebbe ognuno di noi a rimetterci.
David Oddone, La Tribuna