Riceviamo e pubblichiamo
”Caro Direttore,
premetto che sono una persona che cerca di astenersi dal manifestare pubblicamente la propria opinione perché ho un carattere un po’ fumantino e rischio sempre di eccedere nei toni.
Nonostante questo, oggi contravvengo a questa mia regola.
Lo faccio per segnalarle un provvedimento che, a mio parere, è semplicemente vergognoso e mi ha fatto “chiudere la vena”.
Le spiego meglio.
Non so se la scelta del periodo per la seconda lettura di questa legge sia una scelta casuale o voluta sperando che il caldo e la voglia di ferie rendessero più facile la sua approvazione, fatto sta che nella seduta del Consiglio Grande e Generale del 30 luglio 2018 è stata votata la Legge “Variazione al bilancio di previsione dello Stato per l’esercizio finanziario 2018 e modifiche alla Legge 21 dicembre 2017 n.147”.
Già dal titolo al lettore attento dovrebbe balzare agli occhi che tale provvedimento contiene, non solo provvedimenti relativi alla variazione del bilancio e alla Legge 147/2017 ma, all’articolo 6, contiene la modifica all’articolo 2 del Decreto Legge 15 ottobre 2007 n.112.
Che strano! Modificare nel 2018 un articolo di una legge vecchia di 11 anni, chissà perché ora?
Ecco spiegato l’arcano: tale articolo che riporto nella versione originale, al comma 1 citava così:
“1. Lo Stato riconosce alla Banca del Titano S.p.A. un credito d’imposta fruibile sull’imposta dovuta dalla banca sul suo reddito, di ammontare complessivo di 3,5 milioni di euro, utilizzabile nell’arco di dieci anni a partire dall’esercizio 2008 fino all’esercizio 2017.”
L’articolo “nuovo” è invece così formulato:
“1. Lo Stato riconosce alla Banca del Titano S.p.A. un credito d’imposta fruibile sull’imposta dovuta dalla banca sul suo reddito, di ammontare complessivo di euro 3.500.000,00, utilizzabile a partire dall’esercizio 2008.”.
Prima di tutto spieghiamo che cos’è il credito d’imposta. Il credito d’imposta è il meccanismo attraverso il quale posso scontare dall’imposta dovuta un certo importo, in questo caso 3 milioni e mezzo di euro (!). Quindi, se ho un utile e su questo utile devo assolvere l’imposta, posso gradualmente scalare questo “plafond” senza effettuare alcun versamento finché non azzero il credito concesso.
Vediamo le differenze tra le due versioni. Sono sparite due cose: “utilizzabile nell’arco di dieci anni” e “fino all’esercizio 2017”
Questo smarrimento, che potrebbe sembrare innocuo, in realtà ha delle conseguenze dirompenti. Vuol dire che nel 2018 si fa, prima di tutto, un provvedimento retroattivo (vado a riaprire fiscalmente dei termini già scaduti), e poi che il famigerato credito d’imposta riconosciuto a suo tempo (e anche allora gridava vendetta) continua a produrre i suoi effetti anche se in verità avrebbero dovuto terminare l’anno scorso. In più, qualcuno ricorda che fine ha fatto Banca del Titano? Beh, non esiste più. A chi viene riconosciuto questo beneficio fiscale?
Io non sono un giurista ma credo che un provvedimento retroattivo non sia proprio legittimo soprattutto se agevola solo un soggetto e soprattutto in un momento come questo in cui si chiedono sacrifici ai cittadini e anche agli operatori che, nello stesso provvedimento, vedono aumentati gli importi degli acconti d’imposta.
Inoltre l’importo di 3 milioni e mezzo (non brustolini!) in realtà nel tempo è lievitato, infatti, leggendo il Decreto Legge del 2007, sempre nell’articolo 2, il comma 4 (che non è stato modificato, chissà perché?) recita testualmente:
“4. Al termine di ciascun esercizio l’ammontare del credito di imposta residuo, cioè al netto degli utilizzi relativi all’esercizio conclusosi e degli utilizzi relativi agli esercizi precedenti, è incrementato a un tasso pari al 5% annuo. La plusvalenza derivante dall’incremento del credito di imposta non concorre alla formazione del reddito imponibile.”
Lascio a voi ogni commento.
Per precisione (dal momento che la prima cosa che ho pensato quando ho visto che si trattava di una Legge e non di un Decreto è stata che abbiamo 60 consiglieri col prosciutto sugli occhi), se non ho visto male mi pare che tra le opposizioni Rete abbia proposto, tra gli emendamenti, la sua abrogazione. Purtroppo sul sito del Consiglio Grande e Generale non è disponibile il verbale della seduta. Fatto sta che il Governo è andato dritto per la sua strada e, anche questa volta, a rimetterci siamo tutti noi cittadini.
Stefania Meloni”