Riceviamo e pubblichiamo:
La crisi del sistema bancario prosegue e con esso il deflusso di denari dal sistema. Portare Asset in Cassa di Risparmio produrrebbe un ulteriore ammanco di circa 200 milioni di euro dal sistema bancario in quanto i clienti sono talmente fidelizzati in Asset che hanno già annunciato la chiusura dei rapporti esistenti in favore di banche italiane. Inoltre la Cassa di Risparmio non può allo stato attuale fare da pivot del sistema bancario e finanziario se non con il sacrificio di un indebitamento di circa 300 milioni di euro tutti a carico dei cittadini in quanto banca di Stato.
A nostro avviso il progetto corretto per il rilancio dell’intero settore sarebbe stato il potenziamento delle banche attuali con l’arrivo di importanti gruppi esteri ma visto che non c’è più tempo ora la via d’uscita è una sola: creare un grande gruppo unendo tutte le cinque banche private del Titano, magari – bontà loro – con il coordinamento di Banca centrale.
Apparentemente potrebbe sembrare un progetto lungo e mastodontico ma se lo si vuole può essere realizzato nel giro di poche settimane. D’altronde la grave crisi economica in atto accomuna gli interessi di tutti gli azionisti di tutte le banche. Esistono società private specializzate nelle fusioni a livello nazionale e internazionale che sono in grado velocemente di mettere tutti intorno al tavolo.
I vantaggi sarebbero indiscutibilmente enormi.
Innanzitutto va spiegato che il gruppo avrebbe al proprio interno tutti i servizi bancari, anche quelli alternativi come banca assicurazione, attività fiduciaria con spiccata propensione di attività all’estero, leasing e credito al consumo.
Questo nuovo gruppo potrebbe contare su liquidità intorno ai 470 milioni di euro e un patrimonio di circa 260 milioni e manterrebbe l’intera clientela vista la forte fidelizzazione di queste banche con i propri correntisti e investitori. Inoltre con l’economia di scala permetterebbe di economizzare i costi con la garanzia del mantenimento della maggior parte dei posti di lavoro attuali.
È necessario interrompere l’attuale deflusso di capitali dal sistema e il progetto migliore è quello di fare una banca federale dove dirigenti, funzionari e impiegati saranno a servizio della clientela sia italiana che sammarinese. Questo gruppo privato, vista anche la patrimonializzazione immobiliare, potrebbe ottenere in caso di necessità anche una linea di finanziamento privata con a garanzia proprio il patrimonio del gruppo stesso. Il nuovo soggetto avrebbe inoltre la strada spianata per importanti collaborazioni internazionali portate in dote da diversi istituti che a suo tempo avevano attivato canali in particolare nei paesi dell’Estremo Oriente, vedi Hong Kong e Cina. Per noi si tratta di un’evoluzione naturale di qualunque gruppo bancario e si potrebbe fare con le professionalità già presenti in Repubblica. Sarebbe un modello innovativo di fare banca con la divisione delle direzioni generali con tutti i dg attuali alla guida insieme del nuovo soggetto. La presidenza può essere attribuita ad un personaggio di fama internazionale con profonda conoscenza dell’attività retail, corporate e investment banking. Un uomo che dovrà essere anche di garanzia verso la vicina Italia per continuare con l’operazione di trasparenza avviata già dal 2008.
Il progetto di unificazione porterebbe importanti vantaggi anche nella gestione degli Npl, che potranno essere smaltiti sulla falsa riga del progetto dell’Abs che ha ricevuto i complimenti del governatore di Banca d’Italia Visco. L’idea è di creare un veicolo, una sorta di bad bank privata, in cui poter inserire i crediti dubbi da incassare nel tempo, senza svenderli a società esterne specializzate. Tra l’altro è notizia di ieri del Sole 24 Ore delle dichiarazioni del dott. Barbagallo di Banca d’Italia che ha detto che il management dei crediti dubbi debba essere assolutamente gestito dalle banche stesse che li hanno erogati in quanto in perfetta conoscenza della solvibilità del cliente.
Tra le altre cose unire tutte le banche permetterebbe anche lo sblocco immediato dei pagamenti di Asset Banca e l’accettazione di tutte le banche di un Aqr con le normative sammarinesi e non di Basilea 3. In particolare l’Aqr sarà calmierata dagli utili del nuovo gruppo bancario che verranno utilizzati per ridurre le perdite dei crediti dubbi. In buona sostanza occorreranno 5 o 6 anni per ripianare le perdite senza ricorrere a finanziamenti esteri.
È ora che i soci privati della banche comincino a dialogare per il bene di tutti: azionisti, Stato, lavoratori. Perché solo insieme si può uscire da questa delicata situazione. Certo, ci saranno rinunce da fare ma in questo momento occorre che ogni banca faccia un passo indietro per potere poi fare un grosso balzo in avanti. Si tratta di affrontare semplicemente un grosso problema che in questo modo potrebbe trovare una soluzione indolore.
I risparmiatori vogliono risposte immediate e questo progetto – lo ripetiamo – è realizzabile, se lo si vuole, entro breve, applicando criteri di valutazione delle banche internazionalmente riconosciuti.