San Marino. Dal Grande Fratello di Orwell alla “Bestia” di Luca Morisi … di Alberto Forcellini

Una volta c’era il vecchio e polveroso “Comunicato stampa” che accompagnava le iniziative di un politico. Poi è arrivata la Bestia, un apparato comunicativo organizzato sui social, aggressivo, potente, spregiudicato. Esperienze del genere sono diffusissime fra le imprese private che le usano come un “banale” strumento di marketing per lanciare o sostenere un prodotto. In politica, ha il preciso obiettivo di trasformare gli elettori in fan, gli avversari di schieramenti diversi in nemici da combattere. Senza farsi scrupolo alcuno di servirsi di un mare di fake. In questa maniera, Matteo Salvini è diventato il politico europeo più seguito sui social, con oltre 4,6 milioni di like su Facebook e 2,5 milioni su Instagram. Il progetto è stato messo in piedi dallo spin doctor Luca Morisi, Digital philosopher si definisce lui, «domatore di consensi» lo chiamano, anzi lo chiamavano, i suoi estimatori. Sul piano tecnico si tratta di un’aziendina di una quarantina di persone la cui missione è quella di preparare e lanciare sul web (e sui territori) le iniziative del politico di riferimento. Così è nata la fabbrica della popolarità, che si trasforma in potere

Un potere, cioè, che si lega in modo simbiotico alla persona e al corpo del potente, fino a essere indistinguibile dalla sua quotidianità e, nel bene come nel male, a nutrirsene. Un potere socialmente insensibile e trasbordante di narcisismo. Anche i protagonisti della Prima Repubblica, certo più capi che capitani, si inebriavano degli aromi del potere, ma avevano imparato a farlo con maggiore misura e oculatezza.

Il nome, prima di tutto, la Bestia. Non sarebbe un’invenzione della stampa: secondo uno degli spin doctor digitali più conosciuti, Alex Orlowski, gli stessi dirigenti della Lega avrebbero iniziato a chiamare così il sistema messo in piedi da Morisi. «Hanno anche registrato un dominio nel 2016, liberalabestia.it». Vittime famose sono cadute nella sua rete: Stefano Cucchi, Lapo Elkan, Selvaggia Lucarelli e tantissimi altri.

C’è di mezzo ben più di una generazione da “Il Grande Fratello” inventato da Orwell nel libro “1984” per sorvegliare qualsiasi attività umana e trasmetterla pubblicamente, un governo totalitario, la dignità umana umiliata. La quotidianità data in pasto ai leoni. Ma anche la politica fallisce. Dopo quasi 40 anni, la lezione si evolve in una bestia che osserva i comportamenti umani per poi condizionarli e riceverne consenso. Ma alla fine viene sconfitta e punita con le sue stesse armi.  La nemesi non perdona.

Infatti arriva il fattaccio. L’ormai ex spin doctor viene coinvolto in una storia di droga, di alcol e di escort, giovanissimi ragazzi rumeni di professione gigolò invitati in villa per un festino un po’ particolare.

La vicenda è al vaglio dei Carabinieri e della Magistratura: ricorrere a escort non è reato penale, usare la droga dello stupro, sì. Quello che sorprende è l’incongruenza tra le battaglie politiche della Lega contro gli immigrati e contro la droga, nonché le posizioni intransigenti contro i gay e l’omosessualità. Salvo trovarsi in casa propria gli esempi più lampanti di questi casi. Forse è il classico trappolone. Forse la classica buccia di banana. E in ogni caso Morini è un amico è tutto si può spiegare. Nessuno mi può giudicare. In fondo chi siamo noi per esprimere una valutazione?

Certo è che alla vigilia della campagna elettorale, proprio non ci voleva. E i commenti si sprecano. Il professor Umberto Galimberti: “Il successo di Salvini è dovuto alla diffusione dell’ignoranza”. E ancora: “La bestia è la punta dell’iceberg di una cultura dell’odio”. “La colpa degli escrementi che imbrattano non è del cane ma del proprietario”. “Guardonismo imbarazzate”.

Adesso, il domatore Morisi ha dovuto lasciare le redini della Bestia: su di lui pende un’indagine della procura di Verona per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti. E in ogni caso, anche se orfano del suo ideatore, quello messo a punto dallo spin doctor leghista resta lo strumento di propaganda politica più efficace dell’ultimo decennio.

L’uomo, la bestia, la virtù, per dirla come Pirandello. Pian piano i fari si spegneranno, ci dimenticheremo di Morisi, ma da qualche altra parte del mondo nascerà un’altra bestia. Subito dimenticata la lezione di vicende che ci parlano di un potere che non percepisce più i propri limiti e che travalica continuamente il confine che separa il retroscena privato dalla scena pubblica. Indifferente alle conseguenze e osceno nel suo manifestarsi. Dove il corpo e la quotidianità del potente possono essere sia leve per la costruzione mediatica del consenso, sia diventare armi per la sua repentina distruzione. Come ha imparato, a sue spese, Luca Morisi.

a/f