San Marino. Dc ancora centrale? E’ mancato il coraggio (L’editoriale di David Oddone)

Alessandro Rossi di Demos, scrive che l’emendamento presentato da Dc e Libera, escludendo tutti gli altri, rappresenta un fatto politico notevole, oltre che sancire la leadership indiscussa della stessa Dc, che resta in questo modo ancora centrale.
Parliamo di un emendamento piuttosto importante che prolunga l’attività della Commissione mista, che guarda all’accordo di associazione con l’Unione Europea e al rilancio economico sostenibile per il Titano.
Sono sostanzialmente d’accordo con la lettura dell’amico Rossi, politico scafato e di lungo corso, al quale non sfuggono i particolari, che poi non solo in politica, ma nella vita, sono quelli che fanno sempre la differenza.
Sì, l’emendamento presentato fra i due partiti sammarinesi più rappresentativi è uno spartiacque. A mio parere – lo scrivo ormai da mesi – una strada quasi obbligata.
A maggior ragione alla luce della chiusura dei negoziati, con i prossimi mesi che saranno determinanti.
C’è una campagna elettorale alle porte. Se la Dc non allargasse il più possibile il fronte, con i venti anti europei che soffiano, rischierebbe una débâcle.
Libera all’opposizione e una Dc “sola” a gestire la patata bollente Ue, farebbe lievitare i voti del partito di Ciacci e scendere quelli del Santo. Con la conseguenza che, ammesso e non concesso che la Dc vincesse le elezioni, i due partiti dopo le urne sarebbero divisi realmente da pochissimi seggi.
Così Libera, fra tre o quattro anni, diventerebbe il primo partito sammarinese.
Ecco perché parlo di strada obbligata, almeno dal punto di vista di Venturini e soci.
Per Libera invece, la prospettiva cambia.
Ed è qui che mi trovo meno d’accordo con l’analisi di Alessandro Rossi.
La leadership alla Dc, gliela hanno consegnata i cosiddetti “cespugli”. Incapaci di comprendere il momento politico e fare un salto di qualità.
Il Psd in particolare, avrebbe dovuto e potuto fare le scarpe ai democristiani e dare vita finalmente – con Libera – ad una alternativa progressista, riformista e di sinistra. Così non è stato per diversi motivi, il primo probabilmente quello della tranquillità di ritrovarsi sicuramente al governo al prossimo “giro”. E pensare che osando solo qualcosina in più il Psd sarebbe potuto diventare il reale protagonista della prossima tornata elettorale.
Troppe fronde interne, “vecchie glorie” che vengono riproposte ai tavoli spinosi in maggioranza e matasse da sciogliere hanno relegato il partito di Pedini Amati e Andrea Belluzzi al ruolo di comparsa.
E proprio l’atteggiamento del Psd – che ha condizionato pure Ar – ha tagliato le opzioni alla stessa Libera, che avrebbe fatto qualunque cosa per limitare la centralità della Dc.
E dato che – giustamente e lecitamente – l’obiettivo di chi si presenta alle elezioni è vincerle e prendere posto nella stanza dei bottoni, mi pare che i giochi siano ormai fatti.
Vedremo come andrà la finanziaria e successivamente come procederà il confronto sui programmi, perché su temi come lo sviluppo del Paese, potrebbero esserci divergenze anche significative. Servirà una importante sintesi per dare ai sammarinesi un governo forte, capace di garantire le fasce più deboli, portare a casa le riforme promesse e mai attuate, ma soprattutto gestire la transizione verso l’Unione Europea.
Chiaro che una volta messi assieme Dc e Libera siamo a circa 30 Consiglieri. Qualcuno, nel futuro governo, sarà di troppo. Chi ha fatto male i conti, non è stato veloce nelle scelte, si è rivelato poco coraggioso, avrà tutto il tempo di recriminare.
No, la partita non è ancora definitivamente conclusa. Ma siamo parecchio avanti coi ragionamenti.
Chiudo con un commento sullo sciopero generale. Mi spiace, ma non sono assolutamente d’accordo con chi parla di flop. Chi lo fa, non ha evidentemente compreso appieno quello che sta accadendo.
I tre Segretari Generali sono tutt’altro che degli sprovveduti. Sapevano benissimo che scioperare il venerdì a pochi giorni dal Natale, sarebbe stato pericoloso per il “colpo d’occhio”, visto che in strada sarebbe scesa poca gente.
E allora perché hanno voluto forzare la mano? Molto semplice: per lanciare l’ultimo messaggio forte e chiaro alla maggioranza (e agli elettori?), prima del rompete le righe.
Basterebbe leggere le interviste che in questi giorni mi hanno rilasciato Merlini, Busignani e Montanari per comprenderlo.
I lavoratori non sono saliti in massa in Piazza non certo perché non si sentono garantiti dal Sindacato o perché hanno perso la fiducia nella propria rappresentanza. E nemmeno, mi viene da ridere, perché soddisfatti da questo governo.
Tale “astensionismo” è molto più profondo. E’ un grido di aiuto, un messaggio alla politica, forse ancora più forte di quello che si sarebbe ottenuto con migliaia di persone sul Pianello.
In Consiglio dovrebbero ronzare le orecchie fortissimo. Se nonostante l’aria che tira la gente non ha neppure la voglia di andare a gridare la propria rabbia verso Palazzo Pubblico, mi aspetto alle elezioni un astensionismo da record. Altro che flop dei sindacati!
Qui il flop è tutto di chi promette e non mantiene, di chi ha creato aspettative e non è riuscito a tradurle in azioni concrete.
I sammarinesi sono talmente stanchi e spossati che non credono più a niente e nessuno.
Su questo mi interrogherei, invece di ridermela se a manifestare c’erano “solo” poche centinaia di anime.
Trecento. Più o meno il numero di spartani che, se non ricordo male, misero in seria difficoltà un impero…
Auguro a tutti un buon Consiglio e un buon Bilancio.

David Oddone

(La Serenissima)