Intervista al Consigliere Matteo Rossi, capogruppo del Partito dei Socialisti e dei Democratici (Psd) su un tema di strettissima attualità che dovrà certamente essere affrontato con serietà e celerità nella presente legislatura.
Consigliere Rossi, il tema della denatalità è al centro del dibattito pubblico, ma gli incentivi economici sembrano non essere una soluzione sufficiente. Che ne pensa?
“È evidente che la denatalità rappresenti una sfida complessa che non può essere risolta semplicemente attraverso incentivi economici. La decisione di avere figli è influenzata da molteplici fattori, tra cui la stabilità lavorativa, la qualità della vita, le aspettative culturali e sociali. Naturalmente gli incentivi finanziari possono aiutare le famiglie a sostenere il costo di crescere un figlio, ma non possono essere l’unico strumento su cui fare affidamento per invertire la tendenza attuale”.
Quali ritiene siano le principali cause della denatalità a San Marino?
“Le cause sono molteplici e radicate nella trasformazione della nostra società. Viviamo in un’epoca in cui la realizzazione personale è spesso legata al successo professionale e al raggiungimento di obiettivi individuali. Tutto questo mi fa pensare che abbia portato a un cambiamento nei valori e nelle priorità delle persone, spostando l’idea di genitorialità verso il fondo della lista degli obiettivi di vita. La società odierna ti mette davanti a una scelta: una carriera (più o meno) di successo o la costruzione di una famiglia, poiché ottenere entrambi richiede sacrifici che pare non si sia più disposti a fare. La crisi della famiglia ‘tradizionale’, l’incertezza economica e la difficoltà nel conciliare vita lavorativa e familiare sono fattori che contribuiscono ulteriormente alla diminuzione delle nascite. È essenziale un cambiamento culturale che permetta di considerare la famiglia come parte integrante della realizzazione personale, anziché come un obiettivo secondario.”
Insisto. Quale approccio allora si dovrebbe utilizzare?
“Come già accennato le politiche economiche sono importanti, ma non possono essere l’unico strumento. I bonus sono forse più utili per chi una famiglia già ce l’ha, piuttosto per chi sta pensando di farsela. Mi permetta una battuta, una giovane coppia non guarda il bollettino ufficiale per vedere se è uscito qualche incentivo prima di dare alla luce un figlio. Non stiamo parlando dell’apertura di una S.r.l. ma di una famiglia! Serve una nuova narrazione culturale che riconosca e valorizzi la genitorialità come un elemento centrale della nostra società. Dobbiamo senza dubbio lavorare per creare un ambiente socioeconomico stabile e favorevole alle famiglie ma soprattutto dobbiamo essere in grado di curare il problema dalla radice, dobbiamo ascoltare i giovani e capire le loro aspirazioni e i loro bisogni, investire su di loro. Negli ultimi anni non è stato fatto praticamente niente per loro. Li consideriamo solo nella loro veste di consumatori o di futuri lavoratori. Non conosciamo i loro sogni, i loro bisogni, le loro aspirazioni. Abbiamo sottovalutato i loro disagi e oggi raccogliamo i risultati. Oggi, che abbiamo sotto gli occhi dei dati così drammatici, vediamo che i giovani di qualche anno fa, che nel frattempo sono diventati cittadini adulti della nostra comunità, per tante ragioni hanno deciso di disimpegnarsi e – tra le altre cose – di non fare più figli.”
Ha parlato di un cambiamento culturale necessario. Cosa intende?
“Il cambiamento culturale è fondamentale per affrontare la denatalità. Non possiamo pensare che un bonus economico possa risolvere il problema se non cambiamo il modo in cui la società percepisce la famiglia e la genitorialità. È necessario promuovere un dialogo che metta al centro la famiglia come pilastro della nostra comunità. Ma il concetto di famiglia è molto cambiato rispetto agli anni ’80, quando fu varata a San Marino la legge sulla Famiglia. Per questa ragione noi siamo dell’idea che vada riformata, guardando – per esempio – a tutti i nuclei famigliari esistenti e non solo ad alcuni, se non unicamente a quello tradizionale sul quale è strutturata la legge del 1986. Valorizziamo maggiormente la genitorialità. Pensiamo a come sono cambiati rispetto a quarant’anni fa i ruoli. Pensiamo a quanto le donne siano più emancipate e indipendenti rispetto al 1986. Pensiamo all’approccio degli uomini di oggi nei confronti dei figli, che è tutt’altra cosa rispetto a quello che avevano i nostri padri o i nostri nonni. Oggi un padre – entro i limiti biologici – fa praticamente tutto. Pensiamo al tema delle separazioni e domandiamoci se, al giorno d’oggi, con quello che comporta economicamente e umanamente un divorzio (per la maggior parte dei casi), si pensa a fare figli. Molto meglio il paddle… mi permetta la battuta. Se non accettiamo che la società, la genitorialità e di conseguenza anche la famiglia, è già profondamente cambiata rispetto al passato, non riusciremo mai a invertire questa tendenza così drammatica, nemmeno con tutti gli incentivi economici del mondo”.
Cosa suggerisce allora per rendere più efficace l’approccio di San Marino verso le politiche giovanili?
“Un primo passo potrebbe essere quello di rendere permanente la delega congressuale alle politiche giovanili, istituita nel 2007. Dobbiamo passare dal parlare dei giovani al parlare con i giovani, coinvolgendoli attivamente nel processo decisionale. È cruciale comprendere le loro aspirazioni e le loro difficoltà, e lavorare per creare opportunità che rispondano ai loro bisogni reali. Solo così potremo rafforzare il legame tra le nuove generazioni e la nostra comunità, e garantire un futuro sostenibile per San Marino”.
E’ ottimista oppure no rispetto a quello che ci aspetta?
“Le rispondo dicendole che il futuro demografico di San Marino dipende da tutti noi. Mi permetta di battere nuovamente su questo concetto: serve un cambiamento culturale che valorizzi la famiglia e la genitorialità. Il mio invito è quello di lavorare insieme, istituzioni e cittadini perché il problema denatalità è molto più profondo rispetto a quello che qualcuno vorrebbe far credere, magari pensando di sconfiggerlo con un articolo di bilancio che prevede detrazioni sui pannolini”.
David Oddone
(La Serenissima)