In questi mesi di clausura obbligata, abbiamo potuto assistere alla maturità e compostezza di larga parte della cittadinanza che in maniera ordinata si è adattata a cambiamenti drammatici del proprio stile di vita.
Ora tocca alla politica, in questa fase un po’ troppo pallida ed al traino dei santoni dell’emergenza, guadagnarsi la fiducia dei cittadini e tornare ad essere la sintesi attiva di una comunità e non un ceto parassitario.
La crisi da epidemia ha messo sotto gli occhi di tutti alcuni nodi della nostra società che dovremo sciogliere per ricominciare.
C’è una pubblica amministrazione frutto di decenni di clientelismo assistenziale. E’ elefantiaca, poco professionalizzata, troppo dispersa in direzioni, sotto direzioni, para direzioni.
La cura non potrà essere solo dimagrante ma anche professionalizzante. Se vogliamo mantenere la nostra specificità di Stato Sovrano dobbiamo necessariamente poter contare su un apparato statale di elevato livello anche richiamando a funzioni apicali tanti giovani sammarinesi preparati che hanno cercato fuori sbocchi lavorativi.
Dovrà essere precisato quali ruoli apicali sono sottoposti a spoiling system, per tutti gli altri dovranno essere competenze e titoli certificati a fornire personale valido, stabile nel tempo, e che si identifichi con lo Stato e non con il Partito che gli ha concesso il posto.
C’è un lavoro privato ampiamente svolto (4-5000 unità) da frontalieri. Non sono dediti alla raccolta di pomodori o ad altri lavori ipersfruttati, svolgono lavori importanti, ben retribuiti ed il cui reddito finisce in larga parte fuori dal territorio.
Non ci vuole un grande economista per comprendere che l’osmosi dal lavoro dipendente privato verso la pubblica amministrazione, oltre a condizionare il consenso politico, è attratto da retribuzioni più alte e dal lassismo non generalizzato ma – specie in alcuni settori – a volte avvilente anche per chi se ne avvale perché cosi è l’andazzo.
Riequilibrare il rapporto fra frontalierato e pubblica amministrazione in eccesso ed improduttiva è forse il punto prioritario di un piano di rinascita.
La riorganizzazione e semplificazione della P.A. porta ulteriori benefici se è accompagnata da uno snellimento legislativo che in un microstato deve essere ridotto all’osso proprio per rendere il sistema agile, veloce ed appetibile e per ridurre una burocrazia tesa a conservare sè stessa proprio tramite la moltiplicazione delle procedure, dei certificati, dei pareri ecc.- Via quasi tutto! Autocertificazioni seguite da controlli severi.
Non so se i nostri politici se ne sono accorti, ma oggi da noi è diventato tutto stracomplicato, più che in Italia. Non aggiungo altro.
La riorganizzazione e riqualificazione della P.A. può-deve accompagnarsi a riforme Istituzionali che valorizzino il ruolo di una Reggenza politica eletta dai cittadini e qualifichino il Congresso di Stato più in senso tecnico, con un numero di dicasteri ridotto nel numero (la Svizzera ha un Governo Federale con 5 ministeri, ce li possiamo far bastare anche noi), e all’istituzione o potenziamento dei bilanciamenti e delle istituzioni di controllo per una democrazia matura poggiata su una Costituzione scritta.
Dicevo all’inizio che è ora di ricominciare pur nella prudenza.
Il Paese ha pagato un prezzo molto alto, ora deve ripartire tutto con l’indicazione non di chi apre e di chi no, ma con l’indicazione dei criteri necessari per aprire e a cui con intelligenza e buona volontà tutti aderiremo.
Magari nel contempo nominiamo, dopo 4 –5 mesi di vacanza, il Comitato Esecutivo dell’ISS che dirigerà – come suo preciso compito – le varie attività –compresa la lotta al COVID 19- senza più bisogno di generalissimi di cui – ahinoi – spesso ci innamoriamo.
Dario Manzaroli (su Repubblica Sm)