La risonanza dell’articolo “Attilino” – pubblicato la settimana scorsa che – a quanto si è sentito dire – è stato perfino oggetto di una lettura “collettiva“ – modello ‘68- da parte della corte di sua maestà, è dovuta al forte allarme –assolutamente giustificato – sia degli operatori sanitari sia dei cittadini di fronte alle difficoltà crescenti.
Qualche sortita dal fortino della direzione non solo nei servizi e nei reparti, ma anche nelle sale d’attesa nonché nei supermercati e nei bar, aiuterebbe a comprendere quanto si sia deteriorata la situazione e la percezione della stessa nel breve tempo dell’attuale gestione ISS.
Queste “immersioni” nel reale le consiglio anche ai politici delle varie parrocchie – tutte- perché se salta l’ISS, salta la Repubblica.
Un bene comune – prezioso- pretenderebbe uno sforzo comune per trovare soluzioni realistiche e praticabili.
Anche se ai cittadini sfuggono l’incisività e le conseguenze dell’atto organizzativo, è su quello che oggi voglio proporre qualche elemento di riflessione da esperto di organizzazione dei servizi sanitari e da dipendente dell’ISS per oltre 40 anni.
L’attuale atto organizzativo mostra evidenti limiti ed il suo superamento non può non partire da una analisi della realtà e dal superamento della tendenza alla compartimentazione e formazione di nicchie specialistiche che non hanno terreno professionale sufficiente in una popolazione di soli 30.000 abitanti.
Elenco brevemente alcuni principi a mio avviso fondamentali per un intervento veramente innovativo:
1) La riorganizzazione va fatta intorno ai bisogni dei cittadini e non intorno ai ruoli; 2) premiando la professionalità con l’adozione di un sistema meritocratico che riconosca l’impegno, il sapere e saper fare e mettendo fine al sistema delle ingerenze politiche e delle promozioni partitiche; 3) semplificando al massimo il modello organizzativo con l’identificazione di precise responsabilità a cui va congiunta l’ allocazione delle risorse; 4) potenziando la collaborazione pubblico privato e terzo settore per addivenire ad un polo sanitario sammarinese forte, concorrenziale, attrattivo.
Va ridisegnato e potenziato il Dipartimento di Sanità Pubblica che deve assumere una valenza primaria per la difesa della salute e per la gestione ed integrazione dei servizi socio-sanitari. Solo in questo modo si potranno affrontare in maniera adeguata le sfide ambientali, i cambiamenti demografici con il prevalere nella popolazione di fasce di cittadini “fragili”, la prevenzione primaria e le campagne di diagnosi precoce delle principali patologie, l’implementazione delle politiche sanitarie che i vari governi vorranno-dovranno adottare.
Un secondo dipartimento che unisca in aree omogenee i servizi di diagnosi e cura senza più distinzione fra territorio ed ospedale ma con una visione unitaria che la nostra piccola realtà consente e facilita con grande vantaggi per il cittadino e con un recupero di professionalità e di ruolo per quei sanitari ridotti ormai al ruolo di impiegati smistatori con un significativo recupero di risorse.
Infine l’Ospedale che dovrebbe diventare autonomo, addivenendo ad una gestione pubblico-privato per potersi aprire a pazienti solventi e potenziare offerte di nicchia con una gestione dinamica e moderna, garantendo quindi al contempo servizi avanzati ai sammarinesi e introiti alle casse dell’ISS.
In questa visione anche il management verrebbe fortemente rimodellato con varie possibili soluzioni a partire da un Direttore Generale affiancato da un Consiglio di Amministrazione snello e competente.
I tempi stringono. sono tempi di scelte e di lungimiranza. chi ce le ha le adoperi.
Dario Manzaroli su Repubblica Sm
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