San Marino e la crisi israeolo-palestinese. Da Rete l’ingenua azione consigliare che allontana la pace e rafforza il terrorismo jhiadista.

Enrico Lazzari

Cari sammarinesi, secondo voi i bombardamenti inglesi sulle città italiane occupate e i rastrellamenti, le fucilazioni, le esecuzioni, i rastrellamenti dei civili e i “rapimenti” degli ebrei sono due atti “ugualmente violenti”?

Secondo me no. Secondo il Movimento Rete, o, meglio, secondo il suo consigliere Giovanni Zonzini, sì… Questo controverso e inaccettabile “pensiero”, difatti, è intrinseco nell’ordine del giorno che lo stesso Zonzini ha predisposto e sottoscritto: “Considerato l’attacco improvviso e ingiustificato di Hamas -vi si legge- e la reazione ugualmente violenta di Israele”, il Consiglio Grande e Generale “esprime solidarietà al popolo di Istraele e a tutti i civili vittime della violenza violenza terroristica di Hamas, così come al popolo palestinese sottoposto a pesanti ritorsioni militari e ad un regime di segregazione razziale nelle zone occupate illegalmente dallo stato di Israele…”.

Come dire che gli attacchi terroristici deliberatamente e con orrore portati contro le popolazioni civili e indifese, i bambini decapitati nel kibbutz Kfar Aza, i neonati e gli anziani rastrellati e trasferiti nei cunicoli sotterranei di Gaza, siano “ugualmente violenti” -quindi ugualmente deprecabili, ugualmente espressione dell’orrore orgogliosamente perpetrato dai tagliagole integralisti- rispetto ai bombardamenti su basi operative, depositi, aree di lancio dei razzi, centri operativi, depositi di armi e munizioni e così via di Hamas che, purtroppo, determinano un costo -in questo caso altissimo- di vite innocenti che gravano sulla coscienza di ogni israeliano e di ogni simpatizzante o membro attivo Hamas, che di fatto governa la Striscia di Gaza da anni e anni e non esita ad utilizzare anziani, donne e bambini palestinesi come scudi umani in difesa dei propri luoghi sensibili.

Non esiste guerra immune dai “danni collaterali”; definizione cinica, non c’è dubbio. Ma questioni così spinose, intricate, annose dove tutte le parti in causa (terroristi esclusi) hanno una loro parte di ragione si possono risolvere solo grazie al cinismo dei governanti. Un cinismo che noi, semplici cittadini, possiamo rigettare e rifiutare, cedendo all’emotività del “cuore”, versando una lacrima per ogni vita spezzata, provando disgusto per ogni bomba o coltello sferrato contro l’altro. Ma neppure noi, comuni mortali, possiamo arrivare a definire “ugualmente violenta” la decapitazione di un bimbo, lo scempio dell’estrazione di un feto dal grembo materno, la deportazione di una novantenne, lo stupro di una ragazza dal bimbo morto per sbaglio in una operazione condotta da uno stato democratico in difesa dell’incolumità della sua popolazione. Possiamo piangere per ognuna di queste vittime, come detto possiamo provare lo stesso senso di angoscia per le vite spezzate. Ma non possiamo mai considerare le due azioni “ugualmente violente”.

Un organismo istituzionale come il Consiglio Grande e Generale, come ogni rappresentante del medesimo, non può cedere al “cuore”, ma ha il dovere di agire e pensare in maniera estremamente razionale, addirittura cinica.

Oggi, sul tavolo non c’è la questione palestinese, ma la difesa di un popolo e di uno stato democratico dagli attacchi terroristici di chi “cavalca” la questione palestinese nel perseguimento del suo dichiarato obiettivo di cancellare dalle cartine geografiche lo stato di Israele è dalla faccia della “terra islamica” anche l’ultimo degli ebrei.

Al momento l’obiettivo primario di ogni governante di buon senso deve essere la liberazione del mondo dagli orrori -perpetrati negli anni anche contro i palestinesi “non allineati”, contro i civili di Gaza oggi ostaggi e scudi umani sotto le bombe di Netanyahu- dei terroristi di Hamas. Ogni distinguo, ogni “ma” non può che rafforzare Hamas indebolendo sia la causa palestinese che la possibilità di avviare un nuovo tavolo di confronto capace di portare alla soluzione da tutti auspicata dei due popoli in due stati, obiettivo osteggiato -oggi- soprattutto dai terroristi islamici di ogni fazione, che si chiami Hamas o che si chiami Isis o Hezbollah.

La guerra non è fra palestinesi e israeliani. Lo è stata, poi un primo compromesso (pur non equo) era stato raggiunto. Ma il completamento di quel percorso avrebbe compromesso il perseguimento dell’obiettivo principale dei gruppi jhiadisti, ovvero la cancellazione dello stato di Israele e la decapitazione di tutti gli ebrei in Terra Santa. Non è un caso che il quarto punto dello statuto di Hamas sia scritto in tal senso.

Eppure, anche sul Titano, perdipiù nel suo massimo organismo democratico, il Consiglio Grande e Generale, Hamas ha trovato due ingenue sponde, due pedine (i due consiglieri astenutisi nel voto dell’odg unitario) che inconsapevolmente, con le tante piazze europee, hanno contribuito a rafforzare il terrorismo islamico e ad allontanare la creazione di un serio e costruttivo tavolo di pace, realizzabile soltanto quando Hamas, Hezbollah, Isis e jhiadisti vari saranno resi inoffensivi.

Enrico Lazzari