San Marino e Mattia Ceccoli: quando uno Stato costringe un suo Eroe a mendicare.. di Enrico Lazzari

Un lampo nella notte di Fiorina e il Titano ha trattenuto il fiato. Era il 12 aprile 2025, le tre del mattino. Mattia Ceccoli, 29 anni, agente della Polizia Civile, stava ultimando i rilievi di un incidente stradale, con la divisa che urlava dovere sotto i lampeggianti. Poi, un’auto lo ha travolto, schiacciandolo contro la vettura di servizio. Ore di sala operatoria al Bufalini di Cesena, giorni di angoscia e un prezzo altissimo: la parziale amputazione della gamba sinistra. Un giovane che proteggeva la sua comunità ora affronta un cammino nuovo, fatto di riabilitazione e resilienza.

San Marino non è rimasta a guardare. Colleghi, cittadini, sconosciuti si sono stretti intorno a Mattia come un’unica famiglia. La Sezione Pronto Intervento ha lanciato una raccolta fondi su GoFundMe e, in pochi giorni, oltre 21.000 euro sono arrivati per sostenere le sue spese mediche, la protesi, un futuro da ricostruire passo dopo passo. L’USL ha offerto il suo abbraccio, il Comandante della Gendarmeria ha scritto parole di solidarietà e il Consiglio Grande e Generale ha trovato un’unità rara per dire: “Mattia, siamo con te”. È il Titano al suo meglio: generoso, vivo, pronto a versare euro e cuore per uno dei suoi. Ma, con un nodo in gola, è anche un’amara lezione.

Perché un agente come Mattia, che ha messo il suo corpo al servizio della comunità, deve affidarsi alla carità per affrontare il domani? Non è un turista inciampato su un sampietrino, non è un passante qualunque. È un figlio dello Stato, un eroe che ha giurato di proteggerci mentre noi dormivamo. E ora, con una protesi da conquistare e una vita da ridisegnare, deve contare sulle donazioni? Dove sono i fondi pubblici, le assicurazioni, gli indennizzi… Dov’è l’abbraccio del Consiglio Grande e Generale, che in quattro e quattr’otto potrebbe scrivere una legge ormai, è chiaro, necessaria e urgente? Dov’è la politica nel suo complesso? …Ci mancherebbe solo che, oltre agli spot per “sensibilizzare” alla natalità, il Palazzo “stampasse” volantini per raccogliere spiccioli per Mattia. Non fraintendetemi: non sto proponendo una questua di piazza. Ma se un Paese lascia un suo eroe a mendicare aiuto, non può chiamarsi giusto. Non nel 2025.

La storia di Mattia è uno specchio che ci guarda fisso. C’è una comunità che sa essere grande, che dona senza esitare. C’è un incidente che ci ricorda quanto fragile sia un istante. E c’è uno Stato che, dietro i comunicati e le strette di mano, tace quando si tratta di agire. La raccolta fondi è un gesto nobile, ma è anche un dito puntato contro un sistema che non fa abbastanza. Mattia non è solo: rappresenta ogni agente, vigile, soccorritore che rischia per noi e si ritrova solo quando il destino colpisce.

San Marino. Oltre 21.000 euro raccolti con Gofundme per Mattia Ceccoli, l’agente della Polizia Civile di San Marino gravemente ferito in servizio

San Marino, è ora di cambiare. Non basta commuoversi per Mattia, non basta donare. Serve uno Stato che dica: “Chi serve la comunità è nostro figlio, e noi lo sosteniamo”. Servono fondi pubblici per gli infortuni in servizio, assicurazioni che coprano ogni necessità, dalla protesi alle cure di lunga durata. Servono protocolli più rigidi per chi lavora di notte: barriere, luci, sicurezza che non sia solo una riga in un manuale. E serve una cultura che ricordi, ogni giorno, che chi indossa una divisa non è un numero, ma un pezzo di noi.

Mattia merita più di una colletta. Merita uno Stato che lo accompagni, passo dopo passo, verso un futuro che può essere pieno, con una protesi che non è un limite, ma un nuovo inizio. E noi, che guidiamo, che corriamo, che a volte dimentichiamo, abbiamo un compito: mettere giù il telefono, la fretta, l’incoscienza, e guidare con la testa. Perché Mattia era lì, per noi. E non deve succedere mai più.

San Marino, facciamo di questa storia un grido. Per Mattia, per chi rischia, per un Paese che non si accontenti di essere solidale, ma voglia essere giusto. Altrimenti, fra vent’anni, non avremo più eroi da celebrare. Solo rimorsi.

Enrico Lazzari