San Marino, terra di libertà, di torri medievali e di occasioni perdute. L’ennesima, stavolta, ha il sapore amaro di un futuro digitale che poteva essere e non è stato. E senza rivoluzioni non potrà essere.
Mentre il mondo galoppa su blockchain, criptovalute e intelligenza artificiale – roba che ormai muove miliardi e cambia le regole del gioco – il Titano resta fermo, a guardare il panorama dalla sua rocca, con un misto di nostalgia e rassegnazione. E chi doveva svegliare i sammarinesi dal torpore? San Marino Innovation, il loro presunto faro dell’innovazione, che invece si è rivelato una candela spenta, buona solo per fare atmosfera e impuzzolentire l’aria circostante. Ma non è tutto perduto: c’è un’Università che potrebbe prendere il timone, e opportunità – da blockchain all’AI – che ancora bussano alla porta. Sempre che San Marino si degni di aprire.
Cominciamo dal disastro. San Marino Innovation, l’ente che il Governo ha piazzato lì come “suggeritore” e governatore per far entrare il Titano nel futuro, è stato un flop clamoroso, almeno se lo raffrontiamo al cammino e al fascino che hanno oggi altri paesi. Il Decreto Delegato n. 86/2019, quello che doveva trasformare San Marino in una “blockchain valley”, è rimasto un pezzo di carta buono per essere incorniciato e appeso nella parete delle opportunità mancate, e non, invece, per costruirci sopra qualcosa.
Licenze per startup? Un calvario burocratico che farebbe invidia ai peggiori uffici pubblici italiani. Incentivi fiscali? Zero, nada, mentre Dubai ti accoglie a braccia aperte con tasse azzerate e un tappeto rosso per chi “importa” criptovalute. Le banche sammarinesi, poi, sembrano uscite da un film in bianco e nero: provi a parlargli di blockchain e ti guardano come se avessi chiesto di sacrificare un capretto in filiale. Risultato? Svizzera, Malta e Singapore si spartiscono la torta digitale, e San Marino sta ancora lì a contare le briciole, magari presentandole come “filoni” un chilogrammo l’una.
E dire che l’idea non era male. Una stablecoin sammarinese, magari chiamata SMR Coin, poteva essere il biglietto del Titano per il futuro: una moneta digitale regolata, per pagare tasse, bollette o una cena al ristorante sotto le torri… Una stablecoin garantita da Banca Centrale e legata al valore dell’Euro, per farci tutto quello che si fa già oggi, ma altrove, con le stablecoin stesse… Oppure un exchange-crypto tutto “biancazzurro”, con la benedizione del Governo, per attirare trader e investitori. Macché. San Marino Innovation, o chi per lei, non ha suggerito un bel niente, se non di aspettare che il mondo sorpassasse il Titano. E il Governo? Beh, ha seguito il consiglio alla lettera, con la solita eleganza di chi si perde nei propri pensieri mentre gli altri corrono.
Ma c’è un altro attore che potrebbe cambiare le carte in tavola: l’Università di San Marino. Piccola, sì, forse -come tante simili realtà italiane- ancora un po’ troppo legata ai Gramsci del passato e troppo poco ai visinari del futuro come Elon Musk… Ma tant’è, l’Ateneo ha un potenziale che finora nessuno ha saputo sfruttare. Immaginate un master in “Blockchain e AI”, con ragazzi da tutta Europa che vengono sul Titano a studiare smart contract, criptovalute e reti neurali. O un centro di ricerca che sforna progetti concreti: una blockchain per digitalizzare i registri pubblici sammarinesi, o un sistema per gestire le transazioni crypto in modo sicuro e regolato. E perché no, un incubatore per startup, che trasformi studenti in imprenditori e porti a San Marino qualche milioncino di investimenti. Non è fantascienza: è quello che fanno già in posti come Tallinn o Zurigo. Solo che loro lo fanno, i sammarinesi lo sognano.
Sul Titano il massimo, in materia, si è toccato nel febbraio 2023, quando l’Università ha organizzato -in collaborazione con San Marino Innovation- un workshop di 36 ore su blockchain e criptovalute, ridervato agli studenti di ingegneria gestionale…
Se non bastasse l’opportunità blockchain e criptovalute,, c’è, poi, l’AI, l’intelligenza artificiale, che a San Marino sembra ancora un film di Spielberg anzichè che una realtà da afferrare. Pensateci: algoritmi che analizzano i dati turistici per prevedere i flussi, chatbot che aiutano i cittadini a sbrigare pratiche, o sistemi predittivi per gestire meglio le risorse di un Paese minuscolo come il Titano. Altrove, l’AI sta rivoluzionando tutto, dalla sanità alla finanza. Qui? Al massimo a Dogana si chiede a Siri che tempo fa sul Monte… Eppure, basterebbe poco: un corso universitario, un paio di partnership con aziende tech (magari guardando a quella Taiwan che presto, quegli investitori, li vedrà tutti in fuga), e via, San Marino potrebbe dire la sua anche in questo campo.
Le opportunità ci sono, e non sono poche. Blockchain, criptovalute e imprendotiri tech taiwanesi spaventati di una possibile escalation delle mire di riconquista cinesi, potrebbero portare soldi freschi al Titano: startup che si insediano, posti di lavoro qualificati, un’economia che si svecchia. L’AI potrebbe rendere San Marino un laboratorio smart, attirando cervelli e curiosità internazionale. E l’Università potrebbe essere il collante, bypassando il flop di San Marino Innovation – a proposito, mai nessuno ha pensato a un repulisti totale della sua dirigenza e struttura: fuori i burocrati, dentro gente che sa di cosa si parla e di cosa vorrebbe il mondo. Ma tutto questo richiede una scossa, una volontà politica che finora non s’è vista. Perché se è vero che gli onesti, come dicevo tempo fa a proposito del primo atto eclatante del caso-Mazzini (a proposito, visti gli sviluppi, perchè non lo rileggete? Cliccando qui), si godono l’estasi di vedere i furbi inciampare, qui il problema è che a inciampare è stato San Marino tutto, onesti e non.
E sapete qual è il bello? Oggi qualunque ragazzino, qualunque quattordicenne con la sua dimestichezza nel web, con semplici chiacchierate online con intelligenze artificiali specifiche – sì, ci sono assistenti ed esperti fra i plugin delle migliaia di IA in rete, consulenti gratuiti o quasi che però, forse, hanno il limite di non sapersi accovacciare per qualche minuto sotto una scrivania – potrebbe suggerire quello che la politica sammarinese e San Marino Innovation non hanno fatto in questi ultimi sei anni.
Mentre i consiglieri si gingillano con riunioni infinite e comunicati stampa, un teenager con un laptop e un po’ di curiosità farebbe meglio: “Ehi, perché non una stablecoin? E se usassimo l’AI per i turisti?”. Roba semplice, quasi banale. Eppure, a San Marino, sembra fantascienza.
Questo è solo l’inizio, un assaggio di quello che il Titano potrebbe essere e non è. Nei prossimi editoriali ed approfondimenti vi porterò dentro ogni pezzo di questo puzzle: il flop di San Marino Innovation e come rifarlo da zero, il ruolo dell’Università come salvatrice del futuro digitale, le chance di blockchain e criptovalute per le tasche sammarinesi e l’AI che potrebbe far smettere al Titano di essere un Paese da cartolina.
Sempre che, nel frattempo, qualcuno non decida di spegnere la luce e tornare a contare i sassi della Guaita. O magari a chiedere a Siri come si fa a perdere un altro treno, tanto per cambiare. Ci vediamo al prossimo giro.
Enrico Lazzari