Cari sammarinesi, immaginatevi per un attimo nei panni di un turista tedesco smarrito sulle vostre curve tortuose: Android Auto attivato, barra del segnale che gioca a nascondino, e un sammarinese lì, dietro la sua auto ferma in mezzo alla strada, a imprecare contro “quel tedesco del ca**o, che non sa guidare” mentre lui, da par suo, con Google Map in attesa di connessione, sogna un mondo che nel 2025 dovrebbe connetterci tutti, anche a ridosso del Monte Titano.

Eh sì, perché da quelle parti – e non solo – la copertura cellulare è da anni un po’ come la vostra indipendenza: antica, affascinante, ma con qualche buco nero in epoche segnate da protagonisti come il Cardinal Alberoni o il governo Adesso.sm, che fanno rimpiangere le “democrazie” sudamericane. Un po’ come in quel vecchio film Signs, dove i cerchi nel grano sussurravano al personaggio di Mel Gibson i segreti di un’invasione aliena, qui a San Marino i segnali della rete cellulare balbettano a intermittenza, come messaggi in codice di un marziano ubriaco.
In Repubblica, però, non si aspetta l’arrivo di E.T.. Si aspetta soltanto che le nuove antenne, finalmente “benedette” dalla recentissima delibera governativa, trasformino questo balbettio in una connessione limpida, senza misteri da decifrare o imprecazioni da lanciare quando il 4G svanisce a metà di una chiamata o il navigatore inizia a balbettare sulla strada che collega a San Leo. Caro Segretario di Stato alle Tlc Rossano Fabbri, San Marino non resterà Roswell in eterno, giusto?
Ricordate quella promessa solenne dello stesso Fabbri e del suo collega Matteo Ciacci, nell’ottobre del 2024? “Entro giugno 2025, addio criticità con gli smartphone”. Giugno è passato, luglio pure, e noi qui a scrutare l’orizzonte come antichi guelfi in attesa di rinforzi.
Ma non temete, cari Ministri, non sono qui per frustarvi con il bastone della critica o percuotervi con una clessidra ormai vuota: dopotutto, quando c’è “solo” qualche mese di ritardo e in mezzo c’è la politica, anche i freddi cronometristi svizzeri devono far buon viso… Le cose sembrano finalmente muoversi davvero e, pure, senza dissanguare le casse pubbliche, già provate dallo stop alla rete pubblica quando era già stata “pagata”. Un miracolo? No, solo un accordo con TIM che profuma di pragmatismo – e monopolio? -, filtrato attraverso la vostra burocrazia sammarinese.
Ironia della sorte: la promessa è scaduta come un latte dimenticato in frigo, ma il ritardo ha partorito un intervento che pare solido, con garanzie ambientali, per la salute pubblica e zero costi per voi. Vi pare poco giudicando nel contesto in cui si inserisce?
Cari sammarinesi, non cantate vittoria troppo presto però: il rischio di un’imboscata è dietro l’angolo, sotto forma di un fantomatico comitato “No-Ant”, parodia locale dei no-TAV d’oltreconfine – peraltro già visto anni e anni fa, se la memoria non mi tradisce – pronto a gridare al complotto per ogni antenna che spunta come un fungo dopo la pioggia. Peggio ancora, potremmo assistere al ritorno delle vecchie stupidaggini pseudo terrapiattiste dei “No-5G”, quelle che sembravano sepolte sotto il buon senso, ma che ogni tanto rispuntano come zombie in un B-movie, magari in un’alleanza grottesca con quei “No-Vax” convinti che coi vaccini ci abbiano iniettato microchip per controllarci dal ripetitore. Roba da far ridere i sassi del Monte, se non fosse che certe fobie, come le erbacce, trovano sempre un angolo di terra fertile per attecchire.
Così, facciamo che stavolta il progresso non inciampi nei deliri di chi vede il diavolo in un’antenna e il Grande Fratello in un ripetitore. Non è il futuro qualche antenna, certo, ma è un passo avanti in un Paese dove la tecnologia a volte sembra un ospite indesiderato, timoroso di disturbare la quiete medievale.
Partiamo dai fatti, che io, da vecchio cronista sul Titano già nel 1993, ho imparato a dissezionare come un anatomopatologo: il piano di ammodernamento è partito già dal giugno 2024, con la sostituzione degli apparati a Fiorina e dintorni; con il monitoraggio del segnale pre e post-intervento; e pure con un’apertura al roaming per altri operatori italiani. Poi, i rilievi con quell’auto-sonda che ha mappato il territorio come un esploratore d’altri tempi, individuando le zone buie: Chiesanuova, Fiorentino, e via dicendo. E ora, ciliegina sulla torta, la delibera del governo del 5 agosto scorso: via libera a nuove antenne su aree statali, tutte a carico di TIM, zero euro per lo Stato, sia di costo che di utile. Tutte rigorosamente conformi agli standard europei sull’elettrosmog, con un design che si integra nel paesaggio senza deturpare le vostre vedute da cartolina. Priorità? La tratta Dogana-Città, arteria stradale primaria dove il segnale spesso si eclissa come un politico subito dopo le elezioni.
E qui arriva il mio tocco costruttivo, perché criticare senza proporre è come accelerare senza benzina, o come esser seduti su un banco di questa opposizione consigliare: non si va da nessuna parte. Cari concittadini del Monte, approfittiamone per spingere oltre, specie sul roaming. Acceleriamo gli accordi, spingiamo TIM ad aprire la rete ad altri operatori, evitando che utenti di MVNO come CoopVoce debbano cambiare sim entro fine anno per non finire in un limbo digitale e, al tempo stesso, io non possa rischiare di prendere una bella multa quando transito per Fiorentino e Murata.
Inoltre, preveniamo i “complottisti” del 5G con una FAQ (domande e risposte) pubblica sui limiti elettromagnetici, sugli impianti inoculati coi vaccini e attivati dal 5G e permessi edilizi delle nuove antenne non guasterebbe: educate i cittadini, trasformate la paura dell’ignoto in fiducia informata, affinché tutti anche sul Titano si convincano, finalmente, che la Terra non e piatta e il progresso non è il diavolo.
San Marino, piccolo gioiello incastonato nelle colline, merita una connettività da grande. Le promesse scadute? Le dimenticheremmo volentieri se questa fosse davvero la volta buona dopo anni e anni, governi e governi di proclami…
Ma, ora che il treno è in marcia, nessuno provi a rompere il vetro e a tirare il freno d’emergenza… Altrimenti, si rischia di restare connessi solo grazie ai piccioni viaggiatori; belli, sì, ma poco utili per consegnare a Instagram i “bit” di un selfie di fronte al museo dei vampiri… A proposito, ma che min**ia c’entra un museo di Dracula e lupi mannari a due passi da Piazza della Libertà?
Enrico Lazzari