San Marino. “È una lotta di lungo respiro, lo sciopero è stato solo il primo atto”. Se questo non basterà a fermare la riforma, partiti di opposizione e sindacato sono decisi ad andare avanti

San Marino. “È una lotta di lungo respiro, lo sciopero è stato solo il primo atto”. Se questo non basterà a fermare la riforma, partiti di opposizione e sindacato sono decisi ad andare avanti

Tutti schierati: rappresentanti delle opposizioni e del sindacato alla serata pubblica per parlare ancora di IGR e di una riforma che grida “vergogna”. Così come erano schierati sul Pianello, a scioperare: lavoratori, pensionati, frontalieri e perfino bambini (i lavoratori di domani). Le forze dell’ordine hanno contato 7.500 persone. Ma erano molte di più, perché ce n’erano tantissime anche nelle piazze e nelle strade adiacenti, oltre a quelle che non sono riuscite a raggiungere il centro storico perché non si passava da nessuna parte e non c’erano più parcheggi tra Borgo e Murata. Neanche il 3 settembre c’era tanta ressa. Il sindacato dice che il 50 per cento della forza lavoro sammarinese era lì: non si può non ascoltarla.

È una bocciatura senza appello per questa legge, un appello al governo a fare marcia indietro” ha esordito Emanuele Santi, Rete, di fronte ad una sala Montelupo, anche questa sold out. Poi è entrato nel merito degli emendamenti che il Segretario alle Finanze Marco Gatti ha portato ieri mattina, all’ultimo minuto, in Commissione per l’esame in sede referente. “Modifiche ancora peggiori del testo originario – ha aggiunto – che hanno voluto votare per forza, innescando un braccio di ferro senza senso”.

Il sindacato ha confermato di avere ricevuto gli emendamenti, 63 pagine, alle 13,30, cioè fuori tempo massimo. “Noi non abbiamo chiesto di ridurre l’impatto complessivo, ma di ridistribuirlo” ha spiegato Enzo Merlini, Csdl. “Se pensano di tirare dritto, possiamo già dire che le prossime iniziative saranno ancora più forti”.

Stanno dimostrando interessi molto diversi da quelli dei cittadiniha chiarito Sara Conti, RFinteressi personali, come abbiamo già visto per la cartolarizzazione degli NPL. A questo punto, non potevamo non unire le nostre forze”. Quando punta il dito sulle spese pazze e del tutto inutili come quelle dei Segretari di Stato che sono andati in elicottero a vedere il moto GP a Misano, mentre alla gente si chiede di fare i sacrifici, la sala è scoppiata in un boato.

Le persone non hanno abboccato alla disinformazione del governo – ha continuato Paride Neri, Cdlse se non sanno leggere la piazza, vuol dire che abbiamo un governo assolutamente distante dai principi democratici. La riforma manca di una premessa fondamentale: quella giustizia fiscale che viene espressa dai controlli affinché ciascuno faccia il suo dovere. E questa cosa non c’è”.

Durissima Elisa Zafferani, DML, che ha puntato il dito sugli aspetti vessatori della proposta di legge: “Va ad insistere sui redditi certi, quelli sempre tassati. Ed è ancora più grave perché va ad impattare non sul carico fiscale, ma sulle scelte di consumo, quando veniamo da 5 anni di continui rincari. Le famiglie sono stremate e i pensionati hanno avuto un aggiornamento del 2 per cento”. Non tralascia neppure il metodo fin qui usato dal governo, che viola le regole della democrazia, anche in sfregio alle dinamiche consiliari, perché l’Aula ha visto un testo che gli emendamenti stanno cambiando in toto. “C’è un grido che è venuto dalla piazza – ha concluso – se la politica non l’ha sentito, la gente se ne ricorderà”.

Francesca Busignani, USL, ha sottolineato questo nuovo senso di unità e comunanza che ha attraversato migliaia di persone per rivendicare insieme i propri diritti. “Questo significa che credono che si possa fare qualcosa, mentre a loro, quelli della maggioranza e del governo, non interessa niente e vogliono tirare dritto: o sono scollegati dalla realtà, o sono totalmente inaffidabili”. Il pericolo vero è che si esca tutti, una parte e l’altra, con le ossa rotte. Per questo i sindacati hanno cominciato a ragionare sulla possibilità di fare una segnalazione ai colleghi dei sindacati europei. “Qui c’è qualcuno che vuole mettere la cinghia al collo delle persone”.

Gatti non si fermerà” ha avvertito Alessandro Rossi, Demos, ricordando altre storie vissute che ancora confermano la mentalità clientelare e furbetta di chi gestisce il potere per il potere. “È necessario un cambio di paradigma, che porti aria fresca in un Paese che si è impoverito e che si trova a gestire un debito enorme senza capacità”. Ha ricordato quindi le modalità con cui sono stati emessi i titoli di debito pubblico che, tuttora, portano a pagare interessi esorbitanti. Ma c’è il malvezzo che nessuno viene chiamato a rispondere delle sue responsabilità, ha rievocato con triste rassegnazione.

Durante il dibattito che è seguito ai primi interventi dei relatori, più volte sono emersi accenni ai mal di pancia piuttosto evidenti in maggioranza per le iniquità e le ingiustizie insite nella riforma IGR. Un elemento che magari potrebbe far sperare in qualche ripensamento. Ma Emanuele Santi ha subito congelato ogni speranza: “Voteranno lo stesso questa legge perché devono sottostare alla DC, altrimenti la prossima volta li scarica”. Come del resto è già avvenuto in molte altre occasioni. Tuttavia, questa consapevolezza non fermerà né i partiti di opposizione, né i sindacati, disposti fin da ora a trasmettere l’intero dossier all’Europa.