San Marino. Ecco la verità. Il 70-80% dei sammarinesi è contro l’Accordo di Associazione e la politica si compatta sull’Europa per puro interesse della poltrona e di un posto al governo svendendo il proprio paese … di Marco Severini

La parola sovranità, per molti politici sammarinesi, sembra essere diventata una fastidiosa reliquia del passato. Non più un valore da custodire con fermezza, ma un peso da scrollarsi di dosso in cambio di qualche pacca sulle spalle da Bruxelles e di qualche apertura a tavoli economici che non controlleremo mai. L’accordo di associazione con l’Unione Europea, così com’è stato presentato, firmato e sostenuto da gran parte delle forze politiche sammarinesi, rappresenta né più né meno che un atto di sottomissione istituzionale. E lo è in modo tanto più grave perché si consuma senza consultare il popolo. Anzi, evitando accuratamente di farlo.

Marco Severini, direttore GiornaleSM

Già, perché se si desse la parola ai cittadini, la risposta sarebbe chiarissima, lo si sente per strada, nei negozi, dappertutto: sette, forse otto sammarinesi su dieci sono contrari a quest’associazione. Ma questo non conta nulla, perché la classe politica che oggi governa San Marino ha smesso da tempo di rappresentare il popolo. Oggi rappresenta interessi di apparato, convenienze di poltrona, obiettivi geopolitici esterni.

Ogni giorno ci viene ripetuto, come un mantra, che l’accordo con l’UE è una “grande opportunità”, che “ci proietta nel futuro”, che “ci integra in un mercato unico” e che “senza questo passo rimarremmo indietro”. Ma cosa c’è davvero dietro questa retorica trionfalistica? Una verità ben più scomoda.

Con questo accordo, San Marino rinuncia definitivamente alla possibilità di negoziare bilateralmente con l’Unione Europea, come ha sempre fatto in modo molto vantaggioso. E trovo che questo sia un abominio! Verranno cancellati accordi fiscali, doganali, bancari e amministrativi costruiti con cura nel corso di decenni. In cambio? Dovremo recepire la legislazione comunitaria in blocco con costi onerosissimi, senza avere alcuna possibilità di modificarla, senza alcun diritto di voto o rappresentanza nei processi decisionali europei

È un po’ come firmare un contratto capestro: paghi tutto, subisci tutto, ma non puoi decidere nulla … e non ti diamo nemmeno i fondi europei.

Un trattato scritto a Bruxelles, non a San Marino. L’accordo, per come è stato concepito, ci sottomette al diritto europeo. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che non rappresenta San Marino né è soggetta al suo controllo, sarà l’organo chiamato a dirimere controversie e conflitti. San Marino non sarà più giudice di se stesso, ma sarà giudicato da una corte straniera e controllato in tutto da stranieri europei: e non saranno teneri. Questo è un colpo alla nostra indipendenza giuridica che non può essere sottovalutato.

“Ma anche la Norvegia e il Liechtenstein hanno firmato un accordo simile”… dicono. Falso. Quei Paesi hanno ottenuto margini di salvaguardia molto ampi, a fronte di un potere contrattuale enorme e soprattutto hanno coinvolto pienamente i propri cittadini in tutte le fasi dell’accordo. Beccari e soci, si li chiamo così, non lo hanno fatto e se lo hanno fatto non sono mai scesi sul particolare ma solo raccontando supercazzole! e quanto gli è stato chiesto di indire un referendum ci ha dato degli ignoranti, in sostanza.

San Marino no. San Marino lo firma nell’ombra, lo approva in Consiglio, lo chiude nel cassetto del potere. E tutto questo perché – diciamolo chiaramente – Beccari e i suoi sodali sanno benissimo che se si andasse a referendum, lo perderebbero. Clamorosamente.

Il rifiuto del referendum è un atto antidemocratico. Quando un governo si rifiuta di consultare il proprio popolo su un tema di questa portata, vuol dire che quel governo ha perso la fiducia nella democrazia e nel proprio mandato elettorale ed è lontano anni luce dalla gente. Eppure il referendum è il massimo atto della democrazia e persino auspicabile in un Paese che si vanta di essere la democrazia più antica del mondo e non dei cavilli legali per garantire il potere, i soldi, gli alberghi di lusso e stare nell’aristocrazia europea. Perchè questo è quello che ambiscono molti dei nostri politici.

La verità, invece, è che ci troviamo di fronte a una élite politica che si sente superiore al proprio popolo, che lo considera incapace di comprendere, troppo “provinciale” e persino ignorante per giudicare un trattato internazionale. Ma io dico: cosa c’è di più provinciale del rifiutarsi di ascoltare la voce della propria gente? Quella gente che li ha votati.

Le vere motivazioni dietro l’accordo. Dietro ai comunicati ufficiali si nasconde un interesse profondo: il mantenimento del potere. Con l’accordo in tasca, i partiti al governo potranno dire di aver “portato a casa un risultato storico”, potranno sedersi ai tavoli con gli eurocrati, come piace a loro, soggiornare negli hotel a 5 stelle a spese dei contribuenti serviti e riveriti ed avranno modo di mostrare il volto internazionale di una Repubblica che in realtà, nella sostanza, sta svendendo la sua anima e la sua essenza con il rifiuto ad andare ad un referendum consultivo non dando voce ai suoi cittadini. 

Non vogliono il Referendum perchè sanno che lo perderanno. Stanno giocando sporco e la gente, i cittadini, si devono ribellare. Ora o mai più!

Per molti politici, l’UE è una scorciatoia: consente di delegare ogni decisione impopolare, di dire “ce lo chiede l’Europa”, (l’ho già sentito) e intanto smantellare il controllo interno, ridurre al silenzio i dissidenti e concentrare le leve del potere.

Non vi fate un po’ schifo?

Il futuro che ci si prospetta è inquietante nella sua chiarezza. Un Paese ancora formalmente indipendente, ma sostanzialmente colonizzato: colonizzato da regole europee scritte altrove, da tribunali europei che ci giudicheranno senza conoscere la nostra storia, da standard rigidi imposti senza rispetto per le nostre specificità.

Già li immagino, quegli emissari con il logo blu a stelle dorate, seduti nei nostri palazzi, a supervisionare, correggere, ordinare. Uno dopo l’altro, i gangli del nostro sistema verranno sostituiti da modelli esterni, con la scusa della “modernizzazione”. Ma in realtà sarà un commissariamento mascherato, senza neppure una guerra o un colpo di stato. Solo carte firmate, e silenzi.

Saremo un Paese che non potrà più decidere nulla da solo: né una politica fiscale su misura per le nostre imprese, né una tutela per i nostri istituti bancari, né normative adatte alla nostra microeconomia, alla nostra struttura demografica, alla nostra identità secolare.

Il colpo finale? La concorrenza feroce. Quella concorrenza che spazzerà via interi settori della nostra economia, distruggendo la piccola e media impresa sammarinese, il vero cuore del nostro tessuto sociale. Al loro posto arriveranno imprenditori europei – più forti, più strutturati, più appoggiati – che non avranno alcun legame con il territorio, nessuna sensibilità verso la nostra storia, né alcun interesse a mantenerla.

San Marino cambierà volto. I ricchi diventeranno ancora più ricchi, rafforzati da una deregulation che favorisce i grandi. La classe media, quella che oggi tiene in piedi lo Stato con fatica e dignità, verrà lentamente sostituita. E in fondo alla scala sociale, come sempre, ci saranno le briciole. Quelle destinate ai lacchè politici e istituzionali, che si venderanno per una sedia, un ruolo, un piccolo privilegio.

E poi – inevitabilmente – ci saranno gli schiavi moderni: extracomunitari, arrivati in Europa per fame, spinti qui da rotte organizzate e da dinamiche che sfuggono al nostro controllo. Arriveranno a San Marino in cerca di lavoro. E lo troveranno. Spesso in nero, sottopagato, fuori da ogni tutela, in competizione diretta con i nostri lavoratori e con i frontalieri italiani, disposti a tutto pur di accettare condizioni degradanti.

Questo non è razzismo. È previsione lucida di ciò che avviene ovunque nel mercato unico europeo, dove i più deboli vengono spremuti e i più forti si spartiscono il bottino. 

SE VI STA BENE STATE ZITTI ED ANDIAMO AVANTI

Gli affitti saliranno alle stelle, e già lo sono già con le residenze sempre volute da Beccari che non ne ha combinata una giusta. Le giovani famiglie sammarinesi non potranno più permettersi una casa, e saranno costrette a lasciare il Paese o a vivere in condizioni indegne. Gli immobili diventeranno merce da investimento per facoltosi italiani ed europei, che useranno San Marino come una foresteria di lusso: aria buona, fisco morbido, regole morbide, e manodopera a basso costo … ed i sammarinesi ”cacciati” dalle loro case!

Questa non sarà più la nostra San Marino. Sarà un territorio venduto, svuotato, trasformato in un parco giochi fiscale e turistico, governato da fuori e abitato da chi ha vinto la lotteria della globalizzazione.

E noi? Saremo solo spettatori o peggio dei lacchè.

A meno che non troviamo il coraggio di dire: basta.

Saremo parte di un sistema che non ci rappresenta, ma che ci comanda.

Io non mi rassegno. Non ci dobbiamo rassegnare. Abbiamo ancora il dovere di parlare, di denunciare, di mobilitarci, di chiedere che questo trattato venga sospeso finché i sammarinesi non avranno avuto la possibilità – tramite referendum – di dire la loro. E di dire, se lo vogliono, un clamoroso NO come probabilmente sarà.

Non siamo una colonia. Non siamo una dependance. Non siamo un’enclave passiva. Siamo una Repubblica, e meritiamo di comportarci come tale.

Se davvero questo accordo fosse così buono, così equo, così vantaggioso, allora perché tanta paura di metterlo al voto? La risposta è scontata: 70-80% NO!

Chi crede davvero nella democrazia, non teme il giudizio del popolo.

Avanti con il Referendum!

Marco Severini – direttore del GiornaleSM