San Marino. Elezioni amministrative italiane: quale dei risultati potrebbe riflettersi sul Titano? … di Alberto Forcellini

Vince il centro sinistra, indubbiamente, anche se poi bisognerà andare a vedere cosa succederà dietro a tutto questo. Perdono i sovranisti, i populisti, i protagonismi e, dietro ad essi, il centro destra. Ancora una volta, più brava la Meloni di Salvini. Perde il M5S, soprattutto Virginia Raggi. Ma parliamoci chiaro: a chi era piaciuta davvero? Anche le femministe più intransigenti, disposte a difendere tutto purché sia femmina, hanno storto il naso più volte. Così persa nel suo mondo, totalmente avulsa dalla realtà, Virginia lascia una Roma distrutta, tra rifiuti, traffico, cinghiali, ponti e autobus che vanno a fuoco. Eppure, nonostante tutto, prende più voti di tutti gli altri candidati del movimento. Valle a capire certe persone…

A sorpresa, fanno capolino i no-vax, addirittura con più voti del M5S. Tirando le somme: consolidamento del governo Draghi, affermazione del bipolarismo. Ma cosa di tutto questo potrà riflettersi sul Titano?

Un tempo, l’allineamento di partiti e maggioranze era quasi scontato, perché in qualche modo facilitava i rapporti bilaterali. Poi sono cambiate molte cose. Ad esempio, a San Marino c’è ancora la DC, addirittura in posizione di partito di maggioranza relativa; e c’è ancora un PS, seppure a ranghi molto ridotti. Assolutamente improprio l’allineamento di Rete al M5S: qui non c’è un Grillo e c’è invece la dimostrazione di una cultura di governo che ha spiazzato parecchie incredulità. Il centro sinistra è sostanzialmente diviso tra maggioranza e opposizione, senza riuscire mai a mettere a regime una vera cultura di aggregazione, né a scegliersi un leader degno di tale nome. Non c’è un partito assimilabile alla Lega, né uno a Fratelli d’Italia.

Una bella lezione che viene dalle urne italiane va all’indirizzo di quelli che, anche sul Titano, scimmiottano Salvini, con dichiarazioni su tutto, prese di posizioni perfino sul tempo che fa, con conferenze stampa e comunicati ad ogni piè sospinto, nella piena convinzione che se il governo ogni tanto fa una cosa buona, è perché l’hanno detto loro.

Torniamo al bipolarismo, un’idea che sul Titano è stata platealmente sconfitta con l’esperienza del governo di Adesso.sm e quindi per il momento non sembra avere molte chance. Anche un centro sinistra che stravince, pare una vera utopia. Non è mai successo neppure quando il PCS era fortissimo per uomini e numeri, e così tutta l’area socialista.

Invece, può essere indebolita una DC, che non ha più i big trascinapopolo di un tempo, che ha molti capi e capetti che si beccano tra loro come galli in un pollaio, che può contare solo su se stessa e non su una coalizione di centro destra?  Guardando i numeri attuali, no, e anche guardando il quadro politico generale: il prossimo governo vedrà comunque la Dc all’interno della sua composizione. Eppure ci sono alcune variabili da tenere sott’occhio. La prima: il risultato referendario, che per la Dc è stato una sonora sconfitta. Alla quale potrebbe rimediare solo se saprà dimostrare grande capacità di ascolto e consequenzialità alle istanze dei cittadini, non imbrigliando la legge che dovrà accogliere il quesito referendario.  L’altra variabile è costituita dalle riforme. La Dc è sempre stato un partito conservatore, che non ha mai digerito troppo bene i cambiamenti. Ma ora siamo a un punto di svolta: ci sono problemi enormi da risolvere e la Dc non può fermarsi alle pie intenzioni. Si rischia il default. E d’altra parte, visto che ha la maggioranza dei congressisti e dei consiglieri, se non c’è la sua benedizione, non si va avanti su niente.

Su questi due aspetti, referendum e riforme, si gioca gran parte dei voti di un elettorato che si sta dimostrando sempre meno ideologico e che mostra di preferire, al di là delle sigle, le facce delle persone, riconoscendone meriti e demeriti. È un altro degli aspetti emerso con forza in Italia, cioè il legame della politica con il territorio.

Del centro sinistra abbiamo detto. Rimane Rete. Che si ama o si odia. Chi la ama, o ha imparato ad amarla, è perché apprezza la serietà e la coerenza nell’attività di governo, nel non essersi mai fermata anche di fronte alle difficoltà più grosse, nell’aver saputo dare una svolta nei settori di sua pertinenza anche con risultati eclatanti, nel saper mettere le toppe anche nelle buche create da altri. Chi la odia, la odia da sempre perché ha visto in Rete un avversario irriducibile, capace di infrangere anche i giochi più temerari; chi ha cominciato ad odiarla è perché ne prova invidia, o perché non è riuscito ad ottenere qualche beneficio clientelare, o perché non è più solo simbolo di protesta.

Se ci dovessero essere le elezioni domani mattina, sarebbe davvero una gara dura per tutti i partiti e per quelli che si divertono con la fantapolitica e hanno solo bisogno di riempire qualche titolo di giornale. Nel frattempo, continuiamo a tener d’occhio quanto succede in Italia, perché comunque ogni giorno dobbiamo confrontarci con quella politica e con quegli uomini.

a/f