Rispettiamo l’opinione di tutti, perché ogni voce è importante. Poi chiaramente diciamo la nostra, come è giusto che sia. Certi di non avere soluzioni facili, bacchette magiche o sfere di cristallo. Né di essere i portatori della Verità. Per quello abbiamo già altri che in questi anni hanno fatto i professorini, salvo oggi essere derisi e umiliati dai fatti. Ma questa è un’altra storia. Questo giornale vuole semplicemente portare il proprio contributo, quale osservatore privilegiato delle situazioni e degli attori in campo. Diciamo dunque che quasi sempre, nel 99% dei casi, siamo d’accordo con l’Anis. Il che probabilmente non è un caso. Questa volta però, quando leggiamo che “elezioni non fa rima con soluzioni”, diciamo che siamo certamente – ancora una volta – d’accordo in generale, ma non nel particolare. Oggi abbiamo un problema serio, che è quello della fiducia nel nostro sistema Paese, non solo nel nostro sistema bancario. Dalla certezza del diritto, fino alla credibilità delle istituzioni. Guardiamo in faccia alla realtà: se i sammarinesi fuggono perché non si fidano più della tenuta dello Stato e coloro che stanno fuori qui non ci mettono piede per i medesimi motivi, la questione è non solo seria, ma vitale per la sopravvivenza nell’immediato futuro. Ora, è indubbio di chi siano le colpe, perché le responsabilità le ha nel bene e nel male chi ha preso o non ha preso decisioni in questi ultimi anni. Appare evidente che in una situazione analoga, basti guardare nel passato e in ogni parte del mondo, l’unico modo per ridare fiducia, anche da un punto di vista psicologico, è quello di voltare pagina andando al voto. Adesso.sm non lo capisce e continua ad andare avanti a testa bassa, dimostrando ancora una volta poco amore per San Marino. Una San Marino già pesantemente oltraggiata, non solo economicamente. Cambiare la legge elettorale a maggio, significa andare a votare a novembre. Possiamo permetterci un altro anno così? Possono permetterselo cittadini, industriali e banche? Sarebbe un atto di vera responsabilità quello di staccare la spina. Ancora più responsabile sarebbe chiedere scusa per gli errori fatti, invece che pretendere che senza alcuna spiegazione i sammarinesi debbano ingoiarsi il prestito estero (e conseguente debito). La nostra “soluzione” resta quella che abbiamo già avuto modo di suggerire: al di là della legge elettorale deve esserci un governo politico formato dalla attuale minoranza – tutta quanta – unito da un programma e liste precedentemente concordati, firmati e presentati alla gente. Ancora meglio sarebbe dichiarare prima del voto la futura squadra di governo. Questa coalizione prenderebbe ad occhio l’85% dei consensi, numeri che darebbero la possibilità di fare riforme condivise. Condivise in primis con parti sociali e categorie. Fuori ovviamente deve restare chi ha provocato il danno.
Repubblica Sm