Il Consiglio Grande e Generale, finalmente, con un robusto 34 a 14 su 48 presenti, ha alzato il sipario sulla legge “Interventi straordinari per emergenza casa”. Un titolo che sa di riscatto: il Titano si getta nella mischia per dare un tetto a giovani intrappolati nella stanza in cui 20 anni prima avevano appeso i poster di David Bowie o Sharon Stone, famiglie che fanno i conti con bollette e sogni, anziani che guardano un bilocale come un miraggio. Garanzie statali sui mutui per gli under 45 con redditi fino a 18.000 euro, sgravi fiscali per affitti calmierati, un bonus ristrutturazioni per mutui da 30.000 a 100.000 euro, contratti di locazione con riscatto, nonne che aprono le porte a studenti, e una banca dati per contare gli immobili sfitti.
È un passo avanti, e che passo: il Segretario al Territorio Matteo Ciacci, con 5 milioni stanziati per i mutui, ha mandato un segnale forte, e l’Aula, dopo un minuto di silenzio per Papa Francesco – il Papa degli ultimi, della pace, dell’umanità – ha trovato l’unità per dire: “Ce la faremo”. Ma poi, in un angolo del testo, spunta la svista: per le residenze atipiche, quelle che attirano pensionati benestanti – i quali poi pagano tasse a San Marino – la soglia di reddito vola a 120.000 euro. Benvenuti sul Titano, ma solo se il vostro conto in banca sembra un romanzo di Forbes. E qui, cari lettori, l’applauso diventa un fischio.
L’emergenza casa è una bestia che morde. Giovani che a 35 anni condividono il Wi-Fi con i genitori, coppie che guardano gli affitti come un thriller, vulnerabili che sognano un tetto senza vendere un rene. La legge è una spada lucida: i mutui garantiti, anche per single e separati, sono una boccata d’aria; gli affitti calmierati, con coefficienti chiari, un cerotto che non pizzica; il bonus ristrutturazioni, per case fino a 200 metri quadri, un modo per rimettere in circolo immobili.
L’Aula ha discusso, litigato, sudato: le opposizioni – che tanto non “pagano” loro – hanno spinto per emendamenti (coabitazione intergenerazionale, tutele per disabili, affitto con riscatto), alcune accolte, altre no. Rete ha chiesto di alzare il limite d’età a 60 anni, Repubblica Futura ha storto il naso sui tassi, Dml ha invocato rispetto. Il Governo ha difeso il dialogo e il risultato è una legge che, pur con limiti, dà speranza.
Ma per farla correre servono risorse, e tante. E sapete chi poteva portarle, almeno in parte? Quei pensionati benestanti delle residenze atipiche, che il Titano ha deciso di spedire a prendere il sole a Cipro, Varna o Hammamet, posti con il mare d’estate, e in due casi su tre anche d’inverno, dove le tasse sono dolci e il caffè sa di vacanza.
Le residenze atipiche – checché vi raccontino – non sono un’invasione di tycoon che svuotano Serravalle. Nel 2024, erano una manciata di signori con il portafoglio robusto, venuti qui per un fisco più leggero rispetto ai loro Paesi. E cosa facevano? Pagavano tasse sammarinesi, affittavano case a prezzi che i locali non sognano, compravano al bar, cenavano nei ristoranti, lasciavano mance che facevano sorridere. In una parola: arricchivano. Non erano loro a contendersi monolocali umidi a Dogana o Faetano, perché, diciamolo, chi ha 100.000 euro di reddito non fa la fila per un appartamento con crepe. Portavano soldi che finivano nelle tasche di tutti: dal locatore al macellaio. Alzare la soglia a 120.000 euro? Una ca**ata, senza giri di parole. Non libera case, ma manda questi signori a godersi il tramonto altrove, dove il mare brilla e le tasse sono altrettanto gentili. Risultato? Meno entrate per San Marino, meno consumi… E l’emergenza casa? Sempre lì, a ghignare.
Non fraintendetemi: nessuno vuole trasformare il Titano in un bazar per plutocrati. Ma se l’obiettivo è individuare nuove risorse – senza innalzare ancora il già pesante debito pubblico – per finanziare un piano casa che voli, questa soglia è come tagliarsi le gambe prima della maratona. Le opposizioni l’hanno urlato: è un’idea riciclata, un decreto tirato fuori dal cassetto per sembrare duri, senza colpire i veri problemi. E i problemi sono altri: case popolari che non si costruiscono, speculazioni che danzano grazie proprio ad una offerta enormemente più bassa della richiesta, un sistema che coccola i palazzinari e ignora chi sogna un tetto.
San Marino, spalanca gli occhi. La legge è un seme piantato con cura: i mutui, gli affitti calmierati, il bonus ristrutturazioni sono promesse che possono sbocciare. Ma per farle crescere servono risorse, non illusioni. Potenziate questa legge con i soldi che le residenze atipiche potevano portare, se gestite con cervello. Abbassate la soglia – magari a 80.000 euro – per attirare chi spende senza intasare il mercato. Costruite case di edilizia popolare, non miraggi. Uno stato liberale non tassa chi ha mmobili sfitti, ma premia chi affitta a prezzi onesti, frenando la speculazione che trasforma i mattoni in oro per pochi. Non si tratta di svendersi, ma di giocare d’astuzia.
Il Titano non può permettersi di fare lo snob con chi porta risorse. Giovani che scappano, famiglie che arrancano, un mercato immobiliare che sembra un labirinto: questa è la sfida. La legge del 22 aprile è un passo avanti, ma la svista sulle residenze atipiche è una follia che va corretta. San Marino, sii sveglio. Costruisci case, non barriere. Abbraccia chi arricchisce, non chi ha il conto più gonfio. E sogna un futuro dove un tetto sia un diritto, non un’utopia. Altrimenti, fra vent’anni, non avremo più giovani da applaudire. Solo appartamenti vuoti e rimpianti.
Enrico Lazzari