San Marino. Ennesima conferma dal “Caso Titoli”: il debito di oggi eredità pesantissima lasciata da “Cricca” e AdessoSm, ovvero Repubblica Futura, SSD e C10

Enrico Lazzari

Un miliardo e 200 milioni di debito pubblico! Ma non è una novità… La novità è che, oggi, calcolatrice alla mano, appare sempre più chiaro come, perchè e chi abbia aperto questa voragine nei conti pubblici che costa alle casse statali, ogni anno, decine di milioni di soli interessi passivi.

In fondo, chi dai banchi del Consiglio Grande e Generale, fino a ieri, cavalcava lo stesso debito pubblico inanellando critiche e controcritiche alla scorsa maggioranza -quella che verrà sostituita a giorni- e al governo uscente, è chi il problema, la voragine finanziaria ha contribuito a crearla.

L’ennesima conferma di ciò giunge, ancora una volta, dagli atti giudiziari. Nel caso specifico dalle richieste che le parti civili costituitesi nel “500/2017”, meglio noto come processo “Caso Titoli”, hanno proprio in questi giorni quantificato e avanzato quale risarcimento del danno: un totale di oltre 400 milioni di euro! Che vanno a sommarsi al centinaio di milioni “spariti” dai fondi pensione e da Fondiss, all’oltre mezzo miliardo di euro bruciato in Cassa di Risparmio (534,2 milioni per l’esattezza del risanamento Carisp conseguente alla controversa svalutazione dei crediti), ai milioni e milioni determinati dall’illegittima liquidazione di Asset Bank e al buco enorme lasciato da Banca Cis… Senza contare le controverse operazioni come, per citarne una, i “titoli Demeter”, a loro volte capaci di determinare un danno, costo per lo Stato…

Ma, in questo pozzo senza fondo determinatosi nello scorso decennio, con il picco del danno -diretto o indiretto- per le case pubbliche registrato nella legislatura guidata da AdessoSm, ovvero da una maggioranza e un governo composto da Repubblica Futura, SSD e Civico 10 (quest’ultimi due confluiti oggi in Libera), quanti sono i milioni che si possono dire gettati?

Senza dubbio quelli necessari al risanamento di Carisp, conseguente alla svalutazione non giustificata -secondo un perito del Tribunale “viziata da significative criticità e anomalie”- dei crediti che ha portato il bilancio di esercizio 2016 a chiudere con un passivo di 534 milioni di euro. Poi coperto con la “furbata” finanziaria del titolo irrimedibile, avvalorata comunque dal FMI. E senza dubbio i quasi 100 milioni che sono costati la condanna in appello per truffa all’ex Direttore Generale di Banca Cis Daniele Guidi e che si sono volatilizzati da Fondo Pensioni e Fondiss…

E solo con queste due “voci” siamo a oltre 600 milioni di euro, ovvero il 50% del debito pubblico che oggi grava su ogni sammarinese. A queste si può poi aggiungere il danno derivante, sempre per lo Stato, ovvero per la collettività, determinato dalle vicende che sono al centro del “Caso Titoli”, ovvero “titoli Demeter”, liquidazione illegittima di Asset Banca e altre questioni che ruotano attorno a Banca Cis, così come quantificate -per ora- dai legali di parte civile dell’Ecc.ma Camera, ovvero in 286 milioni di euro, di cui 195 derivanti dagli interventi a tutela dei correntisti di Banca Cis.

Arriviamo così, solo con queste “voci” siamo a quasi 900 milioni di euro, che rappresentano i tre quarti del debito totale oggi gravante sulle finanze pubbliche… E il danno di immagine determinato dalla “Cricca” e “non impedito” da chi ha guidato il Paese nello scorso decennio, in primis Repubblica Futura, SSD e C10, a quanto è quantificabile? Ben più, verrebbe da dire, dei 300 milioni che mancano per “pareggiare” l’intero debito pubblico sammarinese e, quindi, dei sammarinesi.

Infatti, la crisi del sistema bancario, al momento secondo quanto trapelato dai processi in corso o chiusi in almeno un grado di giudizio, creata artificiosamente per favorire Banca Cis e il relativo “gruppo-Grandoni”, così come definito nelle motivazioni della sentenza di condanna di primo grado per abuso di autorità e tentata concussione dell’ex Segretario di Stato alle Finanze di AdessoSm Simone Celli e del Commissario della Legge Alberto Buriani… La crisi del sistema finanziario, dicevo, ha distrutto, compromesso per anni e anni l’appeal che la Repubblica di San Marino poteva un tempo esercitare sugli investitori, determinando di conseguenza un danno evidente in termini di mancati investimenti economici che avrebbero sostenuto maggiormente, oltre che le casse pubbliche, l’intera economia, con ricadute anche in termini occupazionali e, quindi, in maggiori entrate fiscali e contributive… 

La “Cricca”, unita all’incapacità della politica del decennio scorso di fermarla -sempre che si tratti di sola incapacità-, ha lasciato una eredità pesantissima ai sammarinesi di oggi e di domani… E oggi non sono più i ragionamenti o la logica a confermarlo, ma la calcolatrice!

Enrico Lazzari