Sono ben 266 i cittadini sammarinesi che hanno sottoscritto l’istanza d’Arengo per la revisione delle norme che hanno convertito in Titoli di Stato i risparmi degli ex correntisti di Banca Cis. Da qui siamo partiti per una intervista a Thomas Biagi, noto pilota automobilistico, oggi in veste di Presidente del “Comitato Correntisti Sammarinesi”.
Thomas Biagi, può spiegarci in breve cosa vi è successo?
“Dopo la risoluzione di Banca CIS i correntisti – che non avevano alcuna colpa del dissesto dell’istituto – si sono visti restituire solo 100.000 euro mentre tutti gli altri risparmi, che spesso sono il frutto di una vita di lavoro e sacrifici, sono stati convertiti in obbligazioni che avrebbero dovuto essere liquidate nel luglio di quest’anno. Con una mossa che non ho timore di definire un colpo di mano a pochi giorni dal termine ultimo previsto, le obbligazioni sono state convertite in titoli di Stato che scadranno tra ben 10 anni con un rendimento annuale pari all’1%. Ci sentiamo traditi e beffati. Ci è stato detto che quei titoli sarebbero stati scambiabili sul mercato secondario ma la realtà è ben diversa: nessuno li vuole, neanche le banche sammarinesi e neppure a prezzo di consistenti svalutazioni. 10 anni nella vita di una persona sono tanti: che ne sarà dei loro progetti, delle loro aspettative, delle loro speranze?”.
Perché ha deciso di rappresentare i correntisti Cis?
“Nella mia vita di sportivo ho imparato che non bisogna mai mollare e non bisogna mai arrendersi dinanzi alle avversità. Ringrazio le centinaia di persone che hanno ritenuto di volermi affidare le loro speranze per poter risolvere questa ingiustizia”.
I cittadini non capiscono perché in un momento così difficile, lo Stato debba ancora farsi carico dei cosiddetti dissesti bancari. Qual è il suo punto di vista?
“Si metta nei nostri panni. I cittadini ed i risparmiatori si affidano alle istituzioni tenute a vigilare sul corretta gestione delle banche e sull’equilibrio e tenuta finanziaria degli istituti autorizzati. Questo è un compito dello Stato. Evidentemente se Banca CIS è finita come è finita è perché chi doveva vigilare non lo ha correttamente fatto. Ma non si possono far pagare i danni di quanto successo solo ai correntisti che, in questa storia, sono gli unici incolpevoli. E poi mi passi una battuta: se non ci si può più fidare a tenere i risparmi nelle banche l’alternativa torna ad essere il materasso: lo Stato ci dica che questo è, e ci adegueremo. Questa battaglia la stiamo facendo non solo per noi ma anche per tutti coloro che detengono soldi in banche di San Marino. Potrebbe capitare a chiunque di trovarsi nella nostra stessa situazione”.
Siete stati particolarmente critici con la politica. Non crede che il governo di San Marino stia già facendo i salti mortali per fare quadrare i conti in un contesto storico a tratti surreale, fra Covid e guerra?
“Siamo consapevoli dei problemi di bilancio e ci siamo sempre dichiarati disponibili a ragionare in maniera costruttiva. Non comprendiamo però, ad esempio, perché non siano stati valutati meccanismi di proporzionalità e progressività nella restituzione dei propri risparmi. Può non andar bene restituire tutto e subito, ma non va neppure bene rinviare tutto al 2032 e chi si è visto si è visto: non è accettabile prendere in giro così chi si era fidato delle istituzioni. Il problema è anche che è mancato qualsiasi tipo di confronto e le decisioni sono state prese senza coinvolgerci in alcun modo”.
La vicenda e la vostra protesta ha varcato i confini ed è arrivata in Italia. Non crede che sia controproducente anche per voi questo danno di immagine per la Repubblica del Titano?
“La vedo sotto un altro aspetto. Se non verranno individuate soluzioni diverse l’affidabilità e la reputazione del sistema bancario e finanziario sammarinese saranno messe fortemente in dubbio sia a San Marino che all’estero con conseguenze enormi: chi porterà più i propri risparmi a San Marino sapendo quel che può succedere? E chi adesso ce li detiene potrebbe ragionevolmente pensare di portarli altrove. E ciò non certo per colpa nostra, ma per colpa di chi si ostina a voler portare avanti un approccio assolutamente ingiusto ed iniquo senza neppure mostrarsi disponibile al confronto”.
Ci sono fra voi correntisti situazioni particolari che può raccontarci, ovviamente senza rendere riconoscibili i protagonisti?
“Ce ne sono parecchie, ma preferisco non entrare nel dettaglio per motivi di delicatezza. Basti comunque dire che ci sono persone che hanno acceso di recente mutui e acquistato immobili confidando sul rientro di questi danari, guadagnati con una vita di sacrifici. Vale anche per il sottoscritto. Ora tutti quanti, me compreso, stiamo facendo i conti con una realtà ben diversa. Ciò che addolora inoltre è quello che stanno patendo persone oltre i 70 anni, le quali mi raccontano con amarezza che quando rivedranno i loro denari saranno probabilmente già nella tomba”.
Quali saranno i vostri prossimi passi?
“La scorsa settimana, in soli 4 giorni, abbiamo raccolto 266 firme di sottoscrizione ad un’istanza d’Arengo che è stata depositata domenica. Confidiamo che il gesto possa smuovere la politica e le istituzioni ad affrontare finalmente il problema rompendo quel muro di omertà che è stato innalzato. Siamo e restiamo fiduciosi nelle istituzioni e nel confronto ma è ovvio che per parlare bisogna essere in due. Se le nostre richieste finiranno ancora nel vuoto e nel silenzio non escludiamo nessuna azione perché una cosa ci tengo a dirla: noi non ci arrendiamo e non ci arrenderemo mai per difendere i nostri diritti”.
David Oddone