ternazionale di rating Fitch che lo scorso giugno aveva declassato San Marino dal livello BBB – con outlook stabile al livello BBB- con outlook negativo, non cambia idea. Il rischio finanziario del nostro Paese si conferma a livello BBB- con outlook negativo a sottolineare un’instabilità che potrebbe sfociare in un ulteriore declassamento. Difficilmente San Marino avrebbe potuto sperare in un risultato diverso: è sotto gli occhi di chi vuol guardare come siano peggiorati tutti i fondamentali dell’economia essendo stata portata avanti una politica anacronistica che non ha pari in tutta Europa. Non si capisce allora come di fronte a dati e numeri che, lo abbiamo scritto più e più volte, hanno una vistosa ostinatezza, da Adesso sm abbiano potuto tirare un sospiro di sollievo. Il report parla infatti di ingenti passività potenziali derivanti dagli NPL delle banche, di una debole risposta politica alla crisi del settore bancario e di una limitata capacità amministrativa dovuta alla piccola popolazione (33.400). Sottolinea poi la mancanza di diversificazione economica, un’alta dipendenza dall’Italia, una crescita del PIL più bassa e più volatile.
“Il settore bancario sammarinese – si legge – rimane molto debole e il processo di ristrutturazione delle banche è limitato, aumentando il rischio di perdite che si stanno cristallizzando sul bilancio sovrano. Fitch si aspetta che il settore subisca un’altra perdita nel 2018, di poco inferiore ai 48 milioni di euro (3,3% del PIL) registrati nel 2017, Carisp rappresenta la grande maggioranza del deficit di capitale del sistema e il governo ha garantito quasi altri 450 milioni di euro (30% del PIL) nei prossimi 25 anni. Ciò segue gli 85 milioni di euro di perdite di Carisp coperti negli ultimi due anni.
Le nostre proiezioni sul debito incorporano 450 milioni di euro di nuovo debito pubblico per le ricapitalizzazioni bancarie distribuite uniformemente tra il 2019-2021, ma l’incertezza attorno a questo è elevata. Piani credibili che ripristinano in modo efficiente la redditività delle banche sosterrebbero la fiducia nella risposta della politica del settore finanziario. La principale misura fiscale aggiuntiva prevista per il 2020 è l’introduzione dell’IVA, ma i dettagli devono ancora essere concordati, mentre sono in fase di negoziazione anche le proposte volte a ridurre il sussidio pensionistico statale nel tempo. Questa restrizione fiscale moderata è poco incisiva rispetto alla prevista ricapitalizzazione bancaria, a seguito della quale prevediamo aumenti del debito al 41,5% del PIL nel 2020 e al 49,8% nel 2021, dal 24,1% del PIL nel 2017. A nostro avviso, la flessibilità finanziaria di San Marino è ridotta dall’assenza di un track record di prestiti esterni, dalla limitata capacità di “prestatore di ultima istanza” per il suo debole settore bancario e dalla costante erosione delle sue riserve fiscali […]La ripresa economica sammarinese rimane contenuta, appesantita dalla continua riduzione dell’indebitamento del settore finanziario. Gli indicatori disponibili sono alquanto contrastanti, con una crescita dell’occupazione del 2,2% nell’anno a ottobre, trainata dall’aumento della partecipazione dei non residenti, ma la disoccupazione cala lentamente ad un tasso medio del 7,9% quest’anno, dall’8,1% nel 2017 e nessun aumento del numero di aziende registrate.
La ripresa è frenata dalla moderazione della domanda esterna, dall’inadeguatezza della politica fiscale, dal consolidamento del settore bancario e dal calo del credito La crescita dell’occupazione sarà sostenuta da un ulteriore allentamento delle restrizioni sull’assunzione di non residenti, mentre i piani per aprire parzialmente il mercato immobiliare agli investitori stranieri dovrebbero contribuire a stimolare il mercato immobiliare ancora depresso”. Quando, appunto sei mesi fa, Fitch portò l’outlook della Repubblica da stabile a negativo dal governo si dichiarò “Cruciali saranno i prossimi sei mesi: la razionalizzazione e la riduzione della spesa pubblica, l’introduzione dell’imposta sul valore aggiunto, la riforma pensionistica e la revisione del sistema di imposizione diretta finalizzata all’allargamento della base imponibile, tra i principali interventi su cui puntare. Tentennamenti e ritardi sono del tutto incompatibili con l’odierna situazione economico-finanziaria della Repubblica”.
Parole che trascorsi quei famosi sei mesi pesano come macigni a dispetto degli ulteriori commenti sul fatto che la conferma del rating “sia già di per sé una buona notizia”.
Repubblica Sm