San Marino. Francesco Stefanelli e il suo violoncello. Fatica, studio, ma soprattutto passione, il giovane musicista sammarinese si racconta a GiornaleSM … di Angela Venturini

Gli ridono gli occhi prima della bocca, verdi, luminosi, vivacissimi, sotto una cascata di riccioli ribelli. Ma sono le sue mani a catturare la magia e le emozioni di uno strumento talvolta definito “dark”, eppure capace di creare l’armonia e il calore che si legano con gli altri strumenti dell’orchestra, o di un gruppo, quando è suonato da buone mani. Come quelle di Francesco Stefanelli, 25 anni, borghigiano, che del violoncello si è innamorato quando ne aveva appena sei, frequentando i corsi di Musicagiocando dell’Istituto Musicale Sammarinese. Un amore per la musica naturalmente indotto visto che, essendo figlio d’arte (i suoi genitori sono entrambi pianisti) ha cominciato ad ascoltarla addirittura prima di nascere. 

Francesco, questa predilezione per la musica classica è stata quasi un percorso obbligato, visto che è difficile fare rock con il violoncello. O no?

In effetti, ci sono musicisti che fanno rock, o musica leggera, anche col violoncello. Ma io ho sempre ascoltato molto la classica, in casa e poi a scuola; quindi, la mia preferenza è andata lì.

Il suo autore preferito?

Tutti i compositori hanno scritto per violoncello, ma per me il più gande in assoluto è Bach. Le sue suites sono famosissime. Comunque, ogni volta che affronto un nuovo autore, scopro cose nuove, che alla fine mi piacciono. 

Ma lei sta ancora studiando?

Proprio in questo periodo sto finendo di studiare alla Escuela Superior de Música Reina Sofía, di Madrid perché il perfezionamento, anche per i musicisti, è un percorso che non finisce mai. 

Quando e dove si è diplomato?

Al Conservatorio Lettimi di Rimini, nel 2015. Avevo 15 anni. Di seguito, tutti i corsi a cui ho partecipato, sono stati sempre per il perfezionamento. 

Il primo concerto come solista?

Esclusi i saggi scolastici, è stato nel 2012. Non ero ancora diplomato. 

Qual è l’accoglienza del pubblico di fronte ad un musicista così giovane?

Il pubblico in genere è molto preparato e sa già cosa va a sentire. Di fronte ai giovani c’è sempre molta curiosità, perché sono molti quelli che si avviano su questa strada, anche se non tutti poi vanno avanti. 

E il suo approccio, invece, di fronte ad una nuova platea? 

Cerco sempre di trasmettere il meglio della mia musica. So che il pubblico davanti a me è generalmente più adulto, spesso è molto competente e appassionato di classica, quindi, potenzialmente critico. Nelle rare volte in cui c’è un pubblico giovane, mi fa molto piacere, perché mi immedesimo negli ascoltatori. 

Ci sono molti giovani che suonano la classica?

Sì, abbastanza. Ma non tutti hanno poi la costanza di proseguire e magari preferiscono indirizzarsi ad altri generi. In effetti, quelli che poi diventano veri professionisti, sono ancora pochi. 

Lei fa anche molti concorsi, spesso di caratura internazionale, tra l’altro ottenendo sempre ottimi risultati. Perché si fanno i concorsi?

È molto importante per noi musicisti fare i concorsi, innanzi tutto per l’esperienza che si matura in quelle occasioni, molto più che studiando in casa. Poi fanno curriculum e sono fondamentali per farsi conoscere e magari creare anche occasioni di lavoro. 

A tale proposito, fare musica è un buon lavoro? Si riesce a guadagnare abbastanza?

Alcune volte sì, alcune volte no, per quanto riguarda me, in questo momento. È chiaro che l’obiettivo è anche quello.

Dove sta suonando adesso?

Un po’ ovunque, principalmente con il quartetto Adorno, con il quale sto facendo molti concerti. A volte suono anche da solo, in duo con il mio pianista Nicola Pantani, con cui abbiamo appena vinto il secondo premio al Concorso Internazionale di Musica da Camera di Pinerolo ICM. Se lei intende: un posto fisso, attualmente non ce l’ho. Ce l’avevo, perché avevo vinto il concorso per primo violoncello dell’Arena di Verona, ma dopo qualche tempo l’ho lasciato perché ho fatto altre scelte. 

E quando non suona, cosa fa? 

Studio, almeno sei ore al giorno, e prima dei concerti si fanno le prove. Non rimane molto tempo per fare altre cose.

Il ricordo più bello di questi anni di musica?

Sicuramente è stato quando ho suonato con la WDR Sinfonieorchester Köln nella Roncalliplatz a Colonia, nel 2016. In quell’occasione, ho eseguito il primo movimento del concerto di Shostakovich n.1 per violoncello e orchestra. Era la finale dell’Eurovision Young Musicians, e io rappresentavo il mio Paese. Quella è stata la mia prima vera esperienza che ho fatto da solista, con un’orchestra e un direttore di altissimo livello. 

Prossimi impegni, oltre alla stagione concertistica estiva?

Suoneremo in duo all’Expo ad Osaka il 10 ottobre, sempre per San Marino ovviamente.

Guardando più avanti, quali sono i suoi obiettivi: una ragazza, una famiglia?

No, no, per il momento non ho tempo, non ce la faccio, sono sempre in giro. Però un obiettivo importante lo stiamo raggiungendo, perché verso la fine dell’anno uscirà il primo CD del Duo Stefanelli – Pantani, con l’etichetta DaVinci Classics. Per il resto, intendo continuare a perfezionarmi, a fare concerti e a fare concorsi. Sempre cercando di fare il meglio possibile.

Qualche altro genere di musica, l’ha mia frequentato?

A volte mi capita di ascoltare il jazz, perché lo suona mio padre. E mi è anche capitato di partecipare al San Marino Song Contest, ma solo nella giuria. Devo dire che mi sono divertito molto, anche perché poi hanno offerto la pizza a tutti!

Angela Venturini