San Marino. Gas e luce: una soluzione immediata non ce l’ha nessuno, ma è fondamentale pensare a soluzioni a lungo termine … di Alberto Forcellini

Sono sempre più gli esperti convinti che l’emergenza gas e luce sia una cosa temporanea, che finirà com’è finita l’emergenza pandemica. Che è importante guardare a quello che bisogna fare subito per aiutare famiglie e imprese, ma è molto più importante progettare le soluzioni a medio e lungo termine. C’è però una grande differenza tra pandemia e rifornimenti energetici: contro il Corona virus la gente ha reagito, si è attrezzata, ha inventato soluzioni e l’economia è tornata a crescere; contro l’inflazione delle bollette nessuno riesce ad inventarsi soldi che non bastano più.

Prezzi impazziti e ricatti russi, non solo con lo stop and go di Gazprom ma anche bruciando le eccedenze. I satelliti hanno rilevato l’incendio di grandi quantità di gas naturale (circa 4,34 milioni di metri cubi) nell’impianto di Portovaya, a nord-ovest di San Pietroburgo, vicino al confine con la Finlandia. Un paradosso, o uno sfregio, ai 12 paesi europei più penalizzati proprio dalla carenza di gas.

I prezzi di consegna giornaliera da settimane si sono estesi a tutta la curva: le scadenze fino a primavera 2024 costano tra 265 e 340 euro al MWh. Così il rincaro avrà tutto il tempo per entrare nel sistema di imprese e famiglie. Se ne accorgeranno gli italiani – anche di governo – nel ricevere a fine settembre le bollette estive, antipasto del piatto forte invernale, quando riscaldarsi sarà il nuovo lusso e 100 mila imprese avranno costi superiori ai ricavi.

Una situazione che ha comportato una netta virata della campagna elettorale italiana: i partiti in lizza sembrano fare a gara a chi ha segnalato per primo al governo uscente di Draghi l’emergenza energetica. Il che, francamente, non serve a nulla.

Nessuno ha la soluzione immediata. Le ipotesi basate sul razionamento per diminuire i consumi, il credito di imposta per le aziende e l’abbassamento dei termostati sono solo palliativi che non risolvono il problema a monte: sganciare l’economia dalle energie fossili. A tutt’oggi l’84,3% del consumo di energia primaria globale è soddisfatto da gas, carbone e petrolio, che si pensano inesauribili e invece finiranno più o meno tra 150 anni. Insomma, si farà in tempo ad inquinare l’intero pianeta, farci sommergere dai cambiamenti climatici, scatenare rivolte sociali di portata biblica. La protesta è già esplosa in maniera violenta in Inghilterra, con il rifiuto di pagare le bollette.

La soluzione vera è uscire dalla dipendenza dal gas in tutti i settori e sostituirlo con le rinnovabili per farne il volano di una nuova politica industriale ed economica. Quindi: eolico, fotovoltaico, nucleare di terza/quarta generazione, e un ripensamento rivoluzionario del concetto di sviluppo.

San Marino vive una situazione di riflesso, un po’ come in tanti altri settori. Non ha giacimenti fossili, deve acquistare energia fuori confine e servirsi delle infrastrutture di servizio italiane. Quindi, le sue scelte possono essere solo in subordine. Ci sono due ordini di problemi: le tariffe attuali quantunque aggiornate non coprono i costi di acquisto, per fortuna bloccati con lo strumento finanziario predisposto lo scorso febbraio da AASS; le possibili difficoltà di rifornimento, perché se il gas mancherà su scala europea non possiamo illuderci di averne a iosa sul Titano. Ricordiamo che il gas serve anche a produrre energia elettrica, quindi le due cose sono intimamente legate. Il Segretario Lonfernini ha annunciato ieri un Piano di emergenza a cui fare riferimento in caso di necessità durante i mesi più freddi.

I riflessi sul Titano, di cui abbiamo accennato, già si vedono con la mancanza di alcuni prodotti che non vengono consegnati perché costa troppo a produrli e a trasportarli. È la conseguenza di quanto sta avvenendo in Italia, dove tante piccole/medie aziende stanno chiudendo perché le bollette hanno raggiunto prezzi impossibile da pagare. Bar, pasticcerie, attività legate alla ristorazione o all’ospitalità, aziende che lavorano i metalli o il legno o la plastica, non devono fronteggiare solo il rincaro delle materie prime, ma bollette che sono decuplicate in meno di un anno. Chi pagava 10 mila euro di luce, ora ne deve pagare 100 mila. Impossibile scaricare sul cliente aumenti così onerosi. Cioè, non si può far pagare 5 euro una tazzina di caffè. Per questo in tanti chiudono. Non è ancora stata fatta una stima dei dipendenti in cassa integrazione, né di quelli licenziati.

Come dicevamo, le bollette sammarinesi sono ancora gestibili dai bilanci familiari e aziendali, ma tutto il resto rincara ogni giorno. Le famiglie a basso reddito e le pensioni sotto i 1500 euro mensili cominciano a sentire un’erosione importante delle loro risorse. Accanto al piano nazionale per l’emergenza energetica, il governo dovrà guardare le conseguenze di tipo sociale.

E poi sarà fondamentale, imprescindibile, improrogabile progettare e investire nelle energie alternative e nella transizione ecologica, per non trovarsi in un’altra emergenza ancora peggiore.

a/f