Entrare nelle questioni tecniche del Tribunale non è materia nostra. E tuttavia è evidente anche ai non addetti ai lavori che certe indagini si stanno rivelando, da due anni a questa parte, piuttosto scomode. A parlarne in aula consiliare durante il comma comunicazioni è stato mercoledì il consigliere del Pdcs Marco Gatti che ha ripercorso l’affaire del Tribunale sin dalla sua primissima genesi. “Nessuno – ha sottolineato – investirà mai un euro in un Paese senza stabilità finanziaria e senza giustizia, dove le leggi sono interpretate da chi invece le dovrebbe seguire. E questo è cominciato il giorno in cui in Commissione Giustizia si è smesso di decidere all’unanimità. Sono iniziati una serie di atti che hanno mandato in tilt il Tribunale, si è revocato un magistrato dirigente con un atto non previsto per legge, e si è nominato un dirigente incompatibile la cui incompatibilità era tale già nel Collegio dei Garanti. Per legge non può essere dirigente pubblico un amministratore di una società. Per me una persona che è incompatibile e lo sottace per otto mesi per non essere rimosso, non ha più una irreprensibile condotta morale”. In seguito il consigliere Gatti si è soffermato sulla sentenza Brunelli che ha revocato i domiciliari a Guidi e annullato tutte le perquisizioni ed i sequestri. “Dite – ha detto in aula – che il giudice Brunelli ha ribaltato le ordinanze del giudice Morsiani, cosa che un giudice d’Appello ha effettivamente facoltà di fare e che normalmente può accadere, questa è una garanzia. Qui però è mancata quella forma di garanzia obbligatoria che è l’astensione di un giudice nel caso ci siano sentimenti di amicizia, inimicizia, parentela o se ci si sia già espressi. In questo caso la pubblicazione degli stralci dei verbali della Commissione Giustizia, che non potevano essere pubblicati, ha fatto emergere come le parole dell’ex magistrato dirigente Valeria Pierfelici trovino riscontro nell’ordinanza del giudice Morsiani. Ora è importante tornare sul fatto che per aver detto quelle parole l’ex magistrato dirigente è stato cacciato via con un ordine del giorno che l’accusava di aver riferito fatti gravi non provati. L’ordine del giorno per la cacciata dell’ex magistrato dirigente è stato firmato da mezza magistratura tra cui il magistrato Brunelli. E qui ovviamente essendosi già espresso, sostenendo che quei fatti non esistevano, c’è il problema dell’astensione, non avrebbe cioè dovuto esprimersi su una questione sulla quale si era precedentemente espresso”. Alla luce dell’analisi del consigliere Gatti il campo di azione è quello della procura fiscale l’unica in questa fase delegata a impugnare gli atti.
“C’è un problema a monte – ha proseguito Gatti – la politica ha deciso l’invio dei verbali della Commissione Giustizia ai giudici facendo una cosa contro la legge. Quei verbali non dovevano uscire dalla Commissione. Era chiaro, c’era una parte della politica che non era completamente a posto nei confronti di un potentato economico che lavorava contro gli interessi della Repubblica. Da quel giorno lì sono state fatte delle continue forzature a livello giuridico. Come si fa a collaborare di fronte a tutto questo? Non è il male di un magistrato, le denunce arrivano da più parti. L’opposizione ha preso le distanze in modo netto da certi personaggi e da certi interessi, la maggioranza lo deve ancora dimostrare. E’ ora di fermarsi a riflettere che stiamo portando avanti un percorso non sano”. Infine la conclusione: “E’ stato presentato un ricorso ai Garanti in cui un giudice ha sollevato a seguito di un appello un problema di incostituzionalità su una norma ipotizzando la necessità di un tribunale speciale per le cause tra giudici. Di questo passo finiremo con il dover istituire tribunali speciali per ciascuna categoria, una sorta di lobby…Credo si sia superato il limite”.
Repubblica Sm