
Venerdì 19 giugno ho assistito a una nuova edizione del Convegno annuale “Osservatorio investment management 2020” organizzato da Siat in collaborazione con Deloitte Consulting; evento al quale hanno potuto partecipare un numero limitatissimo di 100 partecipanti (invitation-only).
Ringrazio sin da ora Siat e Deloitte per il gradito invito.
Sono pertanto lieto di portare a San Marino, e per San Marino, la mia esperienza e di poter condividerla con tutti voi in quanto, direttamente o indirettamente, i prossimi cambiamenti, che alcuni potrebbero ipotizzare settoriali, interesseranno tutti noi per la ridotta dimensione del territorio e la sua posizione geografica.
Vediamo 4 spunti di riflessione che ho scelto tra i tanti per la realtà sammarinese.
Premessa:
- Ci sono aspetti e novità che dovremo obbligatoriamente prendere in considerazione nell’ampia sfera dell’investment management se vogliamo essere competitivi a livello europeo, e quindi non solo italiano.
- Il cambiamento è già in corso e non possiamo ignorarlo.
- Inoltre la crisi della Covid-19 ha accelerato ulteriormente certi processi e ne ha rivelati altri.
- In effetti, ci sono forze che stanno cambiando il settore dell’investiment management come: la contrazione dei margini, il cambiamento del comportamento degli individui, le spinte della Regulation e l’entrata nel settore da parte di giganti della tecnologia che rivoluzionano e che rivoluzioneranno ulteriormente il settore.
- Il Fintech sta quindi sconvolgendo il mondo della finanza. La pandemia ha offerto la possibilità di sfruttare maggiormente i servizi online e digitali per quelle banche che disponevano già di tali servizi. Andiamo verso una gestione dei risparmi molto aperta con nuovi attori che non saranno soltanto quelli tradizionali (banche e servizi postali).
- L’interazione uomo e macchina nel settore bancario è cambiata e aumentata nel recente periodo di lockdown e stiamo assistendo a una transizione che rimarrà anche dopo la pandemia. Il Fintech sarà utile per una migliore conoscenza dei clienti tramite il trattamento dei dati anche a fini previsionali e per la creazione di clusters più smart.
- Pertanto, la pandemia ha dato una spinta notevole al processo Fintech in quanto, oggi, lo smartworking o lo studio da casa sono normali e verranno probabilmente ulteriormente ampliati e resi permanenti. Inoltre, il maggior utilizzo dell’e-commerce avvenuto durante le ultime settimane ha aperto delle opportunità e ora l’utilizzo del digitale sarà maggiormente richiesto.
Secondo me, bypassando gli aspetti prettamente tecnici (vedi per esempio gli investimenti Esg che riguarderanno sempre maggiormente il fattore sociale o la recente direttiva europea in vigore dallo scorso 10 giugno,…) assistiamo dunque all’accelerazione di un processo già in essere e che porterà a significativi mutamenti.
Il Fintech non vuole dire necessariamente più macchine e meno uomini, ma analisi dei big data e riqualificazione del personale (almeno lo spero…). Faccio un esempio di come la vedo io e non parlo unicamente di una più rapida e ottimale asset allocation o di una consulenza spot, ma di una migliore conoscenza del cliente a fini previsionali. Se potessi disporre dei dati di un nucleo famigliare potrei essere in grado di definirne, con il sostegno di reti neurali e di altri software di analisi statistica e econometrica, il relativo cash flow per i prossimi 3 o 5 anni e individuare, con largo anticipo, periodi di minor disponibilità che, se noti mesi prima, potrebbero essere gestiti con maggior efficacia tutto a favore della famiglia. Questo potrebbe essere un nuovo punto di forza per fidelizzare i clienti…
Una parentesi: in molti hanno paura di fornire i propri dati personali ed è condivisibile. La privacy è tutto. Poi, cosa fondamentale, bisogna vedere a chi vengono trasmessi quelle informazioni. Ma se uno non ha nulla da nascondere non vedo il problema. In ogni caso il sistema ha già tutti i dati e sa già quanto guadagna un dipendente, dove abita, l’auto che ha, dove va in ferie, e così via. Poi quello che le manca lo trova sui social o ritracciando il numero telefonico e/o la targa dell’auto. Discorso diverso per i “non dipendenti” o per quelli che nascondono le proprio “kose”… In ogni caso, occorre conoscere la persona per poterla consigliare in un contesto di investiment management. Altrimenti ci sono i gratti e vinci…
Alcuni cambiamenti avvengono obbligatoriamente, anche se non lo vogliamo, e la domanda non è “cambiamento sì” o “cambiamento no”. Non è nemmeno una domanda. E’ semplicemente cercare come navigare il cambiamento per non esserne vittima. Pensiamoci a San Marino. Se nel futuro non saranno più solamente le banche e gli uffici postali a proporre certi servizi d’investment management, ma se questi saranno disponibili via app sul mio smartphone o proposti da startup, da aziende internet, da compagnie assicurative, da operatori telefonici… A breve il mercato potrebbe aprirsi alla concorrenza. Se accadrà fuori dai confini avverrà anche qua.
Come detto poco sopra, non coinvolgerà unicamente un settore, ma tutti noi.
Da analista, ho sempre pensato che sia meglio prevenire, o “prevedere”, che curare.
Mi fermo qua per oggi, in quanto voglio unicamente condividere con voi qualche riflessione generale e pertinente anche per San Marino, emersa dalla mia partecipazione a un Convegno che ha visto l’intervento di speaker internazionali (anche in collegamento da Haward), di contributori Siat e accademici di alto rilievo, nonché di asset manager e Coe di aziende prestigiose.
Cordialmente,
Giovanni Maiani