Lo penso e lo ho scritto più volte: non ci sono categorie di “eroi”. I medici non sono tutti eroi, come non lo sono i giornalisti o i giudici. Ci sono camici imboscati – lo abbiamo letto – che piuttosto di stare in prima linea hanno preferito mettersi in malattia. Vediamo ogni giorno giornalisti prezzolati al soldo di bassi personaggi. Sui giudici sarebbe poco elegante e troppo facile da parte mia oggi sparare su qualche “eroe” caduto in disgrazia. Vale ovviamente l’esatto opposto: il punto è che non si può e non si deve generalizzare perché ogni persona ha la sua storia e ogni categoria i suoi alti esponenti e le mele marce. Parlando di Covid e classe medica vorrei portare l’esempio del dott. Liano Marinelli, sammarinese doc, già primario di cardiologia qui sul Monte, oggi stimatissimo professionista in una nota clinica privata del Riminese. Questo perché troppo spesso ci arrivano storie da lontano e quando c’è la possibilità di vedere con i propri occhi e toccare con mano il difficile lavoro che stanno portando avanti tutti gli operatori sanitari al tempo della pandemia mondiale, io credo che sia doveroso da parte di chi fa il mio mestiere provare brevemente a raccontare e se possibile capire. Il dottor Marinelli non è probabilmente un eroe, o forse a suo modo sì: non sta certo a me giudicare. Certamente è impegnato sul fronte e combatte. La sua delicata specialità lo porta a contatto costante con gli anziani, le categorie più a rischio e vulnerabili. Superfluo rammentare che un anziano con patologie cardiache in caso di Covid rischierebbe seriamente la vita. La cosa che mi ha maggiormente colpito è che parlando dei tanti dottori morti in questa guerra, purtroppo anche diversi colleghi di Liano, la sua preoccupazione principale non è andata a se stesso, ma ai suoi pazienti. Insomma questo medico, il cui sorriso si percepisce anche dalla mascherina che gli copre inesorabilmente il viso, ha paura che i “suoi” anziani possano magari contagiarsi in clinica. Le ore di visita – sono tantissimi i pazienti ogni giorno – vengono scandite dal costante tirarsi su gli occhiali da vista, che a causa dei sistemi di protezione si appannano di continuo, creando un effetto che farebbe innervosire e irritare anche la persona più mite. Lui invece ha sempre una parola buona e di conforto, mantenendo nonostante tutto una positività e un ottimismo contagiosi. Personalmente non mi sento un “ultrà”, né un fan sfegatato del partito dei virologi. Mi sfugge ancora il senso di alcune decisioni e da buon giornalista provo per quanto possibile a pormi domande e scavare. D’altra parte credo che le frange più estreme dei cosiddetti negazionisti, dovrebbero avere la possibilità di parlare con chi fa per davvero la professione medica e sta a contatto con la gente. Si renderebbero conto del grande vuoto che prova chi vede un famigliare soffrire. Eppure noi esseri umani siamo fatti così: ci rendiamo conto delle cose solo quando ci toccano in prima persona. Altrimenti le sentiamo lontane e nonostante questo siamo sempre pronti a giudicare. Vorrei quindi ringraziare non tutti i medici, ma quelli ben rappresentati da Liano Marinelli, quelli che in silenzio, senza tanto clamore e fuori dai riflettori, svolgono oggi una funzione vitale. Questi sono a mio parere simboli buoni e positivi dei quali si sente sempre più la necessità. Purtroppo so già che questo mio invito non avrà un seguito perché Liano la sua decisione la ha già presa, ma davvero mi piacerebbe rivederlo a San Marino nel suo ospedale a dirigere il suo reparto. Grazie.
David Oddone