Stando dentro lo avverti ma non te ne accorgi.
Avverti la fatica, le delusioni, le vittorie esaltanti ma tutto è mediato dalla quotidianità.
Poi arriva una giornalista americana, sconosciuta, che ti intervista e ti chiede cosa hai fatto in questi anni?
Ed allora diventi un fiume in piena, ricordi impetuosi si accavallano nella tua mente e quello che riesci a comunicarle è solo una parte infinitesimale di quello che hai fatto e dei risultati che hai ottenuto.
Poi cerchi per darle del materiale e trovi inchieste su inchieste, scandali uno dietro l’altro con un ritmo serratissimo e la gente, che ti da il materiale su cui poi fai inchieste e scopri le schifezze, che si fida di te e ti reputa l’unico che può veramente aiutarli.
Orgoglio e riconoscenza.
Come è successo con quella ragazza vessata ripetutamente e picchiata, lei e la bambina di 6 anni, dal gendarme violento.
Solo quando ti fermi e guardi dietro capisci che GiornaleSM, piaccia o non piaccia ma questo è irrilevante, ha fatto la storia degli ultimi dieci anni. E di questo ne sono veramente fiero.
Ho lottato come un cane ma sono stato tra quelle dieci-quindici persone che hanno fatto in modo che il paese non fosse preso e distrutto da oligarchie finanziarie straniere, per non dir peggio e forse di più traumatico.
Questo nessuno me lo potrà togliere e non mi importa se non mi verrà mai riconosciuto.
Grazie giornalista del New York Times per avermi fermato e fatto guardare indietro.
Finalmente!
Marco.
