La fantasia sarà la grande assente di questa campagna elettorale. Da un lato perché come ha avuto modo di sottolineare di recente il segretario della Dc Gian Carlo Venturini: “non c’è nulla da inventare, c’è da fare”. Dall’altro perché se il buongiorno si vede dal mattino, non solo non vedremo nulla di nuovo ma assisteremo ai soliti attacchi, quelli che venuti avanti nemmeno troppo in sordina, verranno poi gridati a gran voce. Noi riteniamo che la popolazione a questo punto abbia tutte le informazioni necessarie per non farsi abbindolare dai giochi di illusione. Come quello che vorrebbe mettere sullo stesso piano la Bcsm di oggi e quella di ieri. A parlarne nella serata pubblica che Rete ha dedicato al sistema bancario è stato il leader del movimento Roberto Ciavatta. “Banca centrale – ha esordito – ha diffuso un comunicato dove si fregia di aver chiuso il primo semestre di quest’anno con un utile di 2,5 milioni, ciò non avveniva da molto tempo, solo per fare un esempio l’anno scorso il passivo è stato ampio. Va sottolineato poi che la banca dei primi sei mesi di quest’anno non è la banca dell’anno scorso che era quella di Mazzeo e di Moretti che hanno fatto un’ingloriosa fine ma hanno lasciato una serie di spese che hanno inciso in maniera molto negativa. In questi giorni si continuano a leggere attacchi sulla gestione attuale di Bcsm che, attraverso una semplificazione che dovrebbe accendere un campanello d’allarme, viene messa sullo stesso piano di quelle passate. Va invece assolutamente ricordato che ci sono state tante bcsm, alcuni esponenti noi li abbiamo denunciati, su alcuni la magistratura è intervenuta autonomamente. Mettere tutto sullo stesso livello ha il chiaro scopo di parlare alla pancia della gente, nel Paese bcsm non è molto amata”. L’attacco a Bcsm avrebbe molto a che fare con la legge sulle risoluzioni bancarie che pur essendo stata votata all’unanimità è finita nel mirino di Repubblica Futura che sta raccontando alle persone che l’unica opzione per banca Cis era la vendita alla società francese Lunalogic. Di qui il dito puntato contro Bcsm che invece non ne avrebbe voluto sapere portando avanti – a dire di Rf – interessi non utili al Paese. “Noi abbiamo vissuto tutta la vicenda da vicino – ha raccontato Ciavatta – e la decisione non è stata presa dalla sola Bcsm ma da tutti gli organismi (Aif compresa) che hanno fatto valutazioni e stabilito che quell’acquirente non era solido. Basti pensare che ha un capitale sociale inferiore ai 50mila euro. L’attacco era prevedibile perché la crisi del governo nasce proprio sulla legge sulle risoluzioni bancarie che ha fornito gli strumenti per aggredire la proprietà di Cis. Oggi dire che Bcsm non ha voluto vendere significa dire ‘noi volevamo lasciare quella banca a Marino Grandoni”. Ciavatta ha riflettuto anche sulle esternazioni di Repubblica futura sulla commissione di inchiesta. “Si fanno anche articoli sulla commissione di inchiesta accusando gli ex alleati di governo che hanno staccato la spina di averla fatta saltare. Falso, la legge che istituisce la legge sulle commissioni proposte da Rete e approvate con il voto contrario proprio di Rf è una legge costituzionale dello Stato e come tale qualsiasi governo avrà l’obbligo di ottemperarvi”. La terza questione: sul piatto è quella rappresentata dal ricorso di Daniele Guidi, ex amministratore di Cis e socio di Grandoni, “ricorso – ha puntualizzato Ciavatta – contro la legge 102, la stessa che Rf dice che non va bene. Quella legge è per il 90% la legge europea che affronta le crisi bancarie, l’elemento di differenza è che a San Marino non è stato introdotto il bail in che facendo pagare anche i correntisti avrebbe avuto l’effetto di prosciugare i conti a San Marino. Dopo questa legge la raccolta è lievissimamente aumentata, erano decenni che questo non succedeva”. Poi l’affondo sull’assonanza fra i contenuti del ricorso e un intervento pronunciato in consiglio grande e generale. “Qualche giorno prima di questo ricorso, due settimane prima, un membro di un partito, Rf, ha letto quella che ha definito una sua posizione e ha iniziato a parlare di una serie di criticità sulla legge (che era stata votata all’unanimità dall’aula). Si dà il caso che quella che è stata spacciata come una propria posizione era un documento che noi avevamo già, ci era stato dato da avvocati che sapevano che circolava e che probabilmente (ma non lo sappiamo) era stato prodotto da avvocati vicini alla proprietà della banca, certo è che il ricorso della proprietà ricalca gli stessi punti. Ci avevano mandato questo documento avvertendoci che ci sarebbe stata la possibilità che qualcuno in aula lo leggesse. Così siamo andati da alcuni penalisti che avevano già fatto la controdeduzione. Pensiamo che continuare a prestarsi in questo modo non sia proprio onorevole”.
