San Marino. I cittadini non possono capire l’accordo UE e perciò non devono votarlo: la frase shock di Beccari fa esplodere la rabbia popolare. Rivolta sui social contro il Segretario agli Esteri

Una frase. Una frase che ha il peso di una pietra scagliata contro la cittadinanza. Il Segretario di Stato agli Esteri, Luca Beccari, ha dichiarato pubblicamente – durante la riunione della Commissione Mista del 4 luglio – che l’accordo di associazione con l’Unione Europea sarebbe troppo complicato per poter essere compreso dai cittadini. Non solo: ha ritenuto “illogico” indire un referendum popolare su un testo che, a suo dire, nemmeno un politico esperto riesce a leggere facilmente. Le sue parole testuali sono ormai sulla bocca di tutti:

“Tu Erik Casali che fai politica da anni, conosci le cose ed hai fatto fatica a leggere l’accordo. Pensa pretendere che da una parte il cittadino normale, che non conosce queste cose, faccia quello che hai provato a fare tu e che possa di conseguenza decidere consapevolmente”

Parole che hanno fatto letteralmente esplodere la rabbia popolare.

In pochi istanti, dopo la pubblicazione, i social si sono trasformati in una piazza infuocata. Commenti, reazioni indignate, appelli alle dimissioni anche da persone del suo stesso partito, accuse di arroganza e disprezzo verso la cittadinanza. Un segnale gravissimo per chi ricopre una carica di tale responsabilità, dicono altri.

Il sentimento comune è uno solo: i sammarinesi non ci stanno a essere trattati come ignoranti.

BECCARI DEVE CHIEDERE SCUSA, IMMEDIATAMENTE!

NON E’ MAI SUCCESSO CHE UN SEGRETARIO DI STATO FACESSE QUESTE DICHIARAZIONI! 

L’ACCESSO AL VOTO E’ UNO DEI PILASTRI DELLA DEMOCRAZIA, IMPEDIRLO CON UNA MERA SCUSA PUZZA DI ALTRA COSA. 

Segretario di Stato agli Esteri Luca Beccari

Un Segretario di Stato non può e non deve considerare il proprio popolo incapace di capire, inadatto a decidere, troppo fragile o ingenuo per essere consultato.

E invece è esattamente questo che Beccari ha lasciato intendere.

Non si tratta di interpretazioni, ma di parole letterali, che suonano come uno schiaffo in faccia a chi, con serietà e dignità, rivendica il diritto di conoscere, partecipare, giudicare e votare un accordo che cambierà la vita di tutti noi.

C’è chi ha scritto: “Allora siamo sudditi?”. C’è chi ha ricordato che nel 1946 si votò in Italia per Repubblica o Monarchia con milioni di analfabeti, e nessuno osò dire che non potessero comprendere. C’è chi ha denunciato apertamente un clima di paternalismo autoritario: “Si è passati da ‘nulla su di noi senza di noi’ a ‘lasciate fare, che voi non capite’”. E c’è anche chi ha sollevato il problema istituzionale: “Con che legittimità democratica si firma un trattato di 300 pagine escludendo il popolo dal processo decisionale?”

Il caso Beccari ha fatto emergere un malcontento profondo, trasversale, che va oltre la singola frase. È la rottura definitiva tra il palazzo e la piazza, tra chi siede al governo e chi vive ogni giorno le conseguenze delle scelte politiche. Beccari ha sostenuto che l’accordo UE è il frutto di dieci anni di percorso politico condiviso, portato avanti da governi diversi.

Ma se davvero è così, perché negare oggi il diritto del popolo di pronunciarsi?

Perché temere un referendum?

Perché impedire alla cittadinanza di dire sì o no su una scelta che cambierà radicalmente il nostro ordinamento, la nostra economia, la nostra giurisdizione?

Il Segretario ha anche affermato che il governo ha “l’obbligo di firmare” in quanto ha ricevuto un mandato dalla maggioranza consiliare e che il testo non sarà effettivo fino alla ratifica. Ma questa non è una giustificazione sufficiente. Il punto non è se l’accordo è già firmato o meno: il punto è che il popolo sammarinese non è stato coinvolto, non è stato informato, non è stato rispettato. E cosi si sente!

Questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Ora viene pure considerato inadeguato a comprenderlo. Degli idioti questi cittadini sammarinesi, insomma. 

La complessità di un testo non può mai giustificare la sua esclusione dal vaglio della cittadinanza.

Se l’accordo è davvero complicato, si informi meglio la popolazione.

Se è troppo tecnico, si semplifichino i contenuti.

Ma non si può mai, mai, dire: non ve lo facciamo votare perché non lo capireste”.

E se l’indignazione popolare non fosse abbastanza, nelle ultime ore si sono levate anche voci interne allo stesso partito del Segretario di Stato Beccari che però parlano solo in privato con il sottoscritto, ma con forza stanno pensando una sua sostituzione.

Un segnale gravissimo per chi ricopre una carica di tale responsabilità.

Se anche all’interno della propria maggioranza c’è chi non ne condivide più metodi, linguaggio e visione, è evidente che qualcosa si è rotto.

La risposta del Paese è forte, chiara e trasversale: San Marino non è un protettorato, non è una massa indistinta da governare per procura. È una comunità di cittadini consapevoli, orgogliosi e pienamente capaci di decidere. San Marino non è uno Stato da firmare alle spalle del popolo. San Marino è casa di un’identità viva, che pretende rispetto.

Beccari, oggi, ha due strade: rimediare o rompere

Ma deve sapere che, comunque vada, la fiducia non si ricuce facilmente dopo uno strappo simile. Il Paese, ora, lo guarda. E non dimentica.

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