Ormai è certo, il lupo è tornato tra noi. Come anticipato da Tribuna nel gennaio di quest’anno e ancora qualche giorno fa, alle pendici del Titano, vicino ai confini della Repubblica, vi sono alcuni esemplari di lupo appenninico che si stanno nutrendo con gli ovini dei pastori del circondario.
I pastori sono logicamente in allarme, perchè oltre al danno economico, temono per la propria salute e per quella dei propri cari.
Sia nella Valmarecchia che nella Valconca infatti, è stata registrata la presenza del nostrano predatore.
E gli allevatori non sono contenti della notizia. L’ultimo caso sospetto è quello segnalato da un agricoltore sammarinese, che ha trovato nella sua proprietà, tra Ca’ Rigo e Faetano la carcassa di un daino letteralmente spolpata.
La zona precisa è quella di Montepulito (teatro di un’epica battaglia sulla Linea gotica alla fine del secondo conflitto mondiale) dove sono stati rinvenuti i resti dell’ungulato.
Secondo gli esperti però, i resti del daino, potrebbero avere origini differenti: l’analisi riporta che il cucciolo potrebbe essere stato investito da un mezzo motorizzato e che successivamente, la sua permanenza in stato di decomposizione possa avere attirato alcuni randagi oppure volpi che hanno pasteggiato con le carni dell’ungulato.
In Repubblica, in realtà, gli ultimi avvistamenti risalgono a un paio di anni addietro, quando le guardie ecologiche sammarinesi hanno scoperto alcune impronte di lupo nell’area disabitata adiacente al Castello di Chiesanuova.
All’oggi, nonostante le chiacchere e le dicerie, il lupo appenninico non si è ancora manifestato a quote vicine al livello del mare. I recenti avvistamenti infatti, riportano la sua presenza almeno a 400/500 metri di altitudine.
La sua presenza poi, è dettata dalla concomitanza di greggi di pecore, praticamente assenti in territorio sammarinese.
Il timore che questo atavico e protetto predatore si spinga a sfamarsi nelle vicinanze delle nostre case, magari uccidendo i nostri anomali domestici quindi è infondato. Probabilmente decenni fa poteva essere un motivo di allarme. Oggi non più. I tempi cambiano. Repentinamente.
Negli anni sessanta, se un agricoltore consegnava la pelle di un lupo a un consorzio agrario (in Italia), egli riceveva un compenso, oggi, il rimborso avviene ad agnello mangiato.
Se infelicemente qualcuno pensasse di ricevere una ricompensa per avere abbattuto uno o più esemplari di lupo appenninico, probabilmente rimedierebbe una multa e una denuncia.
I lupi sono e restano animali protetti anche se spinti da istinto e soprattutto fame cacciano e si cibano di animali domestici.
D’altra parte, sono predatori. Sono lupi.
Che dovrebbero fare?
Marco Bollini, La Tribuna