“L’uomo del Monte ha detto sì…”. Basta parafrasare un vecchio e celebre spot pubblicitario di una nota azienda alimentare italiana per riassumere in appena cinque parole l’ultima settimana di manovre -palesi o sommerse- politiche biancazzurre che prospettano un cammino ormai individuabile: riunificazione socialista, crisi di governo, elezioni politiche e insediamento di un novo governo coeso e libero da deleteri populismi.
“L’uomo del Monte”, il leader, il riferimento del più grande partito sammarinese -sia alle ultime elezioni che storicamente, non a caso detto il “Partitone”- ha infatti “benedetto” il superamento della diaspora liberal-democratica, obiettivo non più nascosto da nessuna forza socialista parlamentare o extraparlamentare socialista del Titano.
Tutti, quindi, sembrano ormai aver fatto la loro parte per gettare le basi del prossimo governo sammarinese: la riproposizione di una vecchia alleanza che portò il Titano -dal punto di vista della diffusione del benessere nella comunità e del “peso” delle casse pubbliche- ai suoi massimi splendori… Punti di vista, secondo gli avversari, politici e, diciamo, “mediatici”, la riproposizione di questa vecchia alleanza che garantì stabilità al Paese per anni e anni, sarebbe l’arrivo allo scenario di “aridatece i puzzoni preconizzato dagli stessi mazziniani”. Nessuno, si ricordi -così per dovere di cronaca- condannato: tutti assolti con formula piena o prosciolti nella sentenza definitiva. “Mazziniani” che, in ogni caso, non tornerebbero mai direttamente in politica.
Non vi nascondo che l’idea, il progetto, non mi dispiace. Non perchè “ami” democristiani o socialisti, ma per la stabilità oggi perduta e indispensabile alla Repubblica di San Marino per uscire dal pantano economico e dalla grave assenza di progettualità, determinata da oltre un decennio di governi all’insegna del rinnovamento a tutti i costi.
Un gap che ha visto il culmine negli ultimi anni, quando si è addirittura arrivati a far fronte con il debito ad ogni impellenza di spesa corrente. Certo, non può essere responsabilità solo dell’ultimo governo, ma di anni e anni di governi incapaci di definire un preciso piano di sviluppo su cui ricostruire il nuovo “Sistema San Marino”.
Ad aggravare il tutto, poi, il populismo dilagante e anni di governo ispirato da una sinistra non del tutto liberale, post-comunista, legata tutt’ora a obsolete visioni economiche e ancora ostaggio -in molti suoi componenti- della “lotta di classe” e di fallimentari “tare ideologiche”.
Mettiamoci in mezzo la possibilità che si sia consumato addirittura un “colpo di stato”, un “golpe-giudiziario” e si comprende perchè San Marino sia nella situazione economica in cui versa oggi. Certo, anche chi ha le maggiori responsabilità di questa crisi economica qualcosa di buono l’ha fatto per ritagliare al Titano nuove e anche importanti nicchie di mercato, come, ad esempio, la regolamentazione del mondo “crypto” e “crypto-asset” che ha portato alla nascita, in Repubblica, di una attività privata dalle prospettive di sviluppo enormi… Ma queste poche “cose buone” sono avulse da un progetto globale e a lungo respiro di sviluppo, ogni giorno che passa più necessario e indispensabile.
La ricostruzione di un’area socialista compatta, la rinascita di una grande forza liberal-socialista, ispirata a quel socialismo moderno che si prefigge di coniugare in un giusto compromesso il libero mercato globalizzato alle necessarie tutele sociali, unita ad un partito forte come la Democrazia Cristiana, altrettanto liberal-sociale, potrebbe riportare a San Marino sia la stabilità politica perduta che la progettualità, sempre politica, ormai perduta.
Al tempo stesso, una riunificazione socialista ridimensionerebbe sia il peso politico del PDCS (che può contare sulla frammentazione per “fare il bullo” con gli alleati) che, e soprattutto, il peso politico di quelle forze, ad esempio Rete, che hanno basato il loro successo, fortunatamente effimero e volatile (come dimostra il M5S in Italia, reduce da percentuali simili a quelle degli aromi naturali nella CocaCola alle ultime amministrative) sul mero populismo fallendo miseramente, poi -si guardi lo stato in cui è oggi la sanità pubblica dopo quasi tre anni di guida politica retina, ovvero non solo critica sul fronte della qualità dei servizi, ma devastata da lotte interne quanto mai aspre fra gruppi dirigenziali- la prova di governo.
Oggi, l’interminabile elenco di forze liberal-democratiche di ispirazione socialista, PS, Psd, Elego, Md. Mis e, perchè no, una intera corrente di attivisti finiti in Rete, appare destinata a riunirsi, superando la devastante diaspora che ha pesantemente contribuito a determinare sia la disgregazione fra le forze di governo che l’affermazione di una sinistra, in alcuni suoi componenti, ormai fuori dal tempo. E, come annunciato nel suo “comizio” di chiusura della Festa dell’Amicizia da Giancarlo Venturini, con la “benedizione” dello storico “Partitone” di Via delle Scalette.
Ma sarà, potrà essere ad una nuova prova del voto un nuovo e grande Partito Socialista?
La base di partenza, sui risultati delle scorse elezioni politiche, è importante e ampiamente migliorabile superando la frammentazione. Infatti, si partirebbe da un 13,13% della coalizione Noi per La Repubblica (NPR) unito al 2,01% di Elego dei “socialdemocratici” Paride Andreoli e Augusto Casali, penalizzato all’epoca dal sistema elettorale che premia e quindi indirizza consensi sulle coalizioni.
Il nuovo partito liberal-democratico biancazzurro, quindi, parte da una base del 15,14%, che non dovrebbe faticare ad arrivare al 18/20% recuperando l’emorragia di consensi preannunciata nel Movimento Rete, peraltro già vittima di scissioni nel suo gruppo consigliare e alquanto diviso al suo interno.
Già prendendo in esame i numeri delle scorse elezioni, quindi, una coalizione fra Dc e forze liberal-democratiche sfiorerebbe la maggioranza necessaria per creare una coalizione di governo e beneficiare del premio di maggioranza. Mancherebbe appena un 1,74% che un nuovo Partito Socialista e Socialdemocratico unito potrebbe facilmente recuperare solo in quanto tale, magari pescando proprio da quel 4,19% perso alle ultime elezioni.
Non resta, a questo punto, che aspettare la conclusione del camino di riunificazione socialista, la conseguente crisi di governo e nuove elezioni che potrebbero regalare al Titano una maggioranza finalmente coesa, stabile e libera da deleteri populismi…
Enrico Lazzari