San Marino, il Collettivo per la Palestina chiede alle Istituzioni azioni concrete contro Israele: “Embargo e sospensione dei rapporti diplomatici”

A San Marino si riaccende il dibattito sulla questione palestinese. Dopo la seduta del Consiglio Grande e Generale del 15 maggio, durante la quale i rappresentanti sammarinesi hanno espresso all’unanimità l’intenzione di riconoscere lo Stato di Palestina entro la fine del 2025, il Collettivo San Marino per la Palestina ha deciso di prendere la parola, rivolgendosi direttamente alle istituzioni con una lunga lettera carica di richieste precise e di contenuti politici espliciti.

Il documento, indirizzato ai Capitani Reggenti, al Congresso di Stato e all’intero Consiglio Grande e Generale, punta il dito contro le politiche israeliane nei territori palestinesi, denunciando quella che gli attivisti definiscono una situazione di violazioni sistematiche dei diritti umani. In particolare, il Collettivo fa riferimento al sionismo, al colonialismo d’insediamento e all’apartheid come concetti centrali per comprendere, a loro dire, l’attuale scenario. L’intento dichiarato è quello di “rompere il silenzio” e di costringere le istituzioni a una riflessione più esplicita anche sul piano lessicale e ideologico.

Pur riconoscendo l’importanza del percorso politico in atto, gli attivisti chiedono che San Marino vada oltre le intenzioni, adottando misure immediate e tangibili. Tra le proposte avanzate figurano l’interruzione dei rapporti diplomatici con Israele, il blocco della vendita di armi verso Tel Aviv, e l’introduzione di sanzioni economiche sul modello di quelle adottate contro la Russia. Ma non solo: nella lettera si sottolinea la necessità di sostenere pienamente il lavoro della Corte Penale Internazionale e della Corte Internazionale di Giustizia, nonché di promuovere con urgenza un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, insieme a un accesso garantito agli aiuti umanitari per la popolazione civile.

Il Collettivo non manca inoltre di porre una questione di trasparenza: viene chiesto al governo di chiarire la posizione riguardo alla possibilità che l’ambasciatore israeliano venga audito dalla Commissione Esteri, evidenziando la necessità di una gestione ferma e coerente dell’intera vicenda.

Nel testo emerge un richiamo forte all’identità storica della Repubblica, che – sottolineano gli attivisti – non avendo alle spalle un passato coloniale, può oggi assumere un ruolo distinto e autonomo nello scenario internazionale. Una condizione, questa, che viene vista come un’opportunità per affermare con maggiore determinazione i valori fondanti della democrazia e del diritto dei popoli all’autodeterminazione.

Con questo intervento, il Collettivo San Marino per la Palestina cerca di spingere le istituzioni a trasformare le parole in atti, affinché l’impegno espresso in sede consiliare non rimanga solo un orientamento formale, ma si traduca in una reale presa di posizione contro le ingiustizie denunciate.