Un governo autoreferenziale decide sulla base di logiche preoccupanti e pericolose. Una cittadinanza attiva svolge una funzione di supporto importante laddove la politica denuncia limiti ed inadeguatezza. Ancora una volta il confronto delle idee riesce a rendere più forte e coesa una comunità come la nostra e alcune forze politiche sono tornate a riflettere
Nell’ottobre scorso l’Istanza d’Arengo chiedeva di modificare la legge sulla cittadinanza, chiedeva di eliminare l’obbligo della rinuncia della cittadinanza d’origine per i residenti naturalizzati. Il Consiglio Grande e Generale l’approva velocemente. Aveva già pronto un progetto di legge a cui ha dato subito il via per l’iter di approvazione in Consiglio che non contiene neanche l’obbligo del giuramento. La legislazione sulla cittadinanza, la definizione giuridica di chi sono i propri cittadini, è quanto di più delicato abbia ciascuno Stato, perché ogni modifica dovrebbe essere valutata con molta attenzione: eppure tutto stava procedendo velocemente, nell’indifferenza generale. Alcuni cittadini, perplessi per velocità della procedura (visto che molti altri gravi problemi attendono invece soluzioni da anni) e con più di qualche dubbio nel merito e sull’operato politico del COMITES all’interno della Repubblica, hanno tentato di interpellare i partiti e il governo. Ogni incontro era la conferma che la cittadinanza veniva affrontata con superficialità, senza studi e ricerche su cosa potesse avvenire negli anni, senza ricerche su come veniva affrontato il problema negli altri piccoli Stati ed anche nei grandi, senza pensare a possibili conflitti di interesse, senza domandarsi se potessero esserci aspetti di competenza del Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme e molto altro. Il gruppo si è allargato per passaparola, alcuni mezzi di informazione hanno dato spazio per i loro scritti a quanti lo chiedevano, alcuni autorevoli cittadini sono usciti allo scoperto denunciando la superficialità dell’azione del governo e i pericoli connessi nel progetto di legge; anche i dissidenti all’interno dei partiti, incalzati dall’azione del gruppo, costituitosi in Comitato Civico, sono usciti dal silenzio. Oggi il problema è all’attenzione del paese ed è uscito dal silenzio. Questo risultato è’ già un successo per questo paese sonnolento, rassegnato e deluso. All’interno dei partiti si è riaperto il dibattito, la stampa riporta molte posizioni di altri cittadini. I Capitani Reggenti, interpellati sul loro compito istituzionale di vigilanza, di cura e tutela della Repubblica e dei suoi cittadini anche attraverso l’esercizio della presidenza dell’organo legislativo, hanno condiviso con il Comitato Civico che quello della cittadinanza è un tema sensibile, che è trasversale nello schieramento politico; che promuoverà il dialogo sul tema; che la questione deve essere approfondita per evitare gli errori del passato di produzione di norme confuse che sono sfuggite di mano. La Reggenza ha assunto il compito di chiedere l’approfondimento e le decisioni consapevoli sul tema della cittadinanza. Vari partiti hanno dichiarato posizioni contrapposte sul definire la doppia cittadinanza per i residenti naturalizzati, altri invece hanno assunto impegni di riflessione e di approfondimento sulla cittadinanza e sulla naturalizzazione. Significativa è la posizione di prudenza espressa da alcuni partiti da cui dovrebbero originare sia la volontà di decisioni ponderate che di salvaguardia dell’identità e dell’interesse nazionale in difesa della consuetudine istituzionale che ci deriva dalla nostra storia per chi è cittadino di questa nostra millenaria Repubblica. Non sappiamo quale sarà il risultato di questo confronto civile, ma la vicenda può insegnare che, quando i cittadini non si rassegnano se vedono che qualcosa non va, anche chi governa viene costretto a confrontarsi. In fondo basterebbe che chi governa applicasse la norma del Consiglio d’Europa che dispone per gli stati membri di adottare sistemi vincolanti di democrazia partecipata. (il riferimento è alla Carta d’Europa sulla condivisione delle responsabilità sociali, emanata dal Consiglio d’Europa il 22 gennaio 2014).
Comunicato stampa – Il Comitato Civico per la Cittadinanza