Se sia ancora il caso di celebrare il giorno della memoria me lo chiedo ogni anno. Sono diventato anch’io un po’ intollerante al proliferare di eventi e comunicati stampa che si accumulano in questi giorni mentre trovo sempre bello veder passare in tv film come Schindler’s list. Mi piacerebbe poi che a scuola e nelle case si tornasse a leggere Levi. Altrimenti si ferma tutto alla superficie mentre, quando si guarda il male, occorre trovare il coraggio di saper spingere lo sguardo fino in fondo, pur con il rischio di essere risucchiati da quegli abissi. Una cosa che a me capita spesso quando ripenso a come mia nonna (prima che io nascessi), ancora giovane e bella, abbandonò ogni energia vitale e si lasciò morire non sopportando più il pensiero che mentre lei era riuscita a mettersi in salvo, ai suoi cari erano toccate le camere a gas. Poi è proprio in quegli abissi che mi capita di trovare la luce. E in mezzo all’atroce testimonianza della follia umana scorgo anche i salvatori, quei pochi giusti che abitano ogni tempo e per far sopravvivere i quali Dio non fa finire il mondo. In genere tuttavia i giusti, ben visibili dall’alto, non sono però riconosciuti subito tali su questa terra. Ecco perché non mi piace gettare la croce addosso a chi la pensa diversamente da me, anzi sono grato a quelle persone e le guardo con ammirazione, questa è anche la ragione del mio orrore per il pensiero unico o per la fede, ora ritornata tanto in auge, nelle ‘magnifiche sorti e progressive’. E’ fortuna che mi sia sempre piaciuta la storia, da lì so che è falso il principio che un’azione portata avanti da un’autorità riconosciuta è giusta a prescindere. Si pensi al programma di eutanasia voluto da Hitler e allo spaventoso intervallo, che vide l’assassinio di decine di migliaia di persone, durante il quale, tra l’estate del 1939 e la primavera del 1940, nessuna delle Chiese tedesche alzò la sua voce. Nemmeno il Vaticano che si diceva avesse il miglior servizio di informazioni del mondo, disse una parola. Solo nel novembre del 1940 emise una prudentissima dichiarazione secondo cui “l’estinzione di vite inutili per pubblico mandato era incompatibile con la legge divina e naturale”. Non ci pensò invece due volte Papa Roncalli a schierarsi dalla parte dei 25mila ebrei di Sofia che i tedeschi ordinarono fossero trasferiti in Polonia. Egli scrisse subito una lettera personale a re Boris. “Sia pure in tono calmo e gentile, come un San Francesco di Sales redivivo, non si tratteneva dal dire a Re Boris che non doveva assolutamente acconsentire a quest’azione disonorevole…e tra le altre cose, gli minacciava la punizione di Dio”. 25mila ebrei furono così salvati dall’intervento del futuro Papa e dal coraggio di un re.
David Oddone