Di positivo c’è che questa volta la Cina ha reagito con prontezza mostrandosi assolutamente volenterosa di collaborare con gli altri Paesi e con le organizzazioni internazionali. Nessuna reticenza dunque nel far partire l’allarme sul coronavirus. Una prontezza che per esempio è mancata nel 2003 con il virus cosiddetto Sars. Allora si scelse la strada di evitare panico ed allarme ma si dovette poi fare i conti con le critiche da parte della comunità internazionale e con il moltiplicarsi dei decessi. E’ proprio vero che per affrontare un nemico è necessario sapere di che pasta è fatto. E il coronavirus secondo i risultati delle prime analisi assomiglierebbe quasi all’80% alla mappa genetica della Sars. Entrambi utilizzerebbero la stessa arma per aggredire il sistema respiratorio umano: un recettore già isolato nel virus della Sars e chiamato Ace2. Il virus a forma di corona che sta infettando la Cina dispone di una specie di chiave che si adatta alle ‘serrature’ delle cellule del sistema respiratorio umano, riuscendo ad aprirle e a invaderle. Nell’allerta diramata il 15 marzo 2003, l’Oms notava che per contrarre il virus si deve essere stati necessariamente a contatto con persone affette e consigliava a passeggeri ed equipaggi di navi ed aerei in tutto il mondo di cercare di riconoscere fin dall’inizio i sintomi di questa polmonite, che si palesava sin dal principio con gravi difficoltà respiratorie e febbri elevate. Raccomandazioni praticamente identiche a quelle date in questi giorni anche se questa volta la malattia pare poter contare su contagiati asintomatici. L’attenzione è comunque massima. E’ per esempio trapelata la settimana scorsa la notizia – poi smentita – che all’ospedale di Macerata sarebbe stato riscontrato il primo caso sospetto di infezione da coronavirus. Si tratterebbe di una donna di nazionalità cinese tornata di recente dalle parti dove l’epidemia si sarebbe diffusa. La donna avrebbe presentato i classici sintomi dell’infezione, ovvero febbre, tose e mal di gola. Di coronavirus e di altri temi legati ai rapporti con la Cina abbiamo parlato con il consigliere della Dc Gian Franco Terenzi.
Consigliere, nell’ambito dei suoi rapporti con la Cina, qual è lo stato d’animo che è trapelato in merito alla diffusione del coronavirus?
“Abbiamo avuto contatti con alcuni singoli cittadini i quali si sono detti certamente preoccupati ma anche fiduciosi che tutto questo possa essere superato al più presto. Non ho percepito panico, solo molta preoccupazione”.
Era previsto l’arrivo di qualche delegazione dalla Cina?
“Normalmente ci sono sempre delegazioni che arrivano, in questa fase tuttavia non c’era nulla in agenda, inutile dire poi che non daremmo il benestare se ci fossero comunicate in questo momento”.
Durante l’ultimo consiglio lei è intervenuto molto duramente a difesa degli ottimi rapporti tra Cina e San Marino.
“Sì, penso che non sia stato interpretato bene il messaggio di un ordine del giorno presentato dalla maggioranza. Tale interpretazione ritengo arrechi danno al Paese e che sia davvero poco diplomatico che un piccolo Paese faccia un processo a un grande Paese come la Cina”.
Ampliando il raggio, come si è aperta a suo avviso la nuova legislatura?
“Nell’ultimo consiglio abbiamo approvato dei decreti, credo che dopo questi atti necessari per quel che era rimasto fermo, sono state gettate le basi per guardare in prospettiva incominciando ad assumere impegni. Penso agli investimenti che devono essere fatti, al rilancio dell’ economia, alla gestione della finanza pubblica. Alla cittadinanza servono punti fermi e certezze, risposte non più procrastinabili”.
Tornando al coronavirus, tutti i Paesi, compreso San Marino, hanno messo in campo una task force che possa far fronte ad eventuali casi. Dunque è fondamentale non lasciarsi prendere dal panico o dalla paura che è spesso un virus altrettanto nocivo. “Non è solo una reale e grave minaccia al corpo fisico dell’umanità – ha scritto Silvia Ronchey sulle pagine di Repubblica – ma anche un assalto al suo corpo psichico – per citare San Paolo -, l’ultimo epigono dei suoi soprassalti apocalittici. Nell’Apocalisse di Giovanni, del resto, il quarto e ultimo cavaliere, in sella al cavallo verdastro, finisce di sterminare l’umanità “con la peste e con le fiere della terra”. E la provenienza dei virus dalle specie animali, il loro mutare e passare dal regno delle fiere a quello degli umani, è un altro germe di terrore, di fobia, di tabù. Non è forse un caso che l’ipotetica trasmissione del nuovo coronavirus da un serpente sia tra le notizie, più o meno mitografiche, diffuse in questi giorni, ancorché smentite dagli scienziati”.