Recita l’articolo 29 (“Divieto di posizioni dominanti”) al comma 1: “Il settore editoriale si conforma ai principi della concorrenza e del pluralismo”. Tradotto: si deve puntare al libero mercato.
Poi, più sotto, il comma 5 dettaglia la ‘presunta’ posizione dominante di una testata: “Si considera dominante la posizione del soggetto, impresa, gruppo di imprese tra loro collegate che giungano ad editare o a controllare società che: a) editano un numero di testate quotidiane e/o periodiche superiori al 60% di quelle pubblicate nell’anno solare precedente nel territorio sammarinese; b) raccolgono il 60% del fatturato pubblicitario complessivo nei settori disciplinati dalla presente legge.
Ritradotto: uno schiaffone al libero mercato. Infatti se il 60% dei lettori e degli inserzionisti predilige una testata per essere informato o per divulgare la propria azienda, perché stoppare le sue potenzialità di crescita? Se le testate concorrenti non sono in grado di reggere il passo, non ha alcun senso commerciale ed economico cercare di favorirle per legge bloccando le vendite a chi è preferito dal libero mercato. E anche un clamoroso autogol dopo l’approvazione in Consiglio G.G. del decreto Sviluppo. Come, del resto, non ha senso dare contributi a chi invece nonostante operi in totale monopolio per sopravvivere ha bisogno degli aiuti di Stato. Dunque ben vengano le imprese in grado di resistere sulla piazza con le proprie forze.
La posizione dominante, che tanto infastidisce i ‘padri’ della Legge è decisa dal consumatore premiando la maggiore professionalità degli operatori della testata da sacrificare. Non sempre i più bravi, ma sicuramente i più credibili. Unica osservazione in merito e che, tra le righe della Legge, si evince non essere sufficientemente chiarita è sapere cosa ci sia dietro ad una testata, quali altri obiettivi l’editore si prefigge e che dia le massime garanzie di solvibilità nel caso commetta errori gravi sul piano penale con fideiussioni, a garanzia, adeguate.
Il libero mercato, infatti, pretende non solo la libertà di aumentare la produzion, ma anche che i diritti del consumatore siano rispettati. In caso diverso con il blocco delle vendite (prodotto e pubblicità) si rischia veramente di avere una informazione pilotata, pardon monopolizzata dal potentato politico di turno.
Ma, del resto, non accade già.
La Tribuna