Sul caso del presunto “festino” in via Gino, qualunque opposizione avrebbe cavalcato la tigre. Ci sta, perché la politica è fatta anche di strumentalizzazioni.
Non ci sta fare la soffiata ai giornali italiani, come la scorsa estate, quando si faceva scrivere “Azzerato il pool di mani pulite” senza poi far sapere, all’esterno, che quel magistrato era colluso con i vertici di Banca Cis e si faceva comandare da Daniele Guidi. Peggio, non far sapere, poi, il miracolo fatto dal professor Giovanni Canzio.
Non ci stanno le lezioni di morale da giornali noti per le loro fake (vedi lo Sputnik bloccato alla dogana aeroportuale di Miliano, eccetera, eccetera). Giornali operativi da tre mesi e che salgono in cattedra a pontificare come fossero il Corriere della Sera. L’autorevolezza non si rivendica, te la devono riconoscere gli altri. Tanto più quando si monta un caso, e il caso non c’è, solo per perseguire qualche obiettivo politico. Ma allora bisogna dire chi comanda dietro al desk.
Sarebbe questo il giornalismo di inchiesta, come quello professato da Ilaria Alpi? Sembra piuttosto gossip, tra l’altro di basso livello, alimentato da quella morbosità derivante dalla frustrazione.
Encomiabili invece i due Consiglieri di Rete, due ragazzi alla loro prima esperienza parlamentare, che con umiltà, per primi hanno chiesto pubbliche scuse per una leggerezza. Che tale è, al netto del fatto che chi ricopre un incarico istituzionale non può permettersi neppure quella. Ma quanti altri politici hanno mai chiesto scusa per ben altri torti e tradimenti fatti alla popolazione sammarinese? Qualcuno della passata legislatura ha mai fatto mea culpa?
Invece, per quei due ragazzi è stata una questione d’onore, nello stile della loro politica. Chiarezza e onestà, anche quando costa tantissimo mettersi a nudo di fronte alle sassate. Ma chi, tra i tanti accusatori del web, potrebbe davvero lanciare la prima pietra? In politica è come in guerra: trovi gli eroi dove meno te lo aspetti, ma anche vigliacchi e traditori. Questa invece è una storia piena solo di squallore.
Poi escono pubblicamente anche due big e dal loro racconto si evince una storia fatta di niente. La classica tempesta in un bicchier d’acqua. O la nebbia nel bicchiere, come dicono i francesi quando bevono il Pernod. Solo nebbia hanno voluto creare i tanti mestatori guidati dalla strumentalizzazione politica, che hanno trasformato in sport nazionale il soffiare sul fuoco delle lamentele, della stanchezza e delle preoccupazioni. Ma come tutte le sciocchezze, anche questa sarà destinata a non essere tramandata nella storia.
a/f