San Marino. Il PS sull’Accordo UE: “La popolazione non può essere scavalcata, ci vuole il referendum”. E i socialisti ci stanno mettendo mano

Il problema non è essere favorevoli o meno all’accordo di associazione con la UE. Il problema è poterlo dire chiaramente e serenamente da parte di tutti i cittadini. Insomma, bisogna ricorrere allo strumento di eccellenza della democrazia diretta, qual è il referendum. E il Partito Socialista che, nella sua lunga storia, di referendum ne ha fatti un tot, è pronto a metterci mano. Anche se ancora il leader storico Augusto Casali usa il linguaggio diplomatico di chi non vuole scoprire del tutto le sue carte.

Sull’Europa e sul referendum, la nostra posizione non è mai cambiata” esordisce nel corso di una conferenza stampa appositamente convocata per parlare di questo argomento. Accanto a lui il presidente del partito, Antonio Lazzaro Volpinari. Già dal 2021, infatti, il PS non si è mai detto contrario, né pregiudizialmente preconcetto al percorso europeo, purché esso fosse subordinato alle peculiarità sammarinesi e alla decisione finale, trasparente e partecipata, presa dai cittadini. 

Così è stato in tutti i passaggi successivi, fino a questi ultimi mesi, anzi ultime settimane. “Abbiamo celebrato il referendum anche per situazioni sicuramente meno impegnative dell’Europa, che andrà a condizionare questa generazione e quelle future” specifica ancora Casali ricordando, tra l’altro, il referendum per il Polo del lusso. E poi, quello sulla preferenza unica, promosso appunto dal PS nel 2016, vinto a stragrande maggioranza e poi stravolto da una deliberazione consiliare con 48 voti, che hanno riportato a 3 le preferenze sulla scheda elettorale. “Non se ne accorse nessuno – chiosa Casali – nemmeno i famosi saggi. Ma non è una procedura normale: ci sarebbe voluto un altro referendum per inficiare quello precedente”. 

Tornando sull’Accordo di associazione, punta il dito: “Ciascuno può avere la sua idea in proposito, ma va salvaguardata la democrazia della nostra Repubblica. Invece, il negoziato è stato nascosto. Ti dicono: vai su internet, poi ti trovi più di mille pagine da leggere e tutti gli allegati in inglese, quale cittadino ha tempo e voglia di mettersi a guardare tutto? Ci voleva molto a fare un paio di paginette e mandarle alle case?” Non prende neanche fiato per arrivare all’affondo: “Fortuna che c’è Andorra che ci fa avere le notizie! Da Andorra abbiamo saputo dei problemi relativi alla sovranità finanziaria e che c’era necessità di un addendum. Ora pare che sia pronto, ma hanno convocato una commissione in seduta segreta per spiegarlo. Nessuno può parlare, nessuno deve sapere niente: ma è normale?” Ovviamente sottolinea che il Segretario agli Esteri andorrano ha lanciato il referendum nel momento stesso in cui il testo è stato parafato. A San Marino, neanche per idea. 

Il suo giudizio politico su questo modo di agire è tranchant: “Qui ci siamo avviati sulla strada del pensiero unico alla Khomeyn?, al quale tutti devono sottostare. Ma c’è in gioco la salvaguardia del sistema democratico. Ci auguriamo che il popolo reagisca e metta in campo tutte le iniziative per conoscere non solo l’Accordo, ma anche tutti i suoi effetti. Dal canto nostro esploreremo tutte le strade affinché ciò avvenga”. 

Gli dà man forte Erik Casali, anche lui fortemente critico verso il governo, che avrebbe dovuto essere il primo a mettere a disposizione dei cittadini gli strumenti per conoscere, capire e decidere. Certi errori, argomenta Erik Casali, risalgono ai governi precedenti, quando si è pensato che l’accordo europeo avrebbe bypassato gli accordi con l’Italia. Invece, è stata proprio l’Italia a ricordare a San Marino quanto fosse importante quel memorandum con Bankitalia, che per un motivo o per l’altro, non è mai stato siglato e che ora avrebbe risolto un bel po’ di problemi. Sottolinea anche che ci sono molti punti oscuri nel testo scritto e che se fosse un Consigliere, non dormirebbe sonni tranquilli, anche perché l’adeguamento del nostro sistema agli standard UE comporterà l’assunzione di un esercito di dipendenti pubblici. “Noi non diremo mai vota sì, o vota no al referendum – puntualizza – il nodo è fare il referendum”. 

Ma ci saranno i tempi, visto che la firma è stata annunciata entro fine anno? Augusto Casali la butta sull’ironia: “Ormai sono tre anni che annunciano la firma entro sei mesi”. È molto serio invece quando accusa il governo di condotta autolesionista e di non avere una pianificazione: “Va avanti di fiore in fiore, come le farfalle”. 

E come la mette con Libera, con cui il PS era alleato alle elezioni, e che ora è al governo, mentre i socialisti non hanno neanche un Consigliere? “Il problema di quando si arriva al governo – spiega ancora Augusto Casali – è che si pensa di aver raggiunto un traguardo e che si possa giustificare tutto. Di fatto, Libera ha riconosciuto la nostra posizione storica. Ha preso i nostri voti e ha avuto un Consigliere in più grazie a noi. Quindi, abbiamo già dato…”

Quindi, ci sarà un referendum a breve? “Il fatto è che non si può lasciare in mano una decisione così importante a un manipolo di persone sedute a Palazzo. E in ogni caso, non è un’iniziativa contro il governo, ma sull’espressione di un’idea. Più volte i cittadini hanno votato nel merito delle questioni, poi comunque alle politiche sono rimasti fedeli al partito di riferimento. Alla fine, è una maniera per deresponsabilizzare i decisori, perché la decisione passa in mano ai cittadini”.