Parte stamane un Consiglio caldissimo con la giustizia in primo piano. Con le opposizioni che gridano allo scandalo, alle mani sul tribunale, al sovvertimento dell’ordine democratico e all’atto d’imperio della maggioranza che non avrebbe attuato il necessario confronto. Insomma a parti invertite quello che accadeva fino a qualche tempo fa. Dove sta la differenza? Il punto è proprio qui. Partiamo dall’accusa delle “mani sul tribunale”. A quanto pare questo pericolo lo avvertono in pochi e solo dalle parti del Consiglio. Perché non ci pare che negli ultimi incontri con categorie economiche, parti sociali e datoriali, associazioni, professionisti quali avvocati ma non solo, vi sia stato chi ha espresso tali perplessità. L’esatto contrario di quello che accadeva alcuni anni fa, dove la preoccupazione era diffusa e generale. Basterebbe solo questo a bollare e chiudere la querelle come assolutamente demagogica: la maggioranza sta solamente attuando il programma e facendo né più, né meno, di quanto promesso in campagna elettorale e ancora prima quando stava all’opposizione. Nessuno scandalo, nessuna sorpresa. Ma andiamo al “metodo” a alle accuse di mancato confronto. Il confronto che dovrà sicuramente esserci, dovrà avvenire dopo la riparazione dei tantissimi disastri causati. Va da sé che chi ha creato il danno, non può partecipare alla sua rimozione. Un principio che comprendono pure i bambini. Significa semplicemente che ci dovrà essere una fase nella quale si dovrà procedere spediti per passare successivamente alla condivisione. Poi la politica dovrà starsene il più lontana possibile dai Tavolucci. Ma c’è un’altra grandissima differenza fra questa maggioranza e quella di ieri. Adesso.sm andò al governo con una legge elettorale che gli aveva “regalato” seggi che in realtà non aveva. C’era insomma una minoranza a guidare il Paese. Oggi l’attuale compagine governativa può contare su 44 seggi reali – reali – su 60. La condivisione c’è stata a monte, quando tre forze molto diverse fra loro hanno deciso di aggregarsi per provare a risollevare il Paese. C’è un mandato chiaro dei cittadini a procedere con le riforme: al solito i fatti sono sotto gli occhi di tutti e facilmente comprensibili da chi è in buona fede. Piuttosto attendiamo ancora le scuse di chi ha compiuto i disastri e che chi li ha causati paghi di tasca propria, perché non possono essere sempre e solo i sammarinesi a farlo. Chissà, sarà questo il motivo per cui c’è chi ha tanta paura che il tribunale funzioni? Inoltre ci aspetteremmo da chi oggi ci costringe a sorbirci un debito che peserà sulla testa dei figli dei nostri figli maggiore responsabilità, rispetto e dignità. Una ultima considerazione la vogliamo dedicare alla maggioranza. Già gli antichi romani lo avevano capito: “divide et impera”. Che poi è il giochino che sta tentando di fare qualcuno. Il vero nemico, colui che può decretare la fine di questa legislatura e la mancata realizzazione degli obiettivi, è solo la maggioranza stessa. La forza di chi oggi ha l’onere e l’onore di governare e possibilmente traghettare il Titano fuori dalla crisi, sta nella compattezza. Ci riferiamo non alla forza meramente numerica, ma a quella delle idee, alla volontà di voltare pagina dopo anni di buio pesto. Come ripetiamo spesso, a buon intenditor poche parole.
