L’idea è quella di avere il nuovo governo prima di Natale, in modo da cominciare a lavorare immediatamente per cercare di mettere mano ai disastri compiuti in questi tre anni dal peggiore governo della storia.
Inevitabile dunque che si cominci relativamente presto a parlare di “toto ministri”. Ufficialmente naturalmente la linea è quella di non essere interessati tanto alle poltrone, quanto al metodo e alla volontà di destinare alle varie segreterie coloro che sono ritenuti
capaci di risolvere i problemi.
In realtà non sono state ancora sciolte le riserve, né è chiaro con chi comporrà il futuro esecutivo la Dc (che ha il mandato di comporlo). La sensazione comunque è che daranno vita alla legislatura Dc, Rete e Npr, ovvero le ex opposizioni, che insieme possono contare su ben 44 seggi.
La palla tuttavia è in mano a Rete che potrebbe decidere di fare parte di questo esecutivo solo a fronte di chiare, chiarissime garanzie sugli
obiettivi e sulle cose da fare. All’interno di tale scenario, oggi il più plausibile anche se la situazione resta fluida, si potrebbe pensare ad uno schema 5-3-2.
O addirittura 6-3-1. Per quanto riguarda la Dc i nomi che circolano per il governo sono quelli di Gian Carlo Venturini (al netto della legge sui 10 anni in Congresso che potrebbe in realtà mandarlo in “panchina” ovvero lasciarlo alla guida della Segreteria del
partito, ndr), Teodoro Lonfernini, Stefano Canti, Luca Beccari, Alessandro Cardelli, Massimo Ugolini e Francesca Civerchia.
Quest’ultima verosimilmente più certa degli altri per uno scranno qualora passasse la linea di avere almeno una donna in Congresso per la Dc, anche alla luce del fatto che Sua Eccellenza Mariella Mularoni ricopre già il più importante ruolo istituzionale della Repubblica.
L’idea potrebbe essere quella di un mix fra giovani e più esperti anche se da Via delle Scalette non ci sono conferme e al momento le bocche restano cucite proprio perché la linea è quella – giustamente – di riuscire prima a formare una maggioranza e solo dopo ragionare in termini di governo.
Passiamo a Rete-Motus Liberi. Anche in questo caso i maggiori votati potrebbero anche essere coloro che siederanno in Congresso.
Quindi Zeppa, Ciavatta e Tonnini e Fabio Righi. Anche in questo caso la linea di indicare almeno una donna potrebbe fare la differenza. Situazione invece più “problematica” e certamente meno chiara in Npr. Dalle prime voci di corridoio – e qualora venissero confermati due posti -, uno potrebbe andare ad uno dei fratelli Berti.
Per l’altro ci sarebbero in corsa Pedini Amati, Alessandro Mancini e Iro Belluzzi.
Si tratta al momento di mere suggestioni, di sussurri, anche perché tutti quelli che abbiamo interpellato sul punto ci hanno risposto che
è assolutamente prematuro parlare di governo prima ancora che venga dato il mandato esplorativo alla Dc (ciò in effetti è avvenuto soltanto ieri pomeriggio).
Va infine rilevato comunque che, qualora Rete rifiutasse di formare un governo, altri scenari sarebbero difficilmente percorribili.
Diventa infatti fondamentale poter contare su almeno 40 seggi per mettere mano alle riforme più urgenti e necessarie.
Nel caso Rete rispondesse picche, prenderebbe corpo l’ipotesi di un ballottaggio fra Dc e Rete con tutti i rischi e le prescrizioni del caso, in un momento in cui la parola d’ordine deve essere responsabilità e condivisione: scenario comunque praticamente già escluso da Zeppa (Rete) nella intervista che ci ha rilasciato qui a fianco.
Condivisione dicevamo che tuttavia non deve essere confusa con una grande ammucchiata ma unione di intenti e idee chiare, ovvero quanto già messo in mostra dalle ex opposizioni in questi tre difficili anni. Dunque, per essere ancora più chiari, la strada pare quella di un governdi tutti tranne Libera e ovviamente Repubblica Futura.
La RepubblicaSM