San Marino, imprenditore vittima di una truffa ad alta ingegneria: 50mila euro svaniti in un bonifico fantasma

Sembrava una mattina qualsiasi, ma per un imprenditore 59enne titolare di un’azienda con sede nella Repubblica di San Marino si è trasformata in un incubo costato 50mila euro. Un inganno orchestrato con precisione chirurgica e una sceneggiatura quasi cinematografica lo ha spinto, passo dopo passo, a disporre un bonifico istantaneo verso un conto all’estero, convinto di collaborare con banca e forze dell’ordine per sventare una truffa… Che invece lo stava travolgendo.

Il trucco perfetto: quando i numeri ingannano

Tutto -secondo quanto ricostruito dal Corriere Romagna- è iniziato con una telefonata apparentemente legittima: sul display compariva il nome del Banco di Sardegna, contatto già utilizzato in passato per questioni aziendali. Dall’altro capo, un sedicente operatore Bper avverte l’imprenditore di un bonifico sospetto da 49.900 euro partito dal conto della sua azienda. Alla risposta negativa dell’uomo, il falso bancario finge di dover fare verifiche e richiama poco dopo, affermando che il conto aziendale è stato violato e che serve un intervento urgente.

La strategia del raggiro: dal panico all’obbedienza

Il truffatore propone una “soluzione tecnica” che suona paradossalmente rassicurante: effettuare un bonifico identico verso un conto fiduciario intestato a un presunto notaio, il quale lo avrebbe restituito in seguito da un altro IBAN. Una messinscena degna di un romanzo di spionaggio. Ma non è finita: quando l’imprenditore inizia a sospettare, entra in gioco il secondo atto del copione.

Il telefono squilla di nuovo. Sullo schermo appare questa volta il numero della Questura di Rimini. Un uomo si presenta come ispettore della Polizia Postale e conferma che sì, c’è un’indagine in corso, e che quello che sta facendo è fondamentale per bloccare i truffatori veri.

Il viaggio fino a Ravenna e la scoperta dell’inganno

Convinto, l’uomo si reca fisicamente nella sua banca a Rimini e dispone il bonifico. Poi, su consiglio del finto poliziotto, si reca personalmente in Questura per avere conferma e parlare con l’”ispettore” che lo aveva contattato. Lì, l’amara scoperta: nessuno con quel nome risulta in servizio.

Ma il copione continua. Il truffatore al telefono insiste: “Non è a Rimini, è della Postale di Ravenna. Corra lì per completare l’operazione.” L’imprenditore obbedisce, ma a Ravenna riceve il colpo di grazia: tutto era falso, l’intero impianto era una messinscena. Troppo tardi per bloccare il bonifico, già volato su un conto di una banca di Malta.

Il beffardo epilogo

Pochi minuti dopo, un ultimo messaggio WhatsApp da parte del truffatore: «Grazie di tutto, sei stato un grande». Una chiusura cinica e umiliante per un imprenditore che aveva cercato solo di proteggere la propria azienda.

Cybertruffe sempre più evolute

Questo episodio mette in luce il livello sempre più sofisticato delle truffe informatiche, capaci di sfruttare la tecnologia per simulare numeri telefonici istituzionali e manipolare psicologicamente le vittime. Un colpo di scena dopo l’altro, che dimostra quanto sia urgente rafforzare la cultura della cybersicurezza anche nel mondo imprenditoriale, dove il danno economico si somma spesso a quello reputazionale e psicologico.