Il comunicato stampa integrale e dettalgiato sui lavori
Mercoledì 26 marzo
La Commissione si apre con il comma “Comunicazioni”. All’ordine del giorno vi è poi il riferimento del Segretario di Stato per l’Istruzione e la Cultura, Teodoro Lonfernini, a seguito della relazione conclusiva del gruppo di lavoro sulla riorganizzazione dei plessi scolastici e successivo dibattito. Tema particolarmente sentito, che porta con sé una riflessione sul fenomeno della denatalità. Al termine del dibattito viene presentato un Odg sottoscritto dalle forze politiche di maggioranza, poi approvato con 10 voti a favore e 3 astenuti.
Di seguito una sintesi dei lavori
Comma 1 – Comunicazioni
Comma 2 – Riferimento del Segretario di Stato per l’Istruzione e la Cultura a seguito della relazione conclusiva del gruppo di lavoro sulla riorganizzazione dei plessi scolastici e successivo dibattito
Segretario di Stato Teodoro Lonfernini: Vorrei partire da una considerazione. Nel mese di settembre ho fatto partire un monitoraggio della logistica di tutte le sedi scolastiche, con una visita da parte mia in tutti i 38 plessi. E’ stato un viaggio nel quale abbiamo potuto appurare in maniera dettagliata quale sia lo stato attuale della logistica del nostro sistema educativo. La visione ci ha dato un elemento essenziale, fondamentale. Cioè che passiamo nei 38 plessi da realtà di grande eccellenza, la maggior parte che sono di recente edificazione, a situazioni deficitarie importanti, in maniera particolare in quelle strutture che hanno sulle spalle diverso tempo di utilizzo e sono di antica costruzione. Ho quindi ritenuto di istituire un gruppo di lavoro tecnico che avesse il compito di elaborare ciò che abbiamo potuto appurare e tramite quel lavoro riuscire a fare una ulteriore valutazione dell’utilizzo di quelle sedi sia attualmente che nel prossimo futuro. E’ stato un lavoro importante, rivolgo un ringraziamento sentito al gruppo, in primis all’ex direttore del Dipartimento, professor Giacomini, all’attuale direttore D’Amelio. Dal periodo di ottobre si sono visti settimanalmente per analizzare il tutto e presentare entro il 28 febbraio la relazione. Ci tengo a sottolineare che il sottoscritto non è mai intervenuto ai lavori del gruppo, fatta eccezione per la prima riunione di insediamento: è stata una precisa intenzione per non influenzare un lavoro esclusivamente tecnico. Dispiace di poter leggere oggi i contenuti della relazione – dei quali si era richiesta la riservatezza – sugli organi di stampa in maniera anticipata rispetto al dibattito che auspico possa svilupparsi in maniera più matura dal punto di vista istituzionale, rispetto alla volontà di creare un dibattito nell’opinione pubblica che non deve fuorviare. La relazione aveva un metodo di lavoro, quello di mettere al centro il benessere degli alunni e del personale. Dobbiamo creare un’area di comfort e sicurezza per le attività didattiche, la permanenza di alunni e personale nelle strutture scolastiche, cosa non sempre garantita. Siamo partiti dal dato numerico freddo, crudo e spiacevole delle nascite nel nostro Paese al 31 dicembre 2024. Dato che pone il livello di nascite a 149 nati nel 2024, c’è stata una decrescita vertiginosa verso il basso. Numero che nel 2025 sarà confermato, i dati danno a giugno nascite sulle 80 unità, per raggiungere a fine anno le 160 unità. Ahinoi, le previsioni non mostrano un cambiamento da qui ai prossimi cinque anni. L’analisi del gruppo di lavoro ha una proiezione da qui all’anno scolastico 2029/2030, in altri casi 2034/2035. La volontà è stata quella di sviluppare interventi di carattere graduale: scelta che sarà confermata dal punto di vista politico. Nessuno farà passare un messaggio di interventi drastici, come qualcuno vorrà strumentalmente far credere: non c’è volontà politica di intervenire in termini di chiusure. Il lavoro di questa mattina è di carattere tecnico, serio e ben fatto, ed è qualcosa su cui la politica potrà svolgere le sue relazioni. La relazione imposta interventi di carattere graduale. Su alcune circostanze, riferite anche all’anno 2025, le scelte sono anche un po’ obbligate e non possono essere rinviate. Poi c’è un graduale intendimento di interventi su tutto il territorio della Repubblica. Il gruppo ha fatto un lavoro approfondito anche nel caso in cui si scegliesse in maniera graduale questi interventi con una previsione su come potrebbero essere accorpati plessi e classi, ha fatto una divisione del territorio per aree, ha creato delle aree polmone, in particolar modo due che potranno essere di supporto. Quindi ha realizzato non soltanto una fotografia attuale, ma anche puntualizzato delle proposte. Di fronte ad una situazione come quella che abbiamo dal punto di vista demografico, è difficile scappare da quella realtà, forse l’intelligenza politica deve prevedere di anticipare gli eventi e fare in modo di essere pronti per intervenire per gestire la logistica e l’offerta formativa. E’ chiaro che il sottoscritto ha iniziato anche un altro lavoro per riuscire a capire quale dovrà essere il futuro della scuola, partendo dal presupposto che partiamo da un settore già eccellente. Stiamo lavorando ad una struttura di legge che presenterò alla Commissione quanto prima, abbiamo in animo di riorganizzare l’assetto formativo del Paese, non stravolgendolo ma integrandolo con il necessario: maggiore capacità di internazionalizzazione, ampliamento dell’offerta formativa vedi per esempio istituti tecnici superiori, Centro di formazione professionale, attività sul plurilinguismo, valutazione su nuovi sistemi didattici, qualcosa è già in corso, come il progetto Dada. Dovremo riflettere sulla possibile previsione di orari differenti, è in corso un dibattito sul famoso ‘sabato sì’, ‘sabato no’. Abbiamo messo in parallelo un lavoro sulla nuova offerta formativa. Ritengo che la politica debba dare un indirizzo già attuale per l’anno 2025/2026, nella relazione è indicata qual è la necessità di adottare e riguarda un plesso e un ordine, in particolar modo. Spero che i lavori di questa commissione, in maniera virtuosa e matura, potranno consentire al sottoscritto di adottare i necessari provvedimenti, e poi fare scelte avvedute per gli anni futuri.
Maria Luisa Berti: Inopportuno che qualcuno abbia dato la relazione alla stampa prima del dibattito. Questa deve essere l’occasione per sottolineare il valore delle nostre strutture scolastiche e anche dell’opportunità formativa che si dà ai nostri giovani, fin dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori. Quando dobbiamo prendere decisioni importanti, esse sono significative di qualcosa che a livello sociale non va. Sul calò della natalità, la politica deve fare approfondimenti e valutare soluzioni per fare in modo che tale calo possa fermarsi o avere una tendenza opposta. Quando si chiudono scuole non è qualcosa di cui dobbiamo essere felici, perché la scuola non è solo luogo di formazione, ma anche di socialità. Dunque occorre fare in modo che laddove ci sono esigenze effettive di chiusura, che possano mantenersi comunque quei determinati centri deputati ad attività sociali ed extrascolastiche, delle sedi di potenziamento della nostra società. Questa la prima esigenza da tenere in considerazione. Sicuramente queste indicazioni, date nella relazione, hanno l’obiettivo di migliorare il percorso didattico. Tutti sappiamo quanto sia opportuno che i bambini restino in mezzo ad altri bambini, dunque è giusto che le classi non siano depotenziate sotto il profilo numerico. Una cosa su cui dovremmo fare delle valutazioni è una analisi dell’impatto che questi indirizzi avranno sul corpo docente. Non ci sono valutazioni sui futuri sbocchi lavorativi di chi oggi lavora nei vari settori e si troverà forse a non avere lavoro, soprattutto nell’ottica di formazione dei nostri giovani per quanto riguarda le future attività lavorative. Dunque occorre un’analisi sugli effetti di questo programma su coloro che insegnano e poi su come formare i nostri giovani rispetto all’occupazione del domani.
Ilaria Baciocchi (PSD): Credo sia giusto guardare il contesto più ampio. I numeri che oggi ci troviamo davanti sono il riflesso fedele di una crisi che riguarda tutta la società. Denatalità è una parola che dice tutto. Dice anche che sicuramente qualcosa si è rotto nel rapporto tra famiglie e futuro. Dietro quei numeri c’è la fatica delle giovani coppie, la difficoltà economica. Il piano non può essere letto come una semplice questione tecnica. Se ci fermassimo qui sbaglieremmo l’approccio. Un conto è ragionare sul patrimonio scolastico in maniera razionale. Un altro conto è trovarsi a dover chiudere una scuola dopo l’altra perché mancano i bambini. Questo ci obbliga ad un salto di livello, perchè la scuola è un pilastro e un investimento. Non possiamo limitarci ad accompagnare il declino, dobbiamo reagire, costruire le condizioni affinché San Marino possa essere un Paese in cui si cresce. Dunque servono politiche robuste per la natalità e politiche di riequilibrio per colmare il buco demografico. Se perdiamo la scuola sotto casa, non dobbiamo fare in modo di perdere la funzione educativa e sociale garantita dalla scuola. Possiamo compensare con nuovi servizi: nidi, centri estivi, spazi integrativi, laboratori pomeridiani, spazi per la genitorialità. Potenziarli non solo nei numeri ma anche nell’accessibilità: oggi spesso questi servizi costano troppo. Servono nuovi servizi, ma un nuovo modo di pensare alla nostra scuola, ancora legata ad un modello vecchio. Pensiamo al calendario scolastico, uno dei più squilibrati d’Europa. Non dobbiamo avere paura di aprire questo dibattito. Possiamo cominciare da una revisione del calendario, da una riflessione su come organizzare meglio l’anno, come rendere la scuola un presidio anche quando è chiuso. Giusto che ci sia la parte tecnica, giusto valutare la sicurezza degli edifici, la distribuzione sul territorio, evitando concentrazioni eccessive e desertificazione. Ma bisogna fare attenzione: una scuola eventualmente chiusa non dovrebbe essere abbandonata, ma deve rimanere un luogo di cultura, un punto di incontro per la comunità. Ma soprattutto l’obiettivo dovrebbe essere quella di poterla riaprire. Serve un approccio politico serio e vero, fatto di coraggio e visione.
Carlotta Andruccioli (D-ML): Accolgo l’appello del Segretario Lonfernini alla maturità e all’intelligenza politica. La politica deve sapere intervenire seguendo il benessere degli alunni senza aspettare che sia troppo tardi e tentennare per questioni di consenso politico. In passato qualche errore è stato fatto. La programmazione è la strada giusta, anche con proiezioni a cinque anni. Si deve fare una riflessione su come il calo demografico impatterà sulla scuola e su come la scuola dovrà evolvere. Giusto come dice il Segretario che non si facciano interventi drastici. Giusto mettere in campo azioni equilibrate e ponderate, ma l’importante è che in qualche modo si agisca. Ogni scelta dovrà partire da plurime valutazioni che hanno come obiettivo finale il benessere degli studenti e del personale. La prima necessità è quella educativa o socio educativa. Classi di sei alunni non garantiscono la necessità di socializzazione che tutti i bambini hanno, specie quelli con disabilità. C’è una necessità di socializzazione e un’esigenza educativa che si fa sentire più che mai. Ci sono bambini con disturbi di apprendimento e disturbi comportamentali. Un tema che la politica deve assolutamente valutare. Ci sono necessità logistiche, assolutamente da prendere in considerazione. Ci sono anche necessità per quanto riguarda l’eliminazione di barriere architettoniche che in plessi datati impediscono alle nostre scuole di essere inclusive al cento per cento. C’è la necessità di non svuotare totalmente i Castelli dalle attività scolastiche o extra scolastiche. Attività che se venissero eliminate spegnerebbero la vita di quel Castello. Questo non vuol dire non prendere decisioni, ma fare scelte equilibrate. Nella relazione dal punto di vista tecnico ci sono delle possibili soluzioni logistiche, si parla di offerta formativa da ampliare. Ribadisco: non ci si deve fermare a questi interventi, possono esserci altre proposte, andando ad integrare il nostro liceo ad esempio con il liceo di scienze applicate. L’ultima valutazione è rispetto ai professionisti che lavorano nella scuola. Spesso ci sono troppi pregiudizi verso i professori, che hanno un ruolo sociale che a volte non viene riconosciuto. Dunque penso che la politica debba riconoscere questo ruolo importantissimo.
Giuseppe Morganti (Libera): Questa relazione dovrebbe essere accompagnata da un ragionamento sulla didattica che si intende fare in queste strutture. Il discorso delle classi aperte è un ragionamento su cui molti si stanno interrogando, in Italia lo stanno facendo con risultati importanti. La politica non può, di fronte ad una rivoluzione che viene proposta tramite gli indicatori tecnici della relazione, rimanere inerme, ma reagire con azioni forti. Il problema della denatalità evidenzia che non c’è più fiducia nel futuro. Su questo tema noi dovremo fare e dire qualcosa. La nostra scuola potrebbe anche proporsi ai territori vicini. Perchè no? Le infrastrutture nella maggior parte dei casi sono di lusso rispetto ad alcune che si vedono nei territori vicini, perché non aprire a questa possibilità? Ma la vera domanda è quale didattica mettere in campo. Se dovessimo procedere tout court con decisioni forti come quelle che potrebbero prospettarsi, non rischiamo di cadere nell’errore che abbiamo fatto con Città/Murata? Da un lato abbiamo un plesso che non c’è più, un Castello che ha perso un’agenzia educativa, una realtà che non ha più spazi per fare quello che si deve fare. Questi sono errori che si pagano. Cerchiamo di trovare soluzioni che tengano presenti le duplici necessità. La politica non può rimanere inerme, deve fare delle proposte prima di assuefarsi a questo trend, rimboccarsi le maniche. Mettendo a regime tutti questi elementi, la politica potrebbe dare un input forte. Ringraziamo chi ci ha messo di fronte ad un problema serissimo. Città ha perso la scuola elementare, Borgo è destinato a chiudere. Perdendo la scuola, una realtà abitativa perde il ganglio fondamentale della propria esistenza. Chiudere la scuola vuol dire a poco a poco chiudere anche il resto delle realtà sociali. Non faccio una critica a nessuno, voglio solamente dire: cerchiamo di combattere questa triste realtà che ci si prospetta.
Maria Katia Savoretti (RF): Vorrei fare un elogio al Segretario Lonfernini per come ha portato avanti il problema rispetto al suo predecessore. Il Segretario si è limitato a procedere alla chiusura di un plesso, senza fare una proiezione sul territorio come invece risulta da questa relazione. I dati non ci stupiscono. Sono dati che ci spaventano, perché fanno vedere qual è il trend del futuro. Mi chiedo cosa è stato fatto prima per evitare che si arrivasse a questa situazione. Cosa ha fatto la politica per contrastare la denatalità? Molto poco. Sono state fatte molte proposte per aiutare le giovani coppie, le famiglie. Aiuti che nel tempo avrebbero potuto evitare nel tempo un trend negativo. A me spiace che siamo arrivati oggi con una relazione con dati che non stupiscono, ce li aspettavamo tutti, ma in questi anni è stato fatto veramente poco o nulla. Chi andrà ad acquistare una casa a Chiesanuova sapendo già che lì non ci sarà una scuola per i ragazzi? Gli interventi vanno pensati a 360 gradi, per fare in modo che anche le realtà piccole possano continuare a vivere. Nel tempo sono stati fatti tantissimi interventi per consentire ai Castelli più piccoli di avere la loro socialità e vita quotidiana. Sono state fatte tante battaglie. Dobbiamo fare in modo di valutare certi interventi prima di farli, altrimenti rischiamo di creare disagi che sono stati vissuti in passato: con la chiusura nel plesso di Città, i bambini devono fare a turni per il pranzo, perché le aule non sono adatte ad un numero elevato di bambini. Va preso in considerazione il problema a 360 gradi, va affrontato a lungo raggio. Dobbiamo trovare alternative, essere bravi a fare in modo che il trend aumenti, altrimenti ci saranno ripercussioni su tutta la società. Soluzioni alternative ce ne sono, basta mettersi a testa bassa e ragionare per evitare di fare azioni un po’ troppo di impulso, ragionare in maniera responsabile per evitare di pentirci di scelte che avremmo potuto fare diversamente.
Giulia Muratori (Libera): Se c’è un esempio che qualcuno ha ricordato che non è da ripetere, è quello del plesso di Murata. Quello è un edificio all’avanguardia, suddiviso in spazi per laboratori, teatro, etc. Trasferire Città su Murata ha creato un sovraffollamento. Questo va ripensato. Dunque prima il contenuto, cioè il tipo di offerta, e poi ragionare sulle strutture, su eventuali accorpamenti. C’è un aspetto che sta venendo fuori: la necessità della riforma del calendario scolastico. E’ un tema molto dibattuto anche in Italia. Quando mi capita di parlare di questo argomento, spesso sembra quasi che si debba trovare un modo per parcheggiare i bambini in estate. Ma il principale problema è che per tre mesi c’è una perdita di apprendimento e una mancanza di relazione. Oltre alla necessità di capire come gestire a livello familiare i bambini e il lavoro. Per non parlare del discorso dei centri estivi, che si inserisce in questo argomento: vanno ripensati nell’ottica di una riforma del calendario scolastico. Prendo ad esempio la situazione della Spagna. In Spagna l’anno scolastico comincia ad inizio settembre e termina a metà o fine giugno. Nell’anno c’è una distribuzione di pause maggiore. Non dico che dobbiamo copiare, ma prendere spunto. Un’ultima riflessione sulla necessità di guardare fuori da San Marino. Se il problema è il numero dei bambini, perché non aprirsi all’esterno? Penso alle zone limitrofe, a quella del Montefeltro. Lo si può fare ad esempio anche con il liceo. Provare a vedere se ci sono adesioni anche da parte dei cittadini italiani.
Filippo Tamagnini (PDCS): Stiamo osservando dati che hanno una partenza molto lontana. A metà anni Novanta il Comune di Rimini aveva costituito la nuova sede dell’istituto per geometri, mai andato a regime. La scuola per geometri di Bologna fatica a trovare studenti. C’è una ragione di natura culturale. Vedo la difficoltà di investire nel proprio futuro personale con un senso di certezza. Le scuole sono punti di aggregazione di un Paese. Da questo punto di vista abbiamo una vera eccellenza. La mancanza di strutture di questo tipo determina una potenziale difficoltà per lo sviluppo di quei territori, anche dal punto di vista sociale. Dobbiamo affrontare una difficoltà che ha una inerzia grandissima. Occorre iniziare a pensare se è il caso di rispondere a questa esigenza con scelte come chiusure dei plessi, riorganizzazione dei programmi, oppure stringere i denti e capire se questo periodo di difficoltà possa essere attraversato per il meglio che ci aspetta domani. Abbiamo una grossa variabile: l’accordo di associazione, che porterà novità nel nostro Paese. Abbiamo problemi di bilancio, ma un tessuto produttivo che è ancora buono e può attirare lavoro e nuovi nuclei familiari. Mi chiedo se una politica da attuare possa essere quella di attirare nel territorio nuclei giovani. Bene la riunione di questa Commissione per un approfondimento serio, credo occorra dare mandato al Segretario Lonfernini di approfondire la relazione per poter valutare le scelte migliori a favore delle nostre famiglie.
Marco Mularoni (PDCS): Il valore della nostra scuola è elevatissimo in ogni ordine e grado. Ringrazio tutti i Commissari intervenuti: tutti hanno portato spunti e idee, con un atteggiamento collaborativo. Oggi ci troviamo qui, siamo noi impegnati, dovremo snocciolare le questioni e assumere delle decisioni per il nostro futuro e quello dei nostri giovani. In Italia ci sono meno 134mila iscrizioni. E’ un dato che non nasce per caso. La popolazione europea nel secondo dopo guerra non è distante dalla popolazione europea di oggi. Non possiamo più tergiversare. Per medie e superiori le scelte non sono immediate, si può lavorare a 360 gradi. Ma la difficoltà maggiore è su infanzia ed elementari. Questa relazione è un primo step di un discorso più ampio che tocchi vari punti: docenti, calendario, offerta formativa-didattica, possibilità di aprirsi a contesti limitrofi. Siamo di fronte a scelte strutturali, di sistema. Quando parliamo di scuola parliamo di denatalità, di nuove generazioni. Il discorso è a 360 gradi. Ovviamente concordo con chi ha fatto ragionamenti sui piccoli Castelli. La scuola rappresenta tanto ed è il cuore nevralgico della vita del Castello. Sarà mandato della Segreteria analizzare i dati in modo strutturato per adottare le scelte necessarie. La relazione individua delle azioni, ma dovrà essere la politica a metterle in campo in base ad una serie di valutazioni e in base all’aggiornamento dei dati. Il lavoro sarà molto difficile, ma non dobbiamo avere paura, questo è il tempo delle scelte che non dobbiamo più rinviare, vanno fatte con lungimiranza in un piano più ampio, all’interno di una visione che in passato forse il nostro Paese non ha avuto.
Barbara Bollini (PDCS): E’ una relazione tecnica, la politica dovrà valutare le migliori decisioni. Questo problema persiste da alcuni anni. Abbiamo degli interventi che bisognerà effettuare. Ci sono ragionamenti di breve, medio e lungo termine. Certi allarmismi, che tutti noi commissari e cittadini possono avere, bisogna ponderarli e valutare zona per zona, situazione per situazione, vedere tutto il percorso della Repubblica di San Marino. Ci saranno interventi da fare a breve, ma magari sono interventi piccoli. La necessità primaria è mettere in sicurezza i bambini. Ci sono plessi con problemi seri. Per ogni genitore la prima preoccupazione è che il figlio sia accudito in sicurezza. Il Segretario ha parlato di una relazione sull’aspetto della didattica. Anche noi genitori dobbiamo seguire le linee che ci vengono date per quanto comporta la formazione didattica di questi bambini. Ci sono delle regole che dobbiamo seguire. Non per questo dobbiamo chiudere le scuole dei Castelli piccoli o dobbiamo tenerle aperte per forza. Ci sono cose che ci preoccupano, ma la Segreteria e il gruppo tecnico prima di fare determinate scelte dovranno fare un discorso politico. Non è mai stato detto che alcune scuole vengono chiuse, per quello che ho capito io è stato detto che verranno convertite. Il lavoro non è semplice ma lo dobbiamo fare, perché le proiezioni future non sono il massimo. Non accendiamo allarmismi sul fatto che tutto succede domani mattina. Succede che si è preso atto della relazione, che nascono 149 bambini nel 2024, che c’è la possibilità di portare bambini dalle zone limitrofe. Dunque è ancora tutto da valutare, da prendere in considerazione in un’ottica che non stravolga il sistema della Repubblica.
Giovanni Zonzini (Rete): Mi pare di capire che il partito di maggioranza relativa abbia deciso di non decidere. Mi domando: forse la tattica è far chiudere le scuole da sole così nessuno se ne assume la responsabilità. A pagina 6, si legge che nell’anno 2026/2027, chiuderà la scuola dell’infanzia di Chiesanuova e Faetano, la scuola dell’infanzia di Dogana. Vorrei dire una cosa impopolare. I Castelli non muoiono perché chiudiamo le scuole. Inviterei a non scadere in questa retorica vuota che non porta da nessuna parte. Se i Castelli sono spopolati, le scuole perdono ragione di essere. Si tratta di capire se vogliamo tenere la scuola elementare di Fiorentino oppure tenere aperta quella di Chiesanuova. Vorrei capire qual è l’indirizzo della maggioranza in merito, una decisione andrà presa. Io sono in questa Commissione dal 2021, si ripetono costantemente le stesse cose. Dal 2021 si continua a dire: fra un po’ dovremo chiudere delle scuole. Qualche decisione io penso sia venuto il momento di prenderla. C’è da fare una scelta impopolare. Se non ci sono i bambini, forse qualche scuola bisognerà chiuderla, è una coperta che diventa più piccola, qualche zona resta scoperta. Io sono contrario all’idea di creare scuole speciali, con una didattica differente. Viene meno il principio di eguaglianza. Tutti devono ricevere lo stesso trattamento. Non può esserci una scuola che dà servizi di serie A e una che dà servizi di serie B. C’è un problema da affrontare, rimettendo in discussione alcune scelte didattiche degli ultimi anni. Vorrei capire se il Governo intende agire ora o se intendiamo chiedere altre 18 relazioni e fare altri 26 dibattiti uguali, o se invece si vogliono prendere decisioni in tempi rapidi, prima di settembre 2026.
Segretario di Stato Teodoro Lonfernini, replica: Io ho il principio di condividere, essere trasparente. Ma ho un mandato: sono al Governo per volontà popolare, devo prendere delle decisioni, che ho in testa. Voglio farlo però con una approvazione e una condivisione di carattere totale, non deve diventare un elemento di turbativa. La politica deve fare scelte in relazione di ciò che è contenuto come proiezione, di un fatto umano che sta accadendo al nostro Paese. Se non vogliamo prenderne coscienza, avremo un grandissimo problema sotto il profilo di comunità. Se un sistema non affronta il problema tramite ciò che impatta in via immediata, in maniera seria, credo che la funzione della politica e di tutti quanti noi vada a farsi benedire. La prima decisione è quella che viene detta nella relazione: il 2025/2026 prevederà una decisione sulla scuola dell’infanzia di Città. Un bellissimo plesso, al momento le classi sono occupate da un numero di 27 unità. Siccome sono luoghi ampi, tutti e 27 i bambini possono stare dentro un’aula e attualmente lo fanno, anche per un maggiore coinvolgimento. Il che significa che, visto che in maniera attigua c’è un problema sul nido che ha spazi troppo contenuti, quel luogo può diventare migliorativo per il nido stesso. Dunque la scelta che adotterò, spero con la massima condivisione, sarà per il 2025/2026 il trasferimento della scuola dell’infanzia di Città, come da relazione presentata dal gruppo di lavoro. Per cui Zonzini, stia tranquillo. Non abbiamo deciso di non decidere. Il partito di maggioranza relativa ha deciso di intervenire, non turbando la comunità, agendo con gradualità e intelligenza, con una sostenibilità dei lavori. Questa cosa della specializzazione a me piace poco. Stiamo pensando, nelle realtà periferiche, dove lo spopolamento è maggiore, stiamo pensando di mantenere presidi socio educativi. Se creiamo un presidio scolastico, in quel presidio andranno ad afferire tutte le realtà che dovremo o accorpare o unificare o rimodulare. Quel tempo è da qui al 2029/2030 o da qui al 2034/2035. Non c’è da stupirsi se diciamo che da domani mattina nulla cambia. Domani mattina parte in maniera graduale una revisione dei plessi che non è rinviabile. Le classi aperte sono già in corso, poi magari sono sperimentali. Io sono di un’idea e ci lavorerò in parallelo: le cose sperimentali a un certo punto devono finire. La vera evoluzione è che tante cose diventeranno definitive. Questo sarà un elemento di crescita. Ci sono tanti aspetti da trattare in parallelo alla logistica. Non è che guardando al contenitore non dobbiamo guardare al contenuto.
Giuseppe Morganti (Libera), replica: E’ un dibattito troppo importante per lasciarlo perdere. Non ci rendiamo conto di qual è la valenza di questo intervento. Non condivido l’impostazione del commissario Zonzini legata al fatto che si debba valutare i bambini in base alle prove invalsi. E non condivido che le agenzie formative nel territorio non siano importanti per la vita del territorio. E’ chiaro se procediamo in maniera fredda, scientificamente corretta, qualche dubbio ce lo metto. Non mi fido delle proiezioni che ci sono, probabilmente cambierà il modo di approcciarsi alle tematiche residenziali. Magari come politica potremmo decidere di dare le residenze alle giovani coppie. Dal mio punto di vista un plesso scolastico non va visto per numero di bambini per ogni classe. A poco a poco il discorso classi non dovrebbe esserci più, sta perdendo significato. Facciamo un discorso di plessi, quanti bambini ci devono essere per ogni plesso. Questo potrebbe essere un elemento da tenere in considerazione. La presenza delle scuole è come quella della farmacia, del parroco e del medico, strutture indispensabili per la crescita del territorio. Sono molto preoccupato: Città è stata depauperata, ora si parla della scuola dell’infanzia, sono molto molto preoccupato.
Segretario di Stato Teodoro Lonfernini: Io non sono colui che tollera il fatto che i nostri Castelli siano sprovvisti di presidi scolastici. Io sarò a favore del riuscire a mantenere, laddove possibile, aperte le scuole. Laddove non sarà possibile, che sia comunque organizzato un presidio scolastico: è fondamentale mantenere quei servizi che possano fare comunità. Però ripeto: su Città, consigliere Morganti, vada a vedere gli spazi in funzione della partecipazione. Vedere gli spazi semivuoti fa impressione. Questo significa accettare il fatto che vadano riorganizzati, su Città ad esempio con il servizio nido. Chiesanuova non è un problema al momento. Non c’è questa preoccupazione al momento. Molto probabilmente la struttura delle elementari, di recente ristrutturazione, potrebbe essere utilizzata per altre aree. Lo ribadisco: nessuna preoccupazione su Chiesanuova al momento. Ci sarà una preoccupazione: la scuola dell’infanzia ha un problema di adeguatezza della struttura, avrà un problema immediato tra tre anni. Per una semplice questione: a Chiesanuova è nato solo un bambino. Come si fa ad organizzare una scuola con un solo bambino? Sulla riforma del calendario scolastico: è già in corso la valutazione. Vogliamo modellare in maniera adeguata tutti gli aspetti alle esigenze delle famiglie.
Giovanni Zonzini (Rete); replica: Io non ho ancora capito quale delle opzioni di pagina 6 si intendono portare avanti per le scuole elementari di Fiorentino e Chiesanuova per l’anno 2026/2027. Nella mia relazione avevo fatto un’analisi. Avere meno studenti significa avere meno lavoratori in futuro. Se abbiamo meno lavoratori, dobbiamo aumentare le competenze di quelli che rimangono. Manteniamo invariata la spesa complessiva, in modo da aumentare nel tempo la spesa pro capite. Ci saranno meno classi, è vero, ma se uno studente avrà delle lacune si potranno prevedere delle ripetizioni. Il ragionamento non deve essere: se diminuiscono gli studenti, diminuiamo la spesa. Manteniamo invariata la spesa e i miglioriamo i servizi pro capite forniti a ciascuno studente o studentessa. Questa potrebbe essere una politica lungimirante anche per quanto riguarda l’occupazione. Sui plessi ritengo che si debba andare verso una razionalizzazione delle spese fisse, riducendo il più possibile quelle legate al mantenimento della struttura, concentrando le risorse sui servizi per gli studenti.
Maria Katia Savoretti (RF), replica: Noi più volte abbiamo fatto delle proposte. Residenze da concedere alle giovani coppie e non soltanto ai pensionati. Voi avete fatto una prospettiva del futuro. Come politica però dobbiamo anche pensare a cosa fare in questo frangente per fare in modo che i bambini aumentino. E’ compito della politica trovare le prospettive per garantire il futuro. E siamo in ritardo.
Segretario di Stato Teodoro Lonfernini, replica: Cosa accade al personale docente? Certo che è una fonte di grande ragionamento e anche di preoccupazione. Una prospettiva futura sui docenti dipende ahinoi dal numero delle persone che ci saranno nelle strutture una volta riorganizzate. Do un dato: la scuola dell’infanzia conta 14 plessi, 1194 posti, 817 iscritti attuali. Abbiamo già un bacino di riempimento su cui lavorare. Con il trend delle nascite, nel 2029/2030 gli iscritti saranno intorno ai 540. E’ una discesa vertiginosa. Sulla scuola elementare che conta 13 plessi e 1333 alunni, con il trend delle nascite che abbiamo si prevede – nel 2034/20235 – poco più di 800 iscritti. Abbiamo una flessione importantissima, che è certo che dovrà fare aprire una riflessione anche di carattere professionale. Questo non deve creare una preoccupazione. Abbiamo in corso una valutazione in termini di fabbisogno. Vanno visti tanti aspetti che possono riguardare nuove forme di reclutamento, le forme in futuro prevedibili di conversione professionale, nessuno sarà lasciato indietro. Nella relazione ci sono indicati pro e contro. Ho ricevuto la relazione il 28 di febbraio. Ho portato la relazione in Congresso di Stato nelle ultime settimane, mi riservo di fare una valutazione ulteriore nei prossimi mesi. Già oggi la legge indica un numero minimo e massimo ma anche delle deroghe. Per la scuola dell’infanzia, il gruppo di lavoro dice di evitare gruppi di più di 25 alunni per classe e meno di 40 per plesso, per la scuola elementare vanno evitare scuole con meno di 13 alunni o più di 20 alunni. E’ una filosofia che condivido, dobbiamo lavorarci in maniera adeguata.
A conclusione del dibattito, viene annunciato il deposito di un Ordine del giorno della maggioranza. Ne dà lettura Giulia Muratori (Libera). L’Odg impegna il Congresso di Stato ad attuare le scelte necessarie per “una riorganizzazione equilibrata, graduale e razionale del sistema scolastico, calibrando interventi infrastrutturali ed esigenze della nuova didattica per un miglioramento complessivo della qualità, avviare contestualmente il potenziamento di asili nidi e centri estivi; attuare anche tramite strumenti intersettoriali politiche di sostegno alla natalità, inclusione sociale e conciliazione tempi di vita e lavoro; effettuare un monitoraggio dei dati sulle nascite e le proiezioni future; a predisporre una proposta di revisione del calendario scolastico; a valutare gli effettivi degli interventi sul corpo docente riservando l’adozione di futuri provvedimenti; ad avviare un percorso partecipato per la definizione di un nuovo modello educativo; a fare in modo che i plessi dismessi siano oggetto di un piano di rifunzionalizzazione pubblica per mantenerli vivi come spazi educativi, sociali e culturali e mantenere aperta la possibilità di una loro riattivazione; valutare forme di collaborazione con i territori limitrofi mediante accordi specifici con le autorità italiane; a riferire periodicamente alla Commissione I sullo stato di avanzamento degli interventi attuati”.
Da parte del Segretario Lonfernini viene dato parere favorevole all’accoglimento.
“Trovo quest’ordine del giorno quasi insignificante. Non c’è scritto nulla di significativo, solo petizioni di principio e discorsi vaghi” dice Giovanni Zonzini (Rete) annunciando “astensione o non partecipazione al voto”.
Carlotta Andruccioli (D-ML): “Ci sono principi su cui non si può che essere d’accordo, ma non una reale concretezza e sostanza su ciò che si vuole fare nell’immediato. Questo ordine del giorno non è abbastanza concreto”.
Maria Katia Savoretti (RF): “Anche da parte mia nessuna contrarietà perché sono temi importanti. Però anche io mi asterrò: vedremo il dibattito di domani sul tema della denatalità. Mi auguro che il confronto venga portato avanti dalla Commissione I con tempi ravvicinati, perché siamo già in ritardo”.
Giuseppe Morganti (Libera): “Intervengo a nome della maggioranza. Questo Odg racchiude il senso profondo del dibattito che c’è stato oggi. Parte dal dato reale sulla natalità. I contenuti ci sono, eccome se ci sono. Contenuti che mettono in evidenza un fatto: non si può affrontare un problema così delicato tramite una scelta tranchant. C’è il calo demografico, quindi la Repubblica si attrezza per affrontare la problematica in maniera saggia”.
L’odg è approvato con 10 voti a favore e 3 astenuti.