L’ex presidente dell’organo di controllo del settore assicurativo (Isvap) Giancarlo Giannini è indagato da circa un anno dalla procura di Milano con le ipotesi di reato di corruzione e calunnia nell’ambito di uno dei filoni di inchiesta sul gruppo Ligresti.
Lo confermano fonti giudiziarie e investigative dopo che ne ha scritto oggi il Corriere delle Sera. Non è stato al momento possibile avere un commento dal difensore di Giannini, l’avvocato Giampiero Biancolella.
Le ipotesi di reato a carico di Giannini, già indagato dalla procura di Torino per concorso in falso in bilancio nella vicenda Fonsai, trovano origine dai verbali di interrogatorio di un testimone, Fulvio Gismondi, funzionario di Fondiaria, le cui dichiarazioni sono state confermate a verbale da Salvatore Ligresti. Quest’ultimo è da oggi agli arresti domiciliari su ordine del gip di Torino proprio per l’occultamento delle riserve a copertura dei sinistri, che secondo la procura di Milano avrebbero dovuto emergere già dal 2008 se l’Isvap avesse esercitato pienamente la sua attività di controllo e ispezione.
Secondo l’inchiesta condotta dal pm milanese Luigi Orsi, Giannini avrebbe omesso di far controllare il gruppo assicurativo dei Ligresti in cambio della promessa di essere nominato all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, poi saltata per la caduta dell’ultimo governo guidato da Silvio Berlusconi e per l’esplodere della crisi che ha travolto la galassia Ligresti.
Per quel che riguarda la calunnia, questa ipotesi è relativa all’esposto presentato dopo l’avvio delle indagini milanesi sui Ligresti dall’Isvap guidata da Giannini, teso, secondo l’accusa, a nascondere la connivenza del vertice dell’Organo di vigilanza con Salvatore Ligresti stesso.
L’avvocato Biancolella ha dichiarato al Corriere oggi in edicola che “Giannini è sicuro di poter dare tutti i chiarimenti necessari, tanto che ha già concordato con il pm un interrogatorio”.
Il pm Orsi sta conducendo su quello che i media hanno definito “il crollo dell’impero Ligresti” una serie articolata, e intrecciata, di filoni di inchiesta. Particolarmente vivo, negli ultimi mesi quello che parte dal fallimento delle società Imco e Sinergia, per il quale è indagato per bancarotta fra gli altri Salvatore Ligresti, e arriva al futuro del destino dell’area milanese che dovrebbe ospitare il centro di ricerca “Cerba” di Umberto Veronesi.
Un’area per cui il Tribunale fallimentare ha escluso la validità del pegno a favore delle banche creditrici. Un’area che è vista dalle banche creditrici come l’unica possibilità per “ridurre i danni” del fallimento delle società dei Ligresti e che è al centro di una intensa dialettica fra gli istituti, con in testa Unicredit impegnato energicamente a ottenere un concordato fallimentare, che vorrebbero anche una maggiore quota edificabile, e il Comune di Milano, restio a concedere ulteriori metri cubi di edilizia e propenso a chiedere in cambio la Cascina Campazzo.
La Cascina appartiene a Unipol, attuale proprietaria di Fonsai, che dovrebbe accettare di lasciarla al Comune. Secondo fonti vicine al dossier, per rendere il concordato e l’affare Cerba praticabile, dovrebbe anche essere ridotta sensibilmente la richiesta di 278 milioni di euro nei confronti delle società fallite formulata dal commissario ad acta di Fonsai, Matteo Caratozzolo. (…) Reuters