San Marino. Intervista a William Casali (Pdcs) hi-tech e prospettive di sviluppo, quella “stella cadente” che San Marino Inovation non riesce ad afferrare

San Marino ha “ballato” tra le righe di questa serie: blockchain per dare un calcio alla burocrazia, AI per mettere un cervello alla sanità, una stablecoin SMR che dorme nei cassetti, banche che spediscono colossi altrove, una PA da incubo che sembra un labirinto senza uscita. Cinque editoriali (“San Marino e ‘tech’: l’ennesimo ‘treno perduto’…”, “Tutto il mondo punta sull’AI…”, “Le banche di San Marino…”, “San Marino e la stablecoin…”, “San Marino, la PA si digitalizza…”, San Marino Innovation: il “becchino” delle idee…) che hanno dipinto un quadro netto: il futuro è un razzo pronto a decollare, ma qualcuno lo tiene inchiodato a terra. E quel qualcuno ha un nome: San Marino Innovation, l’ente che doveva accendere i motori e invece ha spento le luci. Ma proprio mentre stavo per chiudere con un requiem, ecco una voce che mi ferma: “Non è tutto da buttare, sa? SMI ha potenziale, serve solo sbloccarlo”. È William Casali, esperto tech e Consigliere del Partito Democratico Cristiano Sammarinese, che mi concede questa chiacchierata sul presente e il futuro dell’innovazione sammarinese.

Nei miei recenti editoriali ho messo in luce un paradosso: San Marino ha un potenziale tech che potrebbe farlo brillare, ma l’impatto reale sull’economia è stato finora un buco nell’acqua. Condivide questa analisi?

Partiamo riconoscendo due realtà fondamentali. È innegabile che, al momento, non emergano progetti ad alta rilevanza tecnologica nati da San Marino Innovation che generino ricadute dirette e visibili nel nostro Paese. Tuttavia, non si può dire che SMI sia un contenitore vuoto: al suo interno operano startup davvero interessanti, dotate di un potenziale significativo, e il comitato tecnico-scientifico vanta figure di alto livello.

Se le premesse sono così solide, come si spiega questo stallo che sembra un film già visto?

Il problema principale risiede nella mancanza di un collegamento efficace con il Governo, che ha impedito una guida decisa. Durante la scorsa legislatura era stato istituito un gruppo di lavoro per definire la missione strategica di SMI, percorso purtroppo interrotto a causa della pandemia e mai più ripreso. Senza una missione chiara, anche le realtà più brillanti fanno fatica a esprimersi, con conseguenze dannose per il Paese.

Qual è lo stato attuale di SMI? Siamo fermi o c’è un segnale di vita?

Adesso possiamo parlare di un nuovo inizio. Sono convinto che le condizioni per riattivare una visione strategica siano finalmente maturate. Il nuovo Segretario di Stato con delega all’innovazione rappresenta quella spinta necessaria per togliere i freni e mettere in moto interventi coordinati, permettendo a SMI di realizzare appieno il suo ruolo di acceleratore di crescita.

Quali ambiti dovrebbero essere la priorità immediata di San Marino Innovation per sfruttare questo potenziale?

Esistono almeno cinque aree chiave su cui l’ente dovrebbe intervenire con competenza:

  • Lo sviluppo di piattaforme per exchange e servizi cripto, che favoriscano l’acquisto, la custodia e il trading di criptovalute.
  • La realizzazione di una stablecoin di Stato, capace di rivoluzionare i pagamenti digitali e stimolare nuove economie.
  • La digitalizzazione della sanità, per supportare la transizione tecnologica degli ospedali con soluzioni concrete.
  • L’intelligenza artificiale, con un focus sul supporto tecnico-normativo per una regolamentazione avanzata e consapevole, anche per la tutela dei dati.
  • La collaborazione con il mondo accademico, ad esempio con l’Università, per attivare master su AI e blockchain e per legare il Paese a progetti internazionali, come quelli legati al PNRR italiano.”

Le banche qui non aprono conti a realtà innovative, mi riferisco ai problemi incontrati da una start-up che opera sugli e-sport che ha scelto San Marino. Non dovrebbe SMI intervenire anche su questo?

Sul sistema finanziario ha ragione, e so a quale start-up si riferisce… Questa, ad esempio, per operare ha bisogno di una cripto o un token di gioco, ma si scontra con un calvario perché il sistema finanziario fatica a capire come inquadrare l’attività, si alzano i rischi e la burocrazia. Alcune banche non hanno voluto aprire il conto, altre hanno messo condizioni di sfavore praticamente per indurre il potenziale nuovo correntista ad andare da un’altra parte. Questa startup che ha scelto San Marino dovrebbe essere accompagnata da San Marino Innovation presso le banche per trovare soluzioni che non ostacolino l’operatività.

Eppure, la Banca Centrale sembra più attiva di SMI su questi temi. Come si spiega?

Banca Centrale ha cambiato approccio al tema, dando prova di voler affrontare questo nuovo mercato collaborando ai tavoli di lavoro. Abbiamo già una legge sui registri distribuiti, nella quale abbiamo recepito il regolamento europeo del mercato cripto-asset e che potenzialmente potrebbe dare la possibilità di fare tantissimo in termini di sviluppo economico della Repubblica. Con la collaborazione attiva di Banca Centrale sono già stati emessi i regolamenti di secondo livello in cui è scritto a chiare lettere che per certe valutazioni serve il supporto di San Marino Innovation creando un importante canale di comunicazione. Questo canale deve essere utilizzato per risolvere ogni tipo di ostacolo che possa limitare l’attività delle nostre startup ed attivando il motore di sviluppo economico.

Questo potenziale immenso non si è ancora tradotto in nulla di concreto. Perché?

Per farla breve serve, chi è alla guida di SMI deve “sporcarsi le mani”. Non serve fare la conta delle nuove aziende, è necessario capire la direzione che sta prendendo il Paese e non esitare nel percorrere strade anche se complesse. SMI non ha solo il supporto dello Stato ma ha anche quello delle sue startup. Le norme ci sono, bisogna impegnarsi per renderle attuabili.

Nonostante tutto, lei appare ottimista. Cosa la spinge a crederci ancora?

Sì, assolutamente. Credo fermamente che abbiamo competenze e aziende capaci, unite a una base normativa solida. San Marino Innovation è uno degli strumenti più potenti per fare politica industriale in chiave moderna. Ora è solo questione di credere davvero in questo potenziale e metterlo in condizione di operare, valorizzando al contempo le competenze di tutti quei professionisti che sono pronti a dimostrare che San Marino può essere un produttore credibile di tecnologia.

Enrico Lazzari