San Marino. IVG: ci sono i presupposti per una legge di portata storica … di Alberto Forcellini

Era cominciata con il muro contro muro. Non avrebbe potuto essere diversamente, quantunque le forze politiche si siano confrontate anche piuttosto approfonditamente prima di vedersi ufficialmente in commissione consiliare.

È sempre così: alla vigilia sembra di trovare la quadra, poi quando si scende nell’arena politica istituzionale, si ricomincia tutto da capo, secondo schemi a cui nessuno rinuncia.

Ma dall’articolo 3 in poi, cambia il clima. Le forze politiche trovano il modo, il tempo e le ragioni per condividere gli emendamenti e approvarli all’unanimità. È una condizione politica di portata storica.

Alcuni dettagli del testo di legge che arriverà all’approvazione definitiva consiliare, non più modificabili, sono veramente importanti.

Ne citiamo solo alcuni tra cui la possibilità di accesso all’IVG sia presso il sistema sanitario sammarinese, sia all’esterno. In questa maniera, se l’ospedale non può garantire la presenza di non obiettori, l’IVG potrà essere praticata anche in una struttura italiana convenzionata.

Il consultorio non vedrà al suo interno gli obiettori di coscienza ma solo le varie tipologie di professionisti che dovranno aiutare e sostenere la donna nella sua libera scelta. La pillola del giorno dopo, che non dovrà mai essere considerata come un contraccettivo, sarà distribuita gratuitamente; le minorenni potranno accedervi anche senza ricetta. In ogni caso, siccome la prevenzione è fondamentale, dovrebbe diminuire anche il prezzo dei contraccettivi.

Viene introdotto il reato penale di violenza ostetrica. Un esempio molto banale: mettiamo il caso di un ginecologo /a che cominci a chiedere tutta una serie di esami lunghi e complessi, che fanno slittare il termine delle 12 settimane per l’eventuale accesso all’IVG. È una palese forzatura rispetto alle intenzioni della donna. Ma i casi possono essere anche più complessi.

In ogni caso, l’eventuale richiesta di esami non può superare i 10 /12 giorni perché la donna sia garantita anche da questo punto di vista.

L’IVG potrà essere praticata dopo la 12esima settimana nel caso di stupro o incesto. Si tratta di eventualità non così rare come si potrebbe erroneamente pensare e spesso a carico di giovani o giovanissime donne per lo più collocate all’interno di relazioni familiari intricate e dolorose, nonché situazioni psicologiche molto fragili. Questa è una forma di tutela in più. La legge tratta anche il problema delle malattie ginecologiche invalidanti, sempre per dare aiuto alla donna.

In sostanza, la commissione IV ha lavorato davvero con impegno per trovare la sintesi tra i tanti emendamenti e arrivare ad un testo chiaro, non interpretabile a piacimento, che lascia alla donna la libertà di scelta nel contesto di un ambiente competente, medicalizzato e tutelante.

Il dato politico (straordinario, se vogliamo) è che questo risultato è stato raggiunto all’unanimità, mai ipotizzabile nella prima fase dei lavori, viste le barricate costruite sui due articoli iniziali, che comunque dovranno essere ridiscussi in Consiglio.

Ci si potrebbe chiedere come mai il risultato finale, che ha visto 10 sì, 2 contrari, 3 astenuti e 2 non votanti, non rispecchi questo clima costruttivo, bensì le posizioni diversificate che hanno sempre contraddistinto l’IVG. La risposta potrebbe stare nel fatto che alcune forze politiche, dichiaratamente contrarie, abbiano voluto dare comunque il loro apporto al testo di legge, ma anche tranquillizzare quella minima parte di elettorato che aveva votato contro al referendum.

In questo senso va anche il fatto che non si sia trovato un relatore unico per il testo emendato da portare in Consiglio: ciascuna delle due parti verrà dunque rappresentata. Ma ormai il più è fatto, pur nella consapevolezza che le battaglie per i diritti civili non finiscono mai e che rimane sempre qualcosa che bisogna conquistare. A cominciare dai primi due articoli di questa legge.

a/f