San Marino: la Giustizia (con la G maiuscola) cerca di ristabilire la propria reputazione … di un lettore

Ancora una volta, purtroppo, a San Marino si accende un faro su qualcuno che, per proprio ruolo, dovrebbe amministrare la Giustizia con la massima serietà, trasparenza, obiettività. 

Di amministrazione della Giustizia se ne è  parlato troppo negli ultimi tempi, caratterizzati anche dal dibattito in Consiglio Grande e Generale, e vorremmo non parlarne. Ma non è possibile tacere. 

Non è possibile tacere perché ci troviamo di fronte a persone (purtroppo sempre le stesse) che delegittimano la credibilità della Amministrazione della Giustizia, facendo del ruolo loro assegnato, distorcendolo, un piedistallo da cui gestire a proprio uso e consumo l’immenso potere  che il ruolo stesso loro conferisce. E parliamo di un potere che ha nelle proprie corde la possibilità di rovinare la vita di persone, come anche l’esistenza di imprese.

Davanti a questi fatti incresciosi occorre riflettere e fare tutti un passo indietro: dalla politica alle associazioni professionali; dai media  ai gruppi di opinione che vivono i social. Basta urlare… Basta!

Dobbiamo tutti di essere – doverosamente – attenti osservatori, ma asteniamoci da prendere posizione a favore o contro chiunque. I fatti che emergono dalle pagine scritte dai Commissari della Legge Beccari e Santoni sono molto più gravi di quanto sia possibile pensare. Nessuno, tranne l’Autorità Giudiziaria, deve ora trattarne. Non si tratta di attaccare o difendere questo o quel magistrato. Tutti noi liberi cittadini dobbiamo essere consapevoli che, con persone che come in questo caso amministrano infedelmente la Giustizia secondo il proprio interesse o il proprio umore, potremmo essere colpiti violentemente da provvedimenti che rovinerebbero la vita a chiunque. 

Però la Magistratura, come nel presente caso, dimostra di avere gli anticorpi necessari per proteggersi e per proteggere tutti noi. E’ una Magistratura che ha vissuto un periodo difficile, caratterizzato da una ribalta mediatica alla quale, per ruolo, dovrebbe invece sfuggirle. Se ne è parlato e se ne parla troppo, ma una scintilla di orgoglio professionale e reputazionale, accesa grazie alla nomina del nuovo Magistrato Dirigente, ha innescato un moto di coscienza da parte di tutti, sia all’interno che all’esterno del Tribunale.

Dobbiamo solo sperare che l’emersione di questi comportamenti arbitrari nell’amministrare la Giustizia favorisca un rinnovamento di cui tutti sentiamo la necessità. Non dobbiamo prendere cattivo esempio dalla nostra vicina Italia, dove la Giustizia ha rappresentato per molti anni una clava con cui gestire la propria  superiorità, politica ed economica. Siamo in più che fiduciosa attesa degli sviluppi legati ai fatti emersi in Commissione di Inchiesta per Banca CIS e, ora, anche degli sviluppi di questa gravissima ulteriore vicenda legata ai due rinvii a giudizio di magistrati. 

Col senno di poi, siccome ne abbiamo trattato diffusamente, meriterebbe un approfondimento la decisione assunta dal Giudice Bin, anche se inappellabile: tutti i livelli della Magistratura dovrebbero contribuire al rinnovamento, a quel riappropriarsi di autorevolezza e fiducia da parte di tutti i cittadini. E la sentenza del Giudice Bin ci ha lasciato molte perplessità.

Alle persone che svolgono diligentemente la propria attività inquirente e giudicante, auguriamo buon lavoro, ricordando loro che ogni decisione  deve essere assunta secondo  criteri di oggettività e competenza; criteri che non devono essere mai secondi ad altri e non devono mai piegarsi ad altri fini. 

Crediamoci tutti.

UN LETTORE